Vaticano e Irlanda: vi dice niente?
Le autorità ecclesiastiche sapevano che Tony Walsh era un prete pedofilo, ma ci misero 16 anni per allontanarlo
17 dicembre 2010
Quando in Vaticano si scoprì che Tony Walsh era un prete pedofilo, le autorità ecclesiastiche chiesero al prelato di ritirarsi per almeno dieci anni in un monastero, ma non fecero altro per denunciare il caso o espellere Walsh dalla comunità Cattolica. Le rivelazioni sull’ennesimo caso di pedofilia nella Chiesa in Irlanda sono contenute nel diciannovesimo capitolo del Murphy Report, il rapporto che venne preparato nel novembre del 2009 dalla Commissione d’inchiesta che si occupò dello scandalo dei preti pedofili nel paese.
Il capitolo in questione non era ancora stato resto noto perché lo scorso anno Walsh era sotto processo. Il 6 dicembre scorso, Tony Walsh è stato condannato a sedici anni di carcere per aver abusato sessualmente di tre minorenni tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
I membri della Commissione che hanno scritto il rapporto criticano le autorità ecclesiastiche e quelle irlandesi per come fu gestito il caso Walsh. Stando alla ricostruzione contenuta nel capitolo, dopo aver constatato che nel corso di 15 anni il prete aveva abusato sessualmente di alcuni minorenni, le massime cariche della Chiesa in Irlanda decisero di spostare il prete in un monastero per evitare possibili nuovi scandali. Preti, canonici, monsignori, vescovi e l’arcivescovo di Dublino erano a conoscenza del problema, spiega la BBC.
Il tentato stupro di un ragazzino nella toilette di un pub a Dublino nel maggio del 1994 portò infine al suo allontanamento. Walsh cerò di assalire l’adolescente dopo che aveva assistito al funerale di suo nonno, mentre le autorità ecclesiastiche a Roma discutevano su come dovesse essere affrontato il problema. Le indagini sulla sua condotta iniziarono nei primi anni Novanta, ma stando al rapporto Walsh si oppose a tutti i gradi del processo messo in piedi dalla Chiesa.
Il processo canonico per scomunicare Walsh e spretarlo iniziò nel gennaio del 1992, a quasi un anno di distanza dal momento in cui le autorità ecclesiastiche decisero di procedere contro il prete. La richiesta di ridurre Walsh allo stato laicale fu inviata a Roma nel 1993, ma il prelato fece appello e il Vaticano decise di accogliere le sue promesse. Per ottenere la sua estromissione ci vollero alcune lettere inviate dall’arcivescovo di Dublino direttamente al Papa.
Walsh fu ridotto allo stato laicale nel 1996 a sedici anni di distanza dalle prime proteste per alcuni casi sospetti di pedofilia. Ottenne una liquidazione pari a diecimila euro, ma continuò a presentarsi in giro come prete.
Stando alle cifre del rapporto, almeno quaranta persone lamentarono di esser state vittime di abusi sessuali da parte di Walsh. L’arcivescovo di Dublino dal 1972 al 1984, Dermot Ryan, non avrebbe condotto le dovute indagini e gli accertamenti necessari né su Walsh né su altri preti accusati di pedofilia. Nel rapporto si parla anche di condotta «inaccettabile» da parte di due ufficiali di polizia, che nel 1990 e nel 1992 avrebbero ricevuto alcune segnalazioni senza avviare nessuna indagine.
http://www.ilpost.it/2010/12/17/pedofilia-irlanda-tony-walsh-vaticano/