Gli Stati hanno respinto l’iniziativa che ne chiedeva l’abolizione – Insegnamento ritenuto indispensabile per proteggere i minori contro gli abusi
BERNA – È bastata poco più di mezz’ora oggi al Consiglio degli Stati per respingere (37 voti a 1) l’iniziativa popolare “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare”. Per il plenum, questo tipo di insegnamento è indispensabile per proteggere i minori contro gli abusi, le malattie trasmissibili e le gravidanze indesiderate.
I “senatori” hanno seguito le raccomandazioni della commissione preparatoria che aveva bocciato questa modifica costituzionale per 11 voti e un’astensione. Il Consiglio nazionale aveva già raccomandato la bocciatura di questo testo per 134 voti a 36 durante la sessione primaverile delle Camere federali. Il dossier è pronto per le votazioni finali
L’iniziativa vuole abolire l’educazione sessuale per i bambini di età inferiore ai 9 anni. Stando al comitato promotore – di cui fanno parte anche la consigliera nazionale Roberta Pantani (TI/Lega) e il banchiere privato ticinese Michele Moor (ex candidato PPD al Consiglio nazionale nel 2007 ed ex presidente dell’UDC di Lugano) – la scuola materna dovrebbe fornire al massimo un corso destinato alla prevenzione degli abusi mentre l’educazione sessuale dev’essere di competenza esclusiva dei genitori.
A partire dai 9 anni possono invece essere impartite lezioni facoltative di educazione sessuale. Corsi obbligatori sulla sessualità dovrebbero essere invece riservati soltanto a ragazzi di 12 anni e più nell’ambito delle lezioni di biologia, destinate alla “trasmissione di conoscenze sulla riproduzione e lo sviluppo umani”.
Per la maggioranza dei “senatori”, sostenuti dal consigliere federale Johann Schneider-Ammann, l’iniziativa rappresenta un’ingerenza nelle competenze dei cantoni in materia educativa e va contro il loro obbligo costituzionale di provvedere al benessere e all’integrità dei fanciulli.
Diversi oratori hanno messo in rilievo i benefici di queste lezioni che mettono in guardia dalle malattie trasmissibili e dalle gravidanze indesiderate. Se la Svizzera può vantare un basso tasso di gravidanze non volute ciò è da attribuire ai benefici delle informazioni trasmesse a scuola, hanno sostenuto diversi “senatori”.
Per Liliane Maury-Pasquier (PS/GE), è illusorio pensare che tutti i genitori siano competenti in materia di educazione sessuale. Questo tipo di insegnamento, impartito con metodi che rispettano l’età degli allievi, vuole aprire gli occhi dei bambini sulle malattie sessuali, le gravidanze indesiderate e gli abusi, molti dei quali avvengono proprio nella cerchia famigliare. “Non facciamo dei bambini degli struzzi”, ha esortato la consigliera agli Stati ginevrina.
Per la liberale-radicale argoviese Christiane Egerszegi-Obrist, l’iniziativa rappresenta un salto all’indietro di un secolo, quando parlare di sesso era tabù. Oggi, tuttavia, i tempi sono cambiati: immagini a forte connotazione sessuale, o pornografica, sono disponibili dappertutto. “Per questo la scuola, assieme ai genitori, ha il compito di mettere in guardia i bambini, specie da chi tenta di adescarli via Internet”, ha sostenuto la “senatrice” PLR, aggiungendo che sono “ormai superati i tempi del classico uomo cattivo che offre le caramelle”.
Per il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, oltre a misconoscere il buon lavoro di prevenzione operato dall’educazione sessuale a scuola, l’iniziativa viola il principio della pari opportunità: non tutti i fanciulli crescono in un ambiente protetto, ha fatto notare il ministro bernese.
http://www.cdt.ch/svizzera/politica/132002/educazione-sessuale-si-va-avanti.html
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