BOLZANO. Era l’estate del 1969. Klaus Walter aveva solo 13 anni e pascolava le mucche nei prati di Redagno di Sotto, proprio sotto il Corno Bianco. Un paradiso in cui il giovanissimo pastore trascorreva le sue giornate spensierate, ancora lontano dai turbamenti che l’adolescenza aveva in serbo per lui. All’improvviso, però, quel paradiso sprofondò nell’inferno. A cinquant’anni di distanza, Klaus, apprezzato liutaio e volto noto in città grazie ai suoi concerti con pianola, armonica e campanacci, ha deciso di raccontare la terribile vicenda di cui è stato vittima.
Cosa accadde in quell’estate del ’69?
Il parroco salì da me, al pascolo. All’inizio, ero stupito e onorato che un sacerdote decidesse di spendere il suo tempo per starmi vicino, allontanandosi così tanto dal paese. Io sono da sempre molto religioso e pensavo sarebbe venuto a pregare con me. Purtroppo, non mi ci volle molto per capire il motivo di quella presenza perché il sacerdote si mise vicino a me. Troppo vicino, tanto da darmi fastidio. E mi teneva. Mi ha chiesto subito se avevo avuto esperienze sessuali e io non ho capito perché volevo rimanere bambino e a queste cose non pensavo. Avevo visto nascere dei vitellini e avevo pensato che funzionasse così anche per l’uomo, ma non volevo sapere altro. Ho pensato anche che volesse chiedermi se avevo peccati da confessare e gli ho detto che, a sei anni, avevo giocato al dottore con una bimba vicina di casa e aveva finto di farmi una puntura. Un gioco innocente, senza alcun pensiero alla sessualità.
Cos’è successo a quel punto?
Il parroco mi ha chiesto di mostrargli dove mi aveva fatto la puntura, poi mi ha tirato giù i pantaloni e ha iniziato a toccarmi i genitali. A quel punto, tutto è diventato nero e sono svenuto. Mi sono raggomitolato e i nervi erano talmente tesi che, nei giorni successivi, ero indolenzito e dolorante.
È accaduto una volta sola? E lei ha parlato con qualcuno di quello che stava succedendo?
È accaduto più volte, purtroppo, e ogni volta era un trauma. Mi vedevo all’inferno, all’interno di una bottiglia, e fuori c’era il parroco che, con il volto del diavolo, tentava di farmi uscire. Un’immagine terribile che mi ha perseguitato per tanti anni. Di quello che accadeva ne ho parlato con mia zia, che era la perpetua, ma lei mi ha sempre detto di obbedire al parroco perché ama molto i bambini e i ragazzi. Non ho ancora capito se non volevano vedere, ma in quel momento ho capito che nessuno mi avrebbe aiutato. Eppure c’erano anche altri ragazzi che subivano quello che subivo io. Ho saputo che uno di loro s’è poi suicidato mentre mio cugino, per difendersi dalle avances del sacerdote, lo aveva spinto forte, facendolo cadere. Lui, per contro, aveva tuonato dal pulpito della chiesa, dicendo che i giovani del paese erano maleducati.
Un’esperienza terribile. Cosa l’ha spinta a raccontarla?
Non c’è giorno in cui io mi alzi al mattino senza che io pensi a quei fatti. E per lungo tempo ho avuto il terrore degli uomini. Il parroco è stato spostato più volte, so che era stato richiamato, ma ha continuato a fare quelle cose. Non è mai stato denunciato e quando arrivava in un nuovo paese nessuno avvisava la popolazione che si trattava di un pedofilo. Allora aveva 42 anni ed è morto quarant’anni più tardi, riverito e rispettato. Io, che ho una profonda fede, l’ho perdonato e, sulla sua tomba, ho abbracciato la lapide. Me nessuno deve più patire ciò che ho patito io e, finalmente, la Chiesa di Papa Francesco si sta muovendo per debellare questa piaga. Trent’anni fa ero determinato a parlare, ma nessuno mi ha dato retta. Nemmeno alle mie lettere ai giornali. Ero depresso e, in un’occasione, stavo per farla finita, gettandomi nel fiume, ma alcuni ragazzi mi hanno salvato.
Ora, però, il Vaticano sta dicendo le cose che dicevo io trent’anni fa, quando tutti mi dicevano che ero matto. Un male così grande, d’altra parte, mette in discussione la stessa esistenza della Chiesa. Vorrei che il vescovo mi scrivesse, vorrei delle scuse, vorrei fosse fatto il nome di quel sacerdote. E vorrei che chi ha subito, avesse finalmente il coraggio di denunciare. Nient’altro.
https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/io-molestato-dal-parroco-mai-ascoltato-dalla-chiesa-1.1933959
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