Prosegue in aula il processo che vede coinvolto padre Claudio Marino, ex direttore dell’istituto antoniano “Cristo Re” finito ai domiciliari dopo la denuncia di una donna di origini tunisine che lo ha accusato di aver subito violenza sessuale durante l’estate del 2022.
Dopo l’udienza in cui ha testimoniato la persona offesa, difesa dall’avvocato Maria Grazia Corio, davanti al collegio della prima sezione penale, confermando le accuse contro il rogazionista, difeso dagli avvocati Salvatore Silvestro e Delia Urbani, oggi si è riunita nuovamente la corte per ascoltare tre testimoni della difesa.
Si tratta di tre persone vicine a padre Marino per motivi spirituali e di lavoro all’interno dell’istituto, cioè una suora dello “Spirito Santo”, una psicologa del “Cristo Re” e un dipendente che si occupa di smistare e prendere nota su un registro specifico degli ospiti durante l’ingresso, l’uscita e la permanenza in sede. Atteso ma non ancora rintracciato il mediatore culturale che sarebbe stato testimone delle attenzioni del prete nei confronti della donna che ha denunciato.
Durante il dibattimento si è cercato di ricostruire il periodo di permanenza della donna nel 2022, che sarebbe collocabile fra il 18 maggio e il 15 giugno e fra il 17 giugno e il 24 giugno dello stesso anno, secondo quanto raccontato da uno dei testimoni che ha anche indicato su una piantina in quali stanze la donna ha alloggiato. Gli avvocati hanno voluto anche comprendere quali siano stati gli spostamenti di padre Claudio Marino durante la settimana in cui si sarebbe compiuta la violenza sessuale.
Si tratterebbe, infatti, del periodo in cui a Messina si svolgono i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio. Una settimana, questa, che avrebbe comportato la presenza meno assidua del prete all’interno dell’istituto per partecipare alle manifestazioni che si sarebbero svolte anche in quell’estate all’Istituto di via Cesare Battisti.
In aula è stata anche prodotta la documentazione relativa alla collocazione della foresteria per riuscire a collocare con precisione gli spostamenti della presunta vittima. “La tunisina”, come risulta essere stata registrata dalle carte dell’Istituto, “perchè non sapevamo il nome ed era l’unica di quella nazionalità a essere ospitata da noi in quel periodo”, ha detto un teste.
Ma è stata anche analizzata la possibilità che la donna, urlando durante le violenze, possa essere stata sentita da qualcuno alla luce della vicinanza degli alloggi con gli uffici della direzione. I corridoi in cui erano collocati gli alloggi nel 2022, infatti, sarebbero stati semore molto affollati, hanno ricostruito i testimoni. E ci sarebbe stato anche un impianto di videosorveglianza i cui filmati, però, sarebbero andati perduti perché il sistema entro pochi giorni sovrascrive i files registrati.
Rigettata dalla corte la richiesta di mettere in gioco un perito traduttore da parte della difesa che potesse nuovamente analizzare la deposizione della donna che, secondo gli avvocati, sarebbero incomplete ma che sono state già analizzate dai periti della procura.
L’udienza è stata aggiornata al 14 maggio alle 13.30 in aula C per ascoltare altri testimoni. Successivamente ancora, invece, si procederà con l’ascolto dell’indagato.
https://www.messinatoday.it/cronaca/violenza-prete-cristo-re-testimonianze-difesa.htm
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.