Non sappiamo chi sarà il nuovo Papa ma sappiamo bene cosa dovrà affrontare, almeno in materia di abusi sessuali.
L’EREDITA’ che Bergoglio ha lasciato è notevole sia in positivo sia in negativo e soprattutto in questi giorni si parla molto di quanto ha fatto, di quanto non ha fatto tra soddisfatti e scontenti.
Bergoglio è stato un Papa da subito piaciuto alla gente e ai media che lo hanno sovraesposto, ma soprattutto quelli che apparentemente “per amore” lo hanno esaltato, sono quelli che in realtà lo hanno danneggiato maggiormente.
Ad ogni appello molti hanno dato ad intendere la rivoluzione positiva delle sue parole, delle sue riforme, ma quasi tutti hanno dimenticato di dirne i limiti che non sarebbe stata cosa negativa o denigrante anzi, ne avrebbero solo che rafforzato nel limite gli intenti.
Vi hanno fatto credere che per esempio, il Motu proprio fosse qualcosa di risolutivo nella lotta alla pedofilia dimenticando di dire che quel motu proprio era destinato alle gerarchie vaticane.
Vi hanno dato praticamente a bere che le leggi del Papa fossero leggi che hanno effetto in ogni stato del pianeta, peccato che questo sia totalmente falso.
Gli stati hanno ogniuno la propria sovranità e fanno leggi che hanno effetto solo all’interno dello stato stesso. Quelle fatte da Bergoglio o da chi altro hanno effetto solo in Vaticano.
Qui il macroscopico equivoco e le conseguenti aspettative dalle quali poi ne è nata la delusione e la critica.
Detto ciò, in Italia la chiesa e le gerarchie non hanno ascoltato tanto meno applicato quelle leggi mentre altrove si.
Per fare un esempio molto recepibile cito il caso di Piero Brogi, un uomo italiano che è stato abusato in infanzia a Roma da mons. Angelo Pio Loco Boscariol.
Ebbene, l’uomo che da anni abita in Francia è stato l’unico italiano risarcito economicamente dalla chiesa ma non italiana, da quella francese. Il tutto malgrado il suo abusatore fosse deceduto da anni.
Questo fa capire la differenza di come la Conferenza Episcopale francese abbia recepito ed applicato il Motu proprio e come non lo abbia fatto invece la Conferenza episcopale italiana, che di risarcimenti alle vittime e di commissioni d’inchiesta governative, ben si sogna persino di parlare.
Il motivo è semplice, le leggi dello Stato che in Francia hanno condizionato la chiesa a rendere giustizia mentre in Italia lo Stato non ha mai proferito parola, lasciando vuoti legislativi tanto gravi che hanno permesso tutto ciò.
Un argomento che il prossimo pontefice dovrà affrontare, magari rivolgendosi direttamente al Governo italiano chiedendo regole come l’obbligo della denuncia per ogni cittadino, in modo che quei vescovi “furbetti del quartiere” non possano più sfuggire alla denuncia ed insabbiare i casi per poi reintegrare chi recidivo, come nel caso bresciano di don Ciro Panigara.
Speriamo che anche i media questa volta stiano attenti a spiegare limiti e doveri dei due stati.
Diversamente il rischio è quello di lasciare un’altra impropria eredità al prossimo pontefice, tra gioie, dolori e tante altre vittime.
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