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Rete L'ABUSO - Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero - Osservatorio permanente

I Focolari e i bambini abusati. Le accuse e i silenzi vaticani

Federica Tourn by Federica Tourn
30 Maggio 2023
in Mondo
Reading Time: 9 mins read
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Home Mondo
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In caso di violenza clericale, oltre alla «tolleranza zero» predicata dalla Chiesa, è ormai di rito la richiesta di perdono alle vittime. Una prassi che vale anche per le comunità ecclesiali, come dimostra la «vergogna» espressa dalla presidente dei Focolari, Margaret Karram, al momento della diffusione, il 31 marzo scorso, del primo resoconto sui casi di abusi su minori e adulti vulnerabili e di abusi spirituali o di autorità avvenuti all’interno del movimento. Nel report, in particolare, si dà conto delle segnalazioni delle violenze sui minori pervenute alla Commissione interna per il Benessere e la Tutela della persona (Co.Be.Tu) dal 2014 al 2022. I risultati indicano che dal 1969 al 2012 66 membri del movimento, in tutto il mondo, sono stati accusati di aver abusato di 42 minori (29 fra i 14 e i 18 anni e 13 con meno di 14 anni) e di 17 adulti vulnerabili.

Fondato nel 1943 da Chiara Lubich e approvato dalle gerarchie ecclesiastiche nel 1962 con il nome di Opera di Maria, il movimento dei Focolari ha la sede centrale a Rocca di Papa ed è diffuso in 182 paesi. I dati ufficiali sui membri che vivono in comunità, sia consacrati (cioè che hanno fatto voto di castità, povertà e obbedienza) che sposati, parlano di 4304 donne e 2540 uomini, a cui si aggiunge un imprecisato numero di aderenti (il sito dei Focolari parla di due milioni ma la cifra non è attendibile perché il movimento, come peraltro la Chiesa, soffre di un costante stillicidio di fedeli).

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A due mesi di distanza dalla pubblicazione dei dati sugli abusi interni, però, non si sa quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli autori delle violenze, né tantomeno si conoscono le circostanze, la portata e la durata nel tempo di questi abusi e, di conseguenza, nemmeno le eventuali responsabilità dei vertici del movimento. Il report comunica soltanto che di questi 66 abusatori (di cui 63 sono uomini), 20 sono stati dimessi (cioè dispensati dai voti presi), 9 sottoposti a sanzioni, 6 sospesi perché in attesa del giudizio dell’autorità ecclesiastica, 9 segnalati all’autorità giudiziaria, mentre 19 casi risultano ancora pendenti e 12 sono stati archiviati (11 in assenza di prove sufficienti e uno per decesso). In sostanza non abbiamo che qualche dato scarno, risultato di segnalazioni pervenute a una commissione interna in un periodo di tempo decisamente insufficiente. Una cosa, però, emerge chiaramente: non si tratta di poche mele marce, ma di un problema sistemico e che ha radici profonde.

Questo rapporto, più che inaugurare una nuova stagione di trasparenza, sembra la reazione dovuta, tra imbarazzo e omissioni, allo scandalo scoppiato nel movimento dopo la pubblicazione, un anno fa, dell’inchiesta della società Gcps Consulting su un ex membro consacrato francese, Jean-Michel Merlin, responsabile di aver abusato di almeno 37 ragazzi a partire dagli anni ’70. Merlin, nonostante un processo penale a suo carico per violenza sessuale su minori, aveva continuato ad avere ruoli apicali nel movimento fino al 2016, quando era stato infine dimesso dai Focolari. Quanti Merlin ci sono anche in Italia, protetti dalla negligenza, se non addirittura dall’omertà dei vertici? Nel nostro paese, almeno sei casi sono stati considerati «verosimili» dall’indagine interna della Co.Be.Tu, secondo quanto dichiarava il coordinatore della commissione, l’avvocato Oreste Moscatello, in un articolo uscito su Domani il 25 luglio scorso. Quasi un anno dopo, non sappiamo se queste persone continuino ad avere un ruolo nel movimento o siano state segnalate alle autorità dello Stato. Il rapporto non lo dice: tace sui pedofili e rende invisibili le vittime.

