<p style="text-align: justify;">TERAMO.Mentre don Bruno Tancredi, 53 anni, il sacerdote giuliese arrestato dai carabinieri con l'accusa di atti sessuali su minori, attende in una cella d'isolamento del carcere di Castrogno che il Gip torni ad interrogarlo (la prima volta il religioso ha avuto un crollo emotivo e non ce l'ha fatta a rispondere), ma anche che i suoi legali chiedano per lui la detenzione domiciliare, la curia di Teramo tace.</p> <p style="text-align: justify;">Il vescovo Vincenzo D'Addario preferisce non commentare un episodio che, comunque vada a finire la vicenda giudiziaria, è un duro colpo per la sua diocesi.</p> <p style="text-align: justify;">Se don Tancredi non verrà scagionato dalle gravissime accuse che gli sono contestate, la Chiesa cattolica prenderà certamente provvedimenti nei suoi confronti. Il sacerdote rischia una sospensione "a divinis" (che può essere revocata) o la riduzione allo stato laicale (che è invece irrevocabile). La seconda soluzione è quella scelta da papa Giovanni Paolo II per i preti che, negli Stati Uniti, si sono macchiati di atti di pedofilia. C'è anche la possibilità che il sacerdote sotto accusa rimetta spontaneamente il suo mandato pastorale nelle mani del vescovo. Così fece ad esempio, nel 1987, don Angelo Lavalle, parroco di Fano Adriano, arrestato per una vicenda analoga. Lavalle venne poi condannato a due anni di reclusione. (d.v.)</p> http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2003/07/28/CM1CZ_CM103.html