“Chi insulta, calpesta, vitupera fino ad annientare la dignità umana a mezzo stampa a titolo diffamatorio è un criminale e per la legge vigente va arrestato. Contrariamente da quanto riportato a titolo cubitale “prete pedofilo”, il sottoscritto sacerdote don Francesco Rutigliano non ha mai ricevuto condanne dal Vaticano per crimini atroci di pedofilia. Nessuna Procura della Repubblica ha mai sentenziato in tal senso sul mio conto. Sono un prete mai scappato ma appartenente, orgogliosamente (tale è dimostrato dal sostentamento clero) alla diocesi di Locri. Attualmente sono fuori diocesi per conto della diocesi, come accade per qualsiasi sacerdote per un percorso di studio motivato da scelte condivise.
Provo ignobile e di squallore inenarrabile l’azione criminogena dell’utilizzo della penna alla stregua di un’arma che spara all’impazzata mortalmente e da carnefice senza scrupoli. È barbaro e vigliacco definire “prete pedofilo” chi certamente tale non è, sia perché nessun bambino della comunità di Bivongi, in cui per lunghi anni ho fatto il parroco, lo abbia mai rilevato in accusa e nella mera ipotesi di ogni sospetto, sia perché nessun tribunale civile ed ecclesiastico ha mai ascritto sentenza per condanna a mio carico il crimine di pedofilia. Chi ha ordito questa trama di carattere certamente mafioso si assumerà le proprie responsabilità perché questi… hanno dei nomi e dei volti certamente ignobili da esibire.
Ma di quella storica vigilia certamente voglio ricordare a memoria l’arrivo del santo padre piuttosto che turbative che per l’occasione hanno umiliato la nostra terra di Calabria proprio in un momento in cui la chiesa calabrese ed il suo popolo tentavano con orgoglio e speranza di alzare la testa anelando a ben altro interesse inconciliabile per evidenza alle attitudini che umiliano e soffocano da sempre la nostra terra di Calabria condannandola all’eterna disperazione di chi ci vive piuttosto di chi ha il sogno di poterla cambiare fino a renderla grande e diversamente vivibile”.
Don Francesco Rutigliano
Reverendo don Rutigliano,
così è se Le pare, pirandellianamente agevolando. Di fatto “Calabria Ora” è in possesso di documenti ufficiali licenziati dal Palazzo del Sant’Uffizio, in data 20 giugno 2011, dai quali si evince chiaramente che Lei venne accusato in data 12 giugno 2009, davanti al Tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede “per abuso di minori avvenuto a danno del signor A. C. nel periodo fra il 2006 e il 2008” e che, a conclusione del processo tenutosi, Lei è stato “dichiarato colpevole del delitto di abuso di minore, con l’aggravante dell’abuso di dignità o ufficio”.
An. Ba.
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