Eppure, dopo decenni di silenzio sul tema, oggi in mano a Margaret Karram e al copresidente Jesús Morán c’è una lista di almeno cinquantacinque nomi di persone le cui responsabilità sono state accertate da una commissione interna. Nomi che però il Movimento ha deciso di non rendere pubblici. «Non li abbiamo rivelatiper garantire la privacy delle persone coinvolte. Siamo presenti in paesi che hanno approcci anche molto diversi sulle sanzioni previste per questo genere di reati: vogliamo trasparenza, ma anche salvaguardare i diritti di tutti», ha dichiarato a Domani Joachim Schwind, sacerdote e responsabile della comunicazione dei Focolari. «In alcuni Stati, per l’abuso sui minori è prevista la pena di morte – ha aggiunto Schwind – davvero vogliamo esporre a tanto i responsabili?». Resta da chiedersi perché non si possano adottare soluzioni diverse a seconda dei paesi, a cominciare dall’Europa. Schwind, che è anche membro del Consiglio generale al Centro Internazionale dei Focolari, ammette che «è un grande problema, perché le persone che frequentano i nostri incontri ci chiedono di essere protette». E come fanno a tutelarsi, se non sanno chi sono i predatori? «Il fatto è che, in assenza di una sentenza che attesti la responsabilità in sede penale, potremmo essere denunciati per diffamazione», sottolinea Schwind. Tutti i casi della “lista”, però, sono ormai prescritti per la giustizia civile e i pochi considerati non risolti sono in attesa di una decisione del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita della Santa Sede, che ha la giurisdizione sulle comunità ecclesiali. Si tratta insomma di bilanciare il diritto alla privacy con il diritto dei bambini e delle famiglie ad essere al riparo da potenziali abusatori. Questa discrezione nel rivelare i nomi non nasconde anche imbarazzanti retroscena o complicità dei vertici del movimento, se non addirittura della stessa Chiara Lubich? Certamente, il divieto di divulgare i nomi dei pedofili rappresenta per i Focolari l’indubbio vantaggio di non dover rispondere delle decisioni prese negli anni in merito a trasferimenti o promozioni.

«I vertici non hanno parlato apertamente degli abusi sui minori nemmeno ai loro membri – dice Oscar (nome di fantasia), un ex focolarino che ha trascorso 25 anni nel movimento – ma alcuni nomi sono circolati lo stesso nelle chat di chi aveva frequentato la scuola di formazione a Loppiano, vicino a Firenze». Uno di questi, italiano, oggi ottantaseienne, ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità nei Focolari ed è stato vicino alla stessa Lubich. «Faceva parte del sistema e le denunce di abuso lo hanno perseguitato per anni: lo spostavano da una parte all’altra del mondo per toglierlo dai guai – racconta Oscar – Io l’ho conosciuto quando era responsabile dei giovani: ci controllava, faceva commenti su come ci vestivamo – continua Oscar – una volta ammise candidamente di essere influenzato dall’aspetto fisico del candidato alla consacrazione: per lui bastava quasi che un ragazzo sorridesse e fosse ben pettinato per essere ammesso fra i focolarini».

Chi ha affidato la formazione dei giovani a una persona che aveva già ricevuto segnalazioni di molestie? Chi era al corrente della propensione per i ragazzini di questo infaticabile missionario della parola di Chiara Lubich, che ha attraversato i cinque continenti senza essere fermato? «Non sono a conoscenza di nessun caso di abuso noto ai responsabili del movimento, nè di persone che sono state spostate e hanno continuato ad abusare», commenta Schwind, che però ammette che questa persona è stata dimessa «per gravi motivi». La stessa sanzione è stata inflitta ad altri due membri che avevano incarichi rilevanti nell’Opera, i cui nomi sono stati fatti a Domani da diverse fonti. Uno di questi, ha testimoniato un ex focolarino, aveva l’abitudine di portare i minorenni sul suo letto, dove li abbracciava e si intratteneva con loro. Schwind conferma che sono stati entrambi allontanati dai Focolari già due anni fa.

«Dove abbiamo riscontrato una verosimiglianza dei fatti, i responsabili sono stati dimessi dal movimento, anche per casi avvenuti decenni fa», precisa Schwind. Per quanto riguarda la segnalazione alle autorità giudiziarie, che secondo il report ha riguardato soltanto nove persone su 66, Schwind spiega che la commissione si è regolata secondo le leggi dei diversi paesi. «Dove non c’è obbligo di denuncia, abbiamo segnalato i responsabili soltanto se erano le vittime a volerlo; dove c’è l’obbligo invece abbiamo interrotto le nostre verifiche per non interferire con le indagini», spiega il sacerdote. «Con le nuove linee guida, entrate in vigore il 31 marzo – aggiunge Schwind – abbiamo stabilito che porteremo tutti i casi a conoscenza delle autorità giudiziarie, anche nei paesi in cui non è espressamente prescritto». Alla domanda se questa decisione riguardi anche i 66 casi evidenziati nel report, Schwind ammette «che non ci hanno ancora pensato», così come non sono ancora riusciti a formare una commissione disciplinare, annunciata un anno fa, che stabilisca le complicità dei vertici del movimento nel caso di Jean-Michel Merlin.

