Quando la Corte d’ap pello della Città del Vaticano ha emesso, il 23 gennaio scorso, la sentenza per le scandalose vicende del Preseminario San Pio X, per un attimo si è riaperta una faglia dolorosa. Ma come accade spesso, quando viene messa in discussione un’istituzione globale come la Chiesa, si è subito richiusa.
E la storia dimenticata, insabbiata, nascosta, dei “chierichetti del Papa” che vivevano in palazzo San Carlo, accanto alle residenze di Benedetto XVI e di Francesco. Dietro quelle mura si sono consumati episodi torbidi di sesso, denunciati con coraggio da due ragazzi. Uno era la vittima, oggi trentenne, l’altro il testimone oculare.
Per anni le loro parole sono rimaste inascoltate dalle gerarchie, non solo nell’istituto che accoglieva i “ministranti” della Basilica di San Pietro, ma anche nella catena di comando che portava alla Segreteria di Stato. Almeno sette cardinali e tre vescovi ne erano al corrente, informati da lettere puntuali e non anonime. Mai una colpa conclamata è arrivata così vicina alla Cattedra di San Pietro, anche se in tempi ormai lontani (dal 2008 al 2012), materializzandosi in rapporti sessuali consumati, insistiti, pretesi, in una struttura educativa che avrebbe dovuto vigilare e proteggere i piccoli allievi. “Dài, che poi ti faccio servire la messa con il Papa…”, così sussurrava il più grande a un dodicenne, infilandosi di notte nel suo letto, mentre la vittima restava “ferma come un albero”, incapace di reagire.
Adesso i giudici hanno accertato che un colpevole c’è stato, ma solo per corruzione di minore, infliggendo 2 anni e 6 mesi a Gabriele Martinelli, da tempo sacerdote a Como. Già in primo grado, il 6 ottobre 2021, il Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone aveva ritenuto esiste re il reato, ma senza l’aggravante dell’abuso di autorità che era stato prescritto. “Sentenza storica, finalmente c’è stata giustizia”, ha commentato Laura Sgrò, avvocato di parte civile.
Eppure la condanna rischia di dissolversi con il ricorso in Cassazione, co sì come è evaporata l’accusa più grave di violenza sessuale continuata, consumata nelle camerate del Preseminario, oggi fatto trasferire per decisione di papa Francesco. L’assoluzione con il dubbio di Martinelli e la prescrizione del favoreggiamento contestato al rettore don Enrico Radice, per non aver da to credito alle confidenze della vittima, hanno consegnato una verità incompiuta, ridotta a una fornicazione tra adolescenti. Una giusti zia senza condanna. Chi ha denunciato gli abusi diceva il vero, chi li negava ha mentito.
Per questo uno scandalo ancora più grande degli a busi fisici e morali si è abbattuto sul Vaticano. Il libro Vizio Capitale, edito da PaperFirst, oggi in uscita nelle librerie, lo ha ricostruito in un arco di 15 anni, con decine di testimonianze, sulla base di documenti inediti, scoprendo persino qualche svarione processuale. E l’attivismo di sacerdoti, monsignori e vescovi, che hanno operato per cancellare, offusca re, far dimenticare. E un mondo animato da porpore e vesti talari che hanno sentito i lamenti, ma non se ne sono curate, certe che a vincere sarebbero stati l’omertà e il silenzio.
Cos’è la piccola storia dei piccoli “chierichetti del Papa” di fronte all’eternità e alla grandezza della Chiesa, con gli angeli, i troni e le dominazioni che fanno cerchio alla luce di Dio? La corruzione non è solo nelle voglie della carne, ma anche nella difesa di un’istituzione che si reputa intangibile. E accaduto quando la vitti ma trovò per la prima volta il coraggio di chiedere aiuto al rettore, nel 2009, ma non venne ascoltata, o quando il vescovo di Como, Diego Coletti, chiuse in fretta nel 2013 un’indagine canonica compiacente, costruita dagli accusati e benedetta da cardinali con il no me famoso.
Alla fine fu costretto a rivolgersi, nel 2018, al promotore di giustizia. Vizio Capitale è an I che un viaggio che spa zia nell’indagine della magistratura italiana (ferma dopo sette anni all’udienza preliminare), con una richiesta- non accolta – di arresto del sacerdote. Ma è soprattutto una discesa agli inferi, nella penombra di sacrestie odorose d’incenso e in stanze curiali, con sacerdoti e vescovi preoccupati più di salvare se stessi e l’apparenza che dare ascolto a un dramma simile a tanti altri che stanno attraversando la vita della Chiesa, dagli Stati Uniti alla Francia, dall’Australia alla Germania, all’Irlanda.
Quando papa Francesco è stato informato, “si è messo le mani nei capelli”, come rivela un’intercettazione telefonica. Poi ha reagito rendendo possi bile con un atto di proprio pugno un processo penale altri menti impossibile. E grazie an che a quella decisione che oggi si può raccontare la verità imbarazzante di un potere subdolo e di un’innocenza tradita.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/02/06/vizio-capitale-i-chierichetti-del-papa-15-anni-di-abusi-e-silenzi/7434697/
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