Con un comunicato congiunto lo Stato annuncia di aver lanciato il salvagente alla CEI per uscire illesa dal problema dei preti pedofili che da inizio anno la sta attanagliando in tutta Europa con commissioni di inchiesta governative. Un annuncio che porta la memoria dei sopravvissuti a 12 anni fa quando il Consiglio dei ministri in un comunicato ha «confermato la solidarietà del governo per l‘inqualificabile campagna diffamatoria contro la Chiesa e il Papa», scaricando così le vittime italiane, moltiplicate a centinaia nei 12 anni di silenzio che seguirono quella dichiarazione.
Una situazione oggi grottesca perché quelle inadempienze dello Stato negli anni contestate a gran voce dai sopravvissuti che trovando nel governo un costante muro di gomma, in quanto nonostante una interrogazione parlamentare e la successiva la diffida del 19 febbraio 2018 si videro costrette a rivolgersi agli organi sovrastatali, le Nazioni Unite, le quali condannarono le criticità e raccomandarono all’Italia gli adempimenti da apportare alle norme (punto 21 del testo). Ma l’Italia non ha mai messo mano negli anni a quelle raccomandazioni, lasciando invariate le criticità. Lo scorso febbraio è stata denunciata la seconda volta per inadempienza all’ONU.
Perché affermiamo che il Governo stia tradendo ancora una volta i cittadini vittime per salvare la chiesa?
Uno dei motivi è quello che non compaiano in un’iniziativa apparentemente rivolta alle vittime le medesime e le associazioni che le hanno rappresentate per anni, tra cui il neonato COORDINAMENTO italiano #ItalyChurchToo, una “svista” ultra decennale che si ripropone come mera operazione di facciata.
Paradossalmente compare la Conferenza Episcopale, quella che in tutti gli altri paesi invece, era oggetto su cui i governi indagavano a seguito dei decennali fallimenti in materia, tutto ad un tratto in Italia invece, diventa la “consulente” dello Stato al quale dovrebbe rendere conto.
Da quanto si apprende dal comunicato del Dipartimento per le politiche della famiglia, è stato “riesumato” per l’ennesima volta all’evenienza, l’Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia, un ufficio fantasma che negli anni, malgrado le molteplici richieste dell’associazione e dei giornalisti, non è mai stato in grado di restituire informazioni.
Come ricorda su LEFT di dicembre 2021 Federico Tulli “Nel 2007 è stato istituito l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile presso il ministero per le Pari opportunità. Nello stesso anno in quella sede sarebbe dovuta entrare in funzione una banca dati – si legge sul sito del ministero – «volta ad organizzare in modo sistematico il patrimonio informativo proveniente dalle diverse amministrazioni per il monitoraggio del fenomeno e delle azioni di prevenzione e repressione ad esso collegate». L’Osservatorio avrebbe anche dovuto redigere «una relazione tecnico-scientifica annuale a consuntivo delle attività svolte per il monitoraggio e il contrasto degli abusi su bambini e adolescenti nel nostro Paese». Usiamo il condizionale perché dal 2007 al 2021 l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia ha funzionato di fatto solo pochi mesi nel 2020 e al momento non è possibile sapere quando riprenderà l’attività dato che anche il sito è offline.”
Una risposta decisamente poco esaustiva e lacunosa da parte della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che fa vergognare il paese nel contesto europeo attuale, dove l’Italia ancora una volta pare voler glissare sul problema.
P.S. Ci rammarichiamo con la Ministra Elena Bonetti ricordandoLe che i sopravvissuti italiani agli abusi sessuali del clero rinnegano da sempre e non riconoscono l’ipocrita “Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia” promossa da uno Stato di cui sono cittadini non riconosciuti.
Giornata che puntualmente viene ricordata per/in quello Stato che è il carnefice inadempiente di quelle stesse persone oggi ancora in cerca di giustizia presso due Stati latitanti.
Per completezza Signora Ministra, i sopravvissuti agli abusi sessuali del clero cattolico italiani, riconoscono il 3 novembre come Giornata della memoria. #AllSurvivorsDay
Con ossequio
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