Dal primo maggio, la Co.Be.Tu è stata sostituita dalla nuova commissione indipendente centrale, che in realtà di indipendente ha ben poco, visto che i suoi membri saranno scelti direttamente dalla presidente Karram. La nuova commissione, a cui è affiancato un organo di vigilanza di cinque membri esterni, si occuperà soltanto della gestione delle segnalazioni, mentre la formazione verrà coordinata a livello centrale e locale da un altro team di esperti e consulenti. Un’impalcatura che dovrebbe garantire, almeno sulla carta, “la tutela integrale della persona”, come viene definito il piano anti-abusi, ma che per ora lascia trasparire molta approssimazione sulla gestione dei pedofili e vaghi accenni a non meglio precisati interventi disciplinari. Al posto di un chiaro percorso di trasparenza che assicuri giustizia alle vittime, con l’apertura degli archivi e la ricostruzione delle responsabilità personali, si preferiscono la maldicenza e la gogna sotterranea del “lo sanno tutti”, alimentata dalle voci di corridoio e dalle chat di whatsapp.

In questo quadro, delle vittime sappiamo ancora meno: quante sono, quanti anni avevano al momento degli abusi, quali sono state le conseguenze che hanno dovuto affrontare? L’Oref, Organizzazione ex focolari, un’associazione nata nel 2021 come spazio di ascolto per i sopravvissuti, non è stata coinvolta nell’indagine della Co.Be.Tu, ma Schwind tiene a dire che la presidente ha «speso molto tempo in incontri personali con altre vittime». Sulla “riparazione finanziaria” esiste un protocollo che invita chi lo desidera a farsi avanti ma non stabilisce l’entità dei risarcimenti in caso di abuso accertato: «non abbiamo stabilito cifre perché valuteremo caso per caso, anche a seconda dei paesi in cui è avvenuto il reato – dice Schwind – non sempre si parla di un aiuto economico: a volte chi si rivolge a noi chiede di essere sostenuto in un percorso terapeutico, o di trovare un lavoro o una casa».

Molti sopravvissuti, in realtà, si sono trovati di fronte a un muro. Silvia Ciccarelli, figlia di due membri attivi del movimento, nel 2016 ha addirittura mandato una lettera personale alla Co.Be.Tu e all’allora presidente dei Focolari, Maria Voce, in cui raccontava di essere stata picchiata senza pietà per anni da suo padre, ritenuto un “uomo di fede”. «Diceva sempre che lo faceva “per volontà di Dio”, così come diceva che mi picchiava in modo da non lasciare tracce o lividi, per “non darmi la soddisfazione di fare la vittima” – si legge nella lettera – Mia madre non si è mai frapposta. Ho visto vestitini nuovi, a cui tenevo, sparire nell’immondizia perché macchiati di sangue». Nè la Co.Be.Tu né Maria Voce, dice Ciccarelli, hanno risposto.

«Nel movimento continua a esserci una forte omertà sulle violenze strutturali che lo attraversano, che riguardano il sesso, la manipolazione delle coscienze, l’abuso di potere e lo sfruttamento economico – dice Oscar – Per decenni i focolari hanno organizzato happening per giovani, a cui partecipavano anche migliaia di bambini e adolescenti senza precauzioni né controlli: era un bacino di caccia perfetto per i predatori». Il terreno dell’abuso (di potere, in primo luogo) era preparato dall’obbedienza assoluta imposta da Chiara Lubich: le “pope” e i “popi”, come venivano chiamati i suoi seguaci in un linguaggio non a caso infantilizzante, dovevano «tagliarsi la testa», affidandosi totalmente a lei e ai capifocolare che la rappresentavano. «Se si voleva fare la volontà di Dio, bisognava seguire Chiara – racconta Cintia Costa – era richiesta un’obbedienza cieca, non potevi avere dubbi o fare domande». Costa ha fatto parte dai 12 ai 19 anni del movimento Gen, la sezione dei giovani, prima a Belem, in Brasile, e poi a Loppiano, dove ha subito ed è stata testimone di violenze psicologiche pesantissime su ragazzine appena adolescenti. «La nostra responsabile ci insultava senza una spiegazione, eravamo terrorizzate – racconta – io sono stata costretta a lasciare il mio fidanzato, che era in Brasile. Dato che piangevo disperata, lei si è seduta vicino a me e mi ha dettato la lettera per lui, che poi ha spedito con posta prioritaria». Non solo: Cintia racconta che nell’estate del 1992, insieme a una quindicina di altre ragazze, si è ritrovata a cucire le copertine per i diari della Benetton: «eravamo in un capannone, dove i visitatori che arrivavano a Loppiano non potevano vederci, e dovevamo applicare le etichette su queste agende – dice – Ovviamente, come per tutti i lavori che facevamo, non siamo state pagate». Una circostanza confermata anche da Oscar: «negli anni ’80 e ’90 i Focolari prendevano spesso commissioni da aziende per dei lavori, e Benetton era una di queste». Difficile pensare che la partita di agende fatta a mano dalle ragazze fosse un regalo per la multinazionale. «Per ironia della sorte, in quei giorni si vedeva ovunque la campagna pubblicitaria della United Colors of Benetton con la foto di un prete che bacia una suora – commenta Costa – e a noi ripetevano che dovevamo essere pure e che non potevamo nemmeno abbracciare i nostri amici maschi».

