Benedetto XVI nell’isola mediterranea dal 17 al 18 aprile
apr 8, 2010
Roma, 8 apr. (Apcom) – Mea culpa dei vescovi cattolici di malta per i casi di pedofilia nella Chiesa prima del prossimo viaggio del Papa nell’isola mediterranea (17-18 aprile).
“Mentre esprimiamo solidarietà alle vittime, sentiamo il bisogno di pentirci dei peccati di coloro che hanno commesso gli abusi. Patiamo l’umiliazione nel sapere che questi sono stati perpetrati da coloro che, in nome della Chiesa, avevano il compito di educare e proteggere i giovani. E’ un momento di umiliazione per tutta la Chiesa”, si legge in un messaggio “di pentimento e di dolore” che l’arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona e il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech, hanno diffuso oggi nell’isola. I due presuli facendo propria la lettera del Papa ai cattolici di Irlanda esprimono a nome di tutta la Chiesa maltese “dolore e pentimento verso le vittime di abusi, verso i cristiani che sono stati scioccati e verso tutta la società maltese” ma al tempo stesso ricordano che la Chiesa di Malta è stata “una delle prime ad adottare azioni concrete” per fronteggiare gli abusi.
“Nel 1999 – si legge nella lettera diffusa in Italia dal ‘Sir’, servizio informazione religiosa della Cei – fu istituito un comitato, noto come Response Team, sotto la presidenza di un giudice in pensione, per investigare le accuse di abusi sessuali su minori come anche su adulti, ad opera di membri del clero, religiosi ed operatori pastorali. Per condurre indagini su questi casi in modo più veloce possibile – ricordano i vescovi – fu creato un altro comitato pochi mesi dopo”. Oggi alla luce della lettera del Papa, “la Chiesa maltese continua ad intensificare il suo impegno contro gli abusi e chiede a tutti i cristiani di cooperare con le autorità competenti, incluse quelle civili. Ribadiamo quanto affermato nel 1999: i cristiani sono obbligati a cooperare con la Chiesa piuttosto che nascondere i fatti o restare in silenzio, affinché questa ferita possa essere guarita una volta per tutte”.
“Nonostante la vicenda sia una fonte di umiliazione per la Chiesa, essa deve continuare nella missione affidatale da Dio in favore dell’umanità. Abbracciamo – concludono mons. Cremona e mons. Grech – questo momento di umiliazione e di sofferenza come un invito ad unire la missione della Chiesa alle nostre capacità umane sapendo che queste sono dipendenti dal potere dello Spirito Santo”.
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