La collaborazione della Chiesa
«Come Coordinamento – ha detto Paola Lazzarini, presidente di Donne per la Chiesa – chiediamo che la Conferenza Episcopale Italiana affidi quanto prima a una commissione indipendente un’indagine sugli abusi compiuti all’interno della Chiesa. Chiediamo che a presiederla sia persona di specchiata integrità e indipendenza dalle parti interessate. Chiediamo che sia una indagine che veda uniti gli sforzi di diverse e altissime professionalità e che utilizzi contemporaneamente metodi qualitativi, quantitativi, di analisi documentale (per i quali è necessario che siano aperti tutti gli archivi di diocesi, conventi, monasteri) e anche aprendo canali nuovi di ricezione per l’ascolto delle vittime». «Chiediamo che tale indagine sia condotta esclusivamente sulla realtà degli abusi nella Chiesa Cattolica italiana, così da non rendere indefiniti i risultati, ma anzi da rappresentare un modello di lavoro su una questione così complessa e delicata, da poter essere poi replicato, con opportuni aggiustamenti anche per altre istituzioni e agenzie educative (famiglie, scuola, mondo dello sport e del volontariato). Chiediamo che tale indagine affronti il nodo critico della mancanza di terzietà dei centri diocesani a tutela dei minori, elaborando una propo- sta alternativa per la prevenzione di futuri abusi all’interno della Chiesa. Chiediamo inoltre che le vittime e le loro famiglie siano risarcite per i danni subiti, pur nella consapevolezza che nessun risarcimento potrà mai colmare la sofferenza inflitta». Tutto questo per «allineare l’operato della Chiesa italiana a quello di altre conferenze episcopali e singole diocesi, spazzando via ogni dubbio relativo alle reticenze che l’episcopato italiano potrebbe