Cintia e moltissime altre ragazze arrivate a Loppiano in quegli anni per fare un’esperienza religiosa si sono ritrovate in realtà alla mercé di persone che le hanno private di ogni libertà, le hanno fatte lavorare gratis e hanno persino interferito con la loro vita intima e famigliare. Silvia Ciccarelli testimonia che da bambina le fu proibito di vedere i nonni, perché considerati “non allineati” alle regole dellla comunità e quindi nocivi; a quattordici anni, inoltre, le fu fatta una visita ginecologica da un medico focolarino per accertare che non avesse già avuto rapporti sessuali. Magda (nome di fantasia), una focolarina slovena che voleva studiare, fu costretta dalla responsabile di zona a lasciare gli studi perché «i libri andavano messi in soffitta». Negli anni Settanta è stata anche molestata dalla sua capofocolare quando era alla scuola di formazione di Loppiano: «una sera, con la scusa di darmi la sua benedizione, è entrata nel mio letto e mi ha baciata – racconta a Domani – ho saputo che in seguito è stata allontanata, ma nessuno mi ha mai detto il motivo».

Se Rocca di Papa tace, Roma certo non parla: il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, messo al corrente dall’ex focolarina Renata Patti, già alcuni anni, fa di alcune denunce di abuso sessuale nel movimento, non ha mai dato riscontri ufficiali. Il prefetto del Dicastero, il cardinale Kevin Farrell, interpellato in proposito da Domani, non ha mai risposto e la responsabile per la comunicazione Pamela Fabiani ha spiegato che «il Dicastero tratta le segnalazioni che riceve in maniera riservata, nel rispetto dei criteri previsti dall’ordinamento canonico, in generale e specificamente per la Curia Romana, e nel rispetto delle persone coinvolte». Quindi, non soltanto non sappiamo come sono stati trattati questi casi, ma non sappiamo nemmeno se sono stati presi in considerazione o archiviati.

Per quanto la tendenza alla riservatezza (per non dire l’omertà) accomuni Focolari e Vaticano, fra i due si avverte una certa tensione, se è vero che, come attesta una nostra fonte, il Dicastero sta facendo pressione sul movimento perché metta finalmente mano ai problemi interni. «Siamo in contatto con il Dicastero e la curia romana, ma le indicazioni su cosa fare non sono univoche», ha ammesso Joachim Schwind parlando dell’opportunità di rendere pubblica “la lista”. Lo stesso papa Francesco, d’altronde, durante l’assemblea generale dei Focolari del febbraio 2021 aveva già ammonito le comunità ecclesiali di «evitare ogni autoreferenzialità». La situazione è delicata: all’orizzonte per i Focolari potrebbe esserci addirittura lo spettro del commissariamento, e la trasparenza sugli abusi è una carta importante su cui puntare, ma ci sono certamente diversi equilibri in gioco di cui tenere conto.

https://www.editorialedomani.it/fatti/chiesa-abusi-minori-lista-segreta-degli-le-accuse-contro-il-movimento-dei-focolari-h7n1mjbm

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Federica Tourn è giornalista professionista; come freelance si è occupata soprattutto di migranti, religioni, diritti umani, mafie, femminismo. Ha scritto reportage da diversi paesi, dalla Siria al Libano, dalla Bosnia all’Ucraina; ha collaborato fra gli altri con Diario, D Repubblica, Il Manifesto, Left, Rolling Stone, Vanity Fair, Marie Claire, Famiglia Cristiana, Pagina99, Eastwest, FQ Millennium, Huffington Post UK, Geographical. Insieme ad altre donne, nel 2007 ha pubblicato per l’editrice Claudiana La Parola e le pratiche. Donne protestanti e femminismi e nel 2020 per le edizioni Aut Aut ha scritto Rovesciare il mondo. I movimenti delle donne e la politica. Su Jesus cura le rubriche “Ecumene” e “Le Straniere”. Per Domani dal 2022 si occupa dell’inchiesta sulla violenza nella Chiesa cattolica. Nel 2020 ha vinto la prima edizione del  “Piazza Grande Religion Journalism Award”, organizzato dall’Iarj, l’Associazione internazionale di giornalisti religiosi, e nel 2023 la seconda edizione del Premio Mimmo Cándito-Per un giornalismo a testa alta.

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