Dalle pagine del Foglio parte una controffensiva contro il rapporto delle Nazioni Unite che accusa la Santa Sede di violazione dei diritti dell’infanzia.
Cecilia M. Calamani
Sembrava strano il silenzio delle retroguardie cattoliche italiane, quelle costituite dagli intellettuali o sedicenti tali per intenderci, sull’atto di denuncia dell’Onu contro la Santa Sede a proposito dellaviolazione dei diritti dell’infanzia. Sembrava strano che non serrassero le file per un contrattacco. Che per l’appunto è arrivato.
A lanciarlo, senza dover sforzare troppo la fantasia, è il Foglio diretto da Giuliano Ferrara. Un manipolo di firme della cultura italiana chiede a papa Francesco, in una lettera, di aiutarli «a promuovere una controffensiva di preghiera, di azione pastorale, di idee». Perché la Chiesa cattolica non deve «subire il ricatto delle avanguardie fanatizzate del mondo secolare sulla questione dell’infanzia» da parte di «tribune falsamente universaliste e falsamente umanitarie» che «pretendono di smantellare lo spazio pubblico e privato dell’educazione cristiana a colpi di leggi neogiacobine e di pronunciamenti solenni». Neanche a dirlo, queste «tribune» sarebbero costituite da coloro che «fanno un idolo contemporaneo della contraccezione, del rifiuto della maternità e paternità e dell’eugenetica».
Chi ha letto il Rapporto sa quanto sia preciso e minuzioso, cosa denunci e quali azioni chieda alla Santa Sede nell’ambito dei diritti dell’infanzia. A iniziare dalla violazione sessuale, che si è consumata sistematicamente per decenni nel silenzio e nell’omertà, per finire al divieto pastorale di accesso alla contraccezione e all’aborto e alla discriminazione dell’omosessualità. Ora, questi sono fatti, non idee. Richieste di rispetto dei diritti basilari, non «ricatti», come li definiscono i firmatari. Il Vaticano ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo nel 1990 e non l’ha rispettata, come affermano le Nazioni Unite. Avrebbe potuto non firmare – così come non ha mai aderito alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alla analoga Convenzione europea – e si sarebbe risparmiato una legittima operazione di controllo sul suo operato. Stare, o far finta di stare, dalla parte dei paesi civili non è solo un’operazione di facciata, ha un prezzo.
C’è solo da sperare che Bergoglio risponda all’appello di Ferrara e amici per dichiarare ufficialmente da che parte sta. Perché non ci sono molte scelte: o si sta con i diritti o li si negano. Se Città del Vaticano, pur da Stato teocratico, non modifica dottrina e legislazione interna, perde il treno della civiltà. La cultura medioevale che promuove è incompatibile con ogni moderno concetto di diritto, libertà e non discriminazione.
Cecilia M. Calamani
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