Preti accusati di abusi sessuali, bambini “venduti” e vertici della Chiesa conniventi o comunque silenti. Il vaso di Pandora che attende Papa Francesco per il suo viaggio in Belgio e Lussemburgo non è una novità del suo pontificato. Ha dovuto affrontare casi analoghi in Spagna, Francia, Irlanda e Canada, ma il Paese che ospita gran parte delle istituzioni europee sembra intenzionato a guarire a modo suo dalle malattie del cattolicesimo.
Bergoglio proverà a riunire un gregge ormai disperso, che si è allontanato sempre più dal Vaticano, nonostante continui ad avvertire il bisogno di un pastore. Lo dimostrano le innumerevoli chiese protestanti ed evangeliche che proliferano nei quartieri, in particolare quelli con forti componenti migranti, ma soprattutto la piccola chiesa Don Bosco, rimasta cattolica ma che ha preso una strada tutta sua. A causa di un approccio “progressista” è stata ripudiata dal Vaticano, ma i fedeli non cessano di frequentarla.
Gli abusi sessuali del clero belga
Lo scandalo del vescovo di Bruges
Quelli che sembravano casi episodici e isolati si sono rivelati l’humus di un vasto terreno di pedocriminalità in veste talare. Aggravante: la reazione morbida, talvolta inesistente, dei vertici ecclesiali. Come il caso del vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe che nel 2010 ammise di aver abusato sessualmente del nipote, minimizzando l’accaduto. “Non ho affatto l’impressione di essere un pedofilo”, aveva dichiarato alla tv belga. “Era un po’ una ‘relazione’. Non avevo l’impressione che mio cugino fosse contrario, anzi”, disse durante un’intervista che fece scandalo. All’epoca il Vaticano non gli impose alcuna punizione degna di nota e solo 14 anni dopo, all’inizio di quest’anno, Papa Francesco lo ha ridotto allo stato laico. Una mossa in extremis che i belgi vedono come un tentativo di respingere le critiche prima della sua visita.
Il sacerdote ribelle Rik Deville
La lunga sequenza di scandali e insabbiamenti ha indebolito l’influenza del Vaticano a Bruxelles e dintorni. Il calo è quello che tipico che si riscontra in altre parti dell’Occidente. Come registrato dall’Università di Lovanio, quasi il 65% della popolazione belga si dichiara cristiana, col 58% che si identifica come cattolica. È proprio da questo mondo che arrivano le critiche più aspre nei confronti del Vaticano. Come quelle mosse dal sacerdote in pensione Rik Devillé, che per anni ha guidato la chiesa Don Bosco di Buizingen ad Halle, una cittadina nel Barabante Fiammingo a mezz’ora circa da Bruxelles.
Già nel 1992 questo prete sui generis aveva condannato la Chiesa cattolica nel libro “L’ultima dittatura”, per poi scrivere di recente Corridoi bui (dal fiammingo Donkere gangen), in cui ha raccolto le testimonianze di stupri, umiliazioni, abusi da parte di preti e monache nei monasteri. Nel 2009 Devillé aveva preso le redini della Don Bosco, plasmandola in una maniera sempre più distante dai canoni del cattolicesimo come lo conosciamo oggi.
Don Bosco: la “parrocchia senza Papa”
Come raccontato dal giornale fiammingo De Morgen, in questa piccola chiesa prevale un approccio comunitario, con coppie che sposano altre coppie e donne che possono celebrare alcuni sacramenti. La virata “progressista” è stata tale, che da marzo di quest’anno il Vicariato del Brabante Fiammingo e di Mechelen ha deciso che la Don Bosco non potrà continuare ad essere parrocchia. Le viene riconosciuto il ruolo di “comunità religiosa indipendente”, ma non di essere parte di una diocesi. Eppure il suo successo non si interrompe e la domenica durante le celebrazioni i posti vuoti si contano sulle dita di una mano.
Devillé, che ha promosso l’idea di una “parrocchia senza Papa”, all’inizio degli anni duemila aveva raccolto 84 fascicoli di abusi. Adesso risultano circa 1.950 bambini “che hanno subito abusi in questo piccolo granello di terra”, ha dichiarato al giornale The Independent. “All’inizio, sono andato dal cardinale”, ha detto Devillé. “Non è successo niente. Non sapeva niente. Non poteva fare niente. Oppure ha scritto: ‘Ho pregato per te'”, ha affermato indignato il sacerdote in pensione.
L’incontro del Papa con le vittime di abusi sessuali in Belgio
La “fuga” della Don Bosco dall’alveo del Vaticano fa temere altre diserzioni. Soprattutto dopo il la serie televisiva Godvergeten (Il dio dimenticato), tratta dai racconti contenuti nel libro Corridioi Bui, che ha riaperto le ferite degli scandali sessuali commessi dai sacerdoti, ma soprattutto l’omertà del mondo cattolico rispetto a questi gravi reati. Per frenare un’emorragia ulteriore di fedeli, la Conferenza episcopale belga ha organizzato per Bergoglio un incontro privato, definito “discreto”, con 15 vittime di violenze sessuali, di cui non sono noti né il luogo né la data. “In passato c’è stata una cultura del segreto e del silenzio all’interno della Chiesa, che ha reso ognuna di queste tragedie ancora più difficile da sopportare”, ha dichiarato il vescovo Luc Terlinden, che vede nell’incontro col Papa “un importante passo simbolico”.
I bambini “venduti” dalla Chiesa cattolica
Le vittime belghe però non sembrano volersi accontentare di una pacca sulla spalla e di un rosario. In una lettera aperta, pubblicata il 5 settembre dal quotidiano Le Soir, alcune di loro hanno chiesto a Bergoglio di esprimersi con forza su questo tema durante la sua visita. Altro tema caldo su cui potrebbe esprimersi l’argentino è quello delle “adozioni forzate”. Secondo il quotidiano fiammingo Hln tra il 1945 e gli anni ’80 in Belgio circa 30mila bambini sono stati sottratti alle madri con la complicità delle suore. In base alle accuse la Chiesa li avrebbe venduti alle famiglie adottive. Lo scorso anno è stata promessa un’inchiesta specifica da parte della Conferenza episcopale, ma il sacerdote ribelle Devillé è pessimista e ritiene che dopo la visita del papa, questi fascicoli verranno rapidamente richiusi. A quel punto il gregge saprà con certezza di non poter contare sul pastore argentino.
https://europa.today.it/attualita/pedofilia-papa-visita-belgio.html
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