Si è aperto davanti al Tribunale di Enna il processo che vede imputati il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, e il suo vicario giudiziale, don Vincenzo Murgano, parroco della Chiesa Madre di Enna. Entrambi sono accusati di falsa testimonianza nel procedimento penale che ha portato alla condanna dell’ex sacerdote Giuseppe Rugolo per violenza sessuale su minorenne.
Durante l’udienza, il nuovo difensore di Gisana, l’avvocato Pierfrancesco Bruno del foro di Roma, ha presentato istanza per accedere al rito abbreviato, che consente uno sconto di pena in caso di condanna. I legali di Murgano hanno annunciato che depositeranno analoga richiesta nella prossima udienza, fissata per il 19 novembre.
Gli avvocati degli imputati hanno inoltre chiesto di inserire tra le parti offese il Ministero della Giustizia, sostenendo che l’unico soggetto leso sia lo Stato. «Antonio Messina non è persona offesa», ha dichiarato Bruno, riferendosi all’archeologo che ha denunciato i due prelati. Il giudice Marco Strano si è riservato di decidere sulle richieste di costituzione di parte civile, tra cui quella dello stesso Messina.
L’antefatto: il caso Rugolo e le accuse di insabbiamento
Il processo di oggi nasce come sviluppo del caso che ha coinvolto Giuseppe Rugolo, ex sacerdote della diocesi di Piazza Armerina, condannato in secondo grado a tre anni di reclusione per violenza sessuale su minorenne. La vicenda ha scosso profondamente la comunità ecclesiastica e civile ennese, portando alla riduzione allo stato laicale del sacerdote.
Secondo l’accusa, durante il procedimento contro Rugolo, il vescovo Gisana e il vicario Murgano avrebbero reso dichiarazioni false o reticenti, ostacolando l’accertamento della verità. Le loro testimonianze sarebbero state finalizzate a proteggere Rugolo o a minimizzare la gravità delle accuse. A far emergere queste presunte omissioni è stata la denuncia di Antonio Messina, che ha segnalato incongruenze e silenzi da parte dei vertici ecclesiastici.
Il caso Rugolo ha aperto un dibattito più ampio sul ruolo della Chiesa nella gestione delle denunce di abusi e sulla necessità di maggiore trasparenza. Il processo a Gisana e Murgano rappresenta un momento cruciale per verificare se, oltre ai crimini del singolo sacerdote, vi siano state responsabilità istituzionali nel tentativo di insabbiamento.
Verso il prossimo capitolo giudiziario
La prossima udienza, prevista per il 19 novembre, potrebbe definire il percorso processuale dei due imputati, con l’eventuale ammissione al rito abbreviato e la decisione sulle parti civili. Intanto, la diocesi di Piazza Armerina resta sotto i riflettori, in attesa che la giustizia chiarisca se le accuse di falsa testimonianza siano fondate o meno.
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