La Paz, 3 ott (EFE).- La Compagnia di Gesù in Bolivia ha negato una presunta responsabilità istituzionale nei casi di pedofilia commessi da alcuni sacerdoti e per i quali martedì alcune vittime hanno sporto denuncia contro il superiore dell’ordine del paese.
“I crimini che alcuni gesuiti potrebbero aver commesso sono interamente di loro responsabilità e la Compagnia di Gesù in Bolivia sarà la prima a prevedere sanzioni che meritano (…) e non vede alcun senso nella causa presentata”, si legge nell’ordinanza. … è una dichiarazione.
Gli ex alunni del collegio Juan XXIII, della città di Cochabamba, hanno presentato una denuncia contro il superiore provinciale dei gesuiti, Bernardo Mercado, ritenendo che la congregazione cattolica avesse una responsabilità “istituzionale” nei casi in cui nove gesuiti sono accusati di pedofilia.
Ci sono anche otto ex provinciali che, secondo i denuncianti, erano a conoscenza degli abusi commessi dai gesuiti e che devono rispondere come “complici e complici”.
La denuncia si basa sul “blocco di costituzionalità” secondo cui i membri dell’organizzazione religiosa hanno commesso “violazioni sistematiche” nei confronti di una popolazione specifica e sono considerati “contro l’umanità”, quindi non prescrivono.
A questo proposito, la Compagnia di Gesù ha sottolineato che i delitti denunciati “sono di carattere personale” e che tali responsabilità individuali “devono essere punite, determinate e sanzionate dalla giustizia”.
“La Compagnia di Gesù riafferma che il suo dovere istituzionale viene adempiuto e garantito, con la priorità che le vittime trovino giustizia”, ha aggiunto.
I casi di pedofilia nella Compagnia di Gesù sono venuti alla luce lo scorso maggio quando il media spagnolo El País ha pubblicato in un’inchiesta il contenuto del diario del gesuita spagnolo Alfonso Pedrajas, in cui racconta i presunti abusi da lui commessi contro minori in Bolivia.
In quel testo, il religioso, morto nel 2009, fa riferimento ai presunti abusi da lui perpetrati su decine di bambini quando era responsabile della scuola Juan XXIII di Cochabamba, dal 1971.
Nel 2019, l’EFE ha annunciato il caso del sacerdote Luis Roma, ora deceduto, attraverso la denuncia di un ex membro della Compagnia di Gesù, che ha chiesto l’anonimato, e che ha basato le accuse su trenta fotografie esplicite in cui affermava di riconoscere l’aggressore di numerosi minori tra i 6 ed i 12 anni.
In seguito a questi avvenimenti, la Procura boliviana ha avviato un’indagine in diversi dipartimenti del Paese per denunce di pedofilia che coinvolgono soprattutto preti cattolici.
Lo scorso maggio, il governo di Luis Arce ha presentato un disegno di legge affinché i reati sessuali contro i minori non siano prescritti, progetto respinto dal Parlamento pochi giorni fa, che ha suscitato le proteste di diversi settori che difendono l’infanzia e l’adolescenza.
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.