Gli atti sessuali ci furono. Ma per il collegio dei giudici Patrizia Ingrascì, Laura Garufi e Francesca Mazza, padre Antonio Zanotti non esercitò alcun abuso nei confronti del ragazzo, ospite della sua comunità di Antegnate, che lo denunciò nell’estate 2018. Il frate cappuccino, 77 anni, mercoledì 21 maggio 2025 è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato» dall’accusa di violenza sessuale e da quella di maltrattamenti ritenuti inesistenti. Non era in aula, così come il giovane, parte civile in un processo che ha sempre disertato. Il suo avvocato Francesca Longhi, nel chiedere 300 mila euro di risarcimento, ha spiegato che ora vive a Rogoredo, tra le principali piazze di spaccio milanesi, a conferma della deriva imboccata, incontrovertibile. Un aspetto toccato sia dalla pm Maria Esposito sia dall’avvocato Romana Giobbi, per la difesa, con visioni opposte.
Secondo Esposito, padre Zanotti avrebbe meritato 6 anni di carcere senza sconti, considerato che, presentandosi come religioso caritatevole, approfittò «smaccatamente» di un ventenne fragile, senza famiglia e senza casa, tossicodipendente e alcolizzato, bisognoso sia dal punto di vista materiale sia da quello emotivo. La sua è una versione «risibile, illogica e inverosimile», resa durante «un esame surreale» e finalizzato solo a screditare la persona offesa. La pm ha anche chiesto la trasmissione degli atti in procura, per falsa testimonianza, della deposizione di Anna Maria Preceruti, l’ex braccio destro di padre Zanotti, che con lui finì per un periodo ai domiciliari, nel 2020, per la truffa sui rimborsi legata alla gestione dei migranti (patteggiarono entrambi).
L’avvocato Giobbi ribalta la prospettiva e, nel chiedere l’assoluzione piena del frate, parla di «un ingiusto processo a chi ha dedicato la propria vita agli altri» e di «un’indagine che gridava archiviazione fin dall’inizio». Dal suo punto di vista, è Zanotti la vittima, costretta a vivere nella paura di quel ragazzo dalla personalità «ribelle, prepotente e aggressiva». Un ragazzo «ossessionato» dal religioso e dal sesso. E allora anche i video che filmano gli atti sessuali, sulla carta una prova a favore dell’accusa, prendono tutt’altra tinta. L’avvocato evidenzia come mostrino «due toccamenti avvenuti in maniera repentina» e un altro «strusciamento» quando il frate accettò di procurare del Viagra al giovane. È quest’ultimo ad assumere «una posizione dominante e a dirigere “le operazioni” — nota il legale —. Non urla, non si ribella, non scappa, mentre Zanotti appare timido e intimorito». Nei suoi gesti non c’è «la minima libido». In attesa delle motivazioni (90 giorni), per Giobbi «giustizia è fatta».
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