Uno strumento di pressione
Si è trattato di un momento storico perché, ha detto Ludovica Eugenio, responsabile di Adista nella presentazione, «nel contesto della lotta contro gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa cattolica, hanno deciso di unire le forze diverse realtà, ognuna dalla propria angolatura e con le proprie risorse: espressione del laicato cattolico impegnato per il cambiamento; della voce delle vittime; dell’informazione come servizio alla cittadinanza e strumento di trasformazione».
Uno strumento, il Coordinamento, «di pressione e di espressione della volontà di contribuire ad abbattere il muro di omertà che ha protetto finora i responsabili diretti e indiretti degli abusi e ha favorito l’invisibilità delle vittime», voluto da gruppi di donne impegnate a vario titolo nella Chiesa cattolica e fuori di essa, con l’unica priorità di dare voce alle vittime e di chiedere strumenti in grado di garantire che nessuna persona debba mai più attraversare questo abisso».
In molti Paesi del mondo si è intervenuti in modo efficace con inchieste e commissioni d’indagine indipendenti, che hanno fornito il quadro «di un fenomeno che sempre più ha rivelato il proprio carattere sistemico, che affonda le proprie radici nella cultura clericale, in una malintesa immagine del clero come ceto sacro e intoccabile, nel tentativo della gerarchia di proteggere l’istituzione a scapito delle vittime, la cui vita è stata spesso devastata in modo irreversibile».
In Italia invece, ha detto ancora Eugenio, «la Chiesa e le istituzioni laiche non hanno mai voluto realizzare un’inchiesta su scala nazionale per far luce su un fenomeno criminale che si sa ampiamente diffuso in tutta la Penisola. Non è stata intrapresa finora nessuna iniziativa di indagine e ricerca indipendente che potesse fornire dati oggettivi, primo passo verso una prassi di giustizia cui hanno diritto in primo luogo le vittime e le loro famiglie, ma anche i membri della comunità cristiana, i cittadini e le cittadine».
Il Coordinamento lavorerà «per promuovere richieste concrete, sollecitando la Chiesa cattolica a operare un cambio di mentalità e a fare luce sul passato, a guardare in faccia la realtà assumendosi le proprie responsabilità degli abusi, degli insabbiamenti e dell’abbandono delle vittime, restate senza ascolto e senza risarcimento. E facendo richieste allo Stato, ai rappresentanti dei cittadini in Parlamento, alle istituzioni, nonché operando sul piano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, della presentazione di richieste precise e del monitoraggio dell’operato degli interlocutori istituzionali».