Molte vittime della pedofilia a Timor Est, prossima tappa del viaggio in Asia e Oceania del Papa, si aspettano che Francesco possa fare chiarezza su due vicende sconvolgenti e sulle quali la Chiesa ha fatto scendere una imbarazzante coltre di silenzio. In entrambi i casi i prelati pur avendo stuprato minori sono ancora ampiamente lodati per aver sostenuto il popolo timorese durante la violenta occupazione indonesiana. Si tratta del vescovo Premio Nobel per la Pace, Carlos Ximenes Belo che ora si trova in un monastero in Portogallo (e punito dal Vaticano in modo ridicolo) e dell’ex sacerdote Richard Daschbach attualmente in una prigione di Timor Est.
Abusi, il brutto caso del vescovo «insabbiatore» ora accusato anche dal predecessore apre il “processo” in Vaticano.
A fare da portavoce di tanti ex ragazzi molestati in passato e’ una associazione americana molto influente, BishopAccountability.org che ha chiesto al cardinale Sean O’Malley, già influente collaboratore del Papa, di riferire a Bergoglio della necessità di fare luce sulle vicende scandalose.
Tanto per cominciare, dicono, «facendo i nomi degli abusatori», citandoli apertamente nei discorsi in pubblico, in modo da esortare i timoresi «a smettere di sostenerli. Le vittime di Timor Est si sentono sicuramente spaventate e sole».
ABUSI
La continua popolarità dei due autori dei reati sessuali, infatti, è ancora altissima nonostante i crimini. E tra i sostenitori conta anche il presidente e il primo ministro del paese, il cui sostegno ha di fatto creato un clima generale in cui le vittime si sentono intimidite per farsi avanti. «Un numero ampio di vittime a Timor Est ha probabilmente paura di denunciare mentre osserva i potenti predatori crogiolarsi nell’affermazione pubblica» ha detto Barrett Doyle di BishopAccountability. «È una situazione cupa che Papa Francesco potrebbe cambiare».
ARCHIVI
Fondata nel 2003, BishopAccountability.org documenta la crisi degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica. Offre una vasta collezione online di documenti e resoconti. La sua missione è dare al pubblico accesso alle informazioni relative alla crisi degli abusi in tutto il mondo. Si tratta di un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che chiede trasparenza e responsabilità.
Tra i sostenitori degli abusatori ci sono anche funzionari statali influenti a cominciare dal presidente di Timor Est, José Ramos-Horta, che ha elogiato pubblicamente il suo amico vescovo Belo, sostenendo che lo avrebbe accolto di nuovo nel paese in qualsiasi momento. Alla AP ha anche aggiunto di sperare che il Papa non menzioni affatto i crimini perché «sarebbe come accusare qualcuno due volte». Una posizione ampiamente condivisa anche nella Chiesa timorese. Naturalmente non si sa se il cardinale O’Malley ha già avuto la possibilità di informare il Papa. In ogni caso, nella prossima tappa asiatica, sarà di fronte a un bivio: denunciare e condannare il vescovo pedofilo come gli chiedono le vittime della pedofilia oppure tacere come si aspetta il Presidente di Timor Est.
https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pedofilia_carlos_ximenes_belo_premio_nobel_pace_papa_francesco_viaggio_timor_est_abusi-8339881.html
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