pubblicato: giovedì 23 dicembre 2010 da giovanni molaschi
Di don Pezzini, il sacerdote condannato a 10 anni di carcere dopo aver abusato di un minorenne, continuiamo ad occuparci. Prima di farlo è necessario precisare due concetti che forse sono sfuggiti a chi ha commentato la prima notizia che abbiamo scritto sul sacerdote.
La pedofilia è una malattia non un genere sessuale. Chi soffre di questa patologia non ne parla in pubblico. Davanti agli altri preferisce allinearsi. Don Pezzini, da quando era stato allontanato dalla diocesi di Lodi, come lui stesso racconta qui, aveva preferito frequentare gay e lesbiche. Con loro aveva creato un gruppo di preghiera: il Guado. Qui l’intervista a Gianni Geraci.
La vicenda di don Pezzini, proprio per la sua vicinanza ad un gruppo di preghiera omosessuale, non fa bene all’emancipazione dei gay italiani. Questo dato di fatto non è un motivo valido per far archiviare ai media arcobaleno la storia. Anche di quello che non ci piace abbiamo il dovere morale di scrivere.
Fatte queste doverose premesse, una volta e per tutte, ragioniamo su quanto è successo dopo la condanna a don Pezzini. Il Guado, l’associazione di gay credenti nata con il contributo del sacerdote, ha preso le distanze dalla sentenza di condanna:
“Sarebbe inutile nascondere il nostro sconcerto, anche perché questa sentenza sembra incompatibile con la figura sacerdotale che abbiamo conosciuto noi: quando si occupava del Guado e quando, successivamente, ha aderito all’invito, che gli abbiamo rivolto più di una volta, di venirci a presentare i suoi libri.
Nonostante questo sconcerto vogliamo però sottolineare il debito di riconoscenza che ci lega sempre e comunque a don Domenico, perché le iniziative che ha promosso, le cose che ci ha detto e le cose che ha scritto restano per noi ancora un punto di riferimento importante”.
Queste dichiarazioni non sono piaciute ad Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia:
“Cari amici de Il Guado pur condividendo il vostro sconcerto e comprendendo il fatto che la figura di Don Pezzini è sempre stata importante per la storia dell’intero movimento dei gruppi dei gay credenti, mi impressiona il fatto che in questo vostro scritto non ci sia una parola di solidarietà nei confronti della vittima, ovvero del ragazzo violentato a 13 anni.
Trovo questo atteggiamento gravemente omissivo, e curiosamente tutto teso a difendere e proteggere la figura di don Pezzini amico, senza alcun riguardo per la parte lesa. L’assenza di parole a volte è assai più pesante di scritti roboanti, e il vostro silenzio mi fa riflettere”.
http://www.queerblog.it/post/9861/i-gay-cr…di-un-minorenne
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