Genova. Padre Andrea Melis, il sacerdote appartenente all’ordine degli Scolopi arrestato con l’accusa di violenza sessuale su un dodicenne, è stato trasferito nel carcere di Pontedecimo.
Il provvedimento è scattato su disposizione del gip del tribunale di Savona (cui è stato trasferito il fascicolo per competenza territoriale), che ha ritenuto che gli arresti domiciliari disposti lo scorso 2 agosto non fossero sufficienti a livello cautelare e per tutelare potenziali altre vittime.
Per padre Melis erano infatti stati disposti i domiciliari nell’Istituto dei Padri Scolopi di Chiavari. Una sistemazione ritenuta inadeguata, “non idonea per soddisfare le esigenze cautelari” dal giudice savonese, competente per territorio sull’inchiesta alla luce del luogo in cui sono stati commessi i fatti di cui il religioso è accusato (Finale Ligure).
Il gip di Savona ha quindi emesso una nuova ordinanza applicando la custodia cautelare in carcere. Troppo pericoloso, come d’altronde aveva messo per iscritto anche la gip del tribunale di Genova, Michela Catalano: nonostante che il provvedimento di sospensione della Curia, tempestivamente adottato, abbia affievolito le esigenze cautelari, la giudice aveva ritenuto che restassero “attuali e concrete”, poiché la sospensione da tutte le cariche “non inibisce a Melis di circolare liberamente e di inseguire pertanto il suo istinto pedofilo”.
Le accuse mosse a padre Andrea Melis
Melis, lo ricordiamo, è accusato di avere ripetutamente abusato di un ex chierichetto dodicenne approfittando del suo ruolo e dell’influenza avuta come figura di riferimento nella vita del ragazzino.
La gip, nel disporre gli arresti domiciliari a Chiavari, aveva sottolineato la pericolosità di Melis puntando sulle modalità con cui aveva agito: “Approfittando della sua qualità di sacerdote, tale da ingenerare fiducia nei minori e indurli a mentire ai genitori – ha scritto – ha attirato i minori nei suoi appartamenti, tutti adiacenti a luoghi di culto e quindi ritenuti sicuri dai ragazzini; li ha letteralmente ricoperti di regali, facendoli accedere a tutto ciò che un adulto proibisce ai minori e cioè fumo e alcool, cominciando pian piano a sondare una loro eventuale disponibilità sessuale attraverso abbracci, bacetti sulle guance o sul collo”. E la sua pericolosità, secondo la giudice, “non è connessa esclusivamente alla sua qualità di sacerdote e di insegnante, da cui è sospeso, ma anche alla sua capacità, acquisita proprio per effetto delle professioni svolte, di avvicinarsi ai minori, di farsi capire dagli stessi, ponendosi come loro amico e complice”.
Gli stessi carabinieri, coordinati dal comandante Michele Lastella, in un’informativa inviata alla gip avevano però sottolineato che l’istituto di Chiavari non era idoneo a garantire che Melis – già preside dell’istituto Assarotti e fino a qualche tempo fa coordinatore ligure delle scuole cattoliche Fidae – non avesse contatti con minori, visto che la struttura affaccia su due scuole e una scuola di danza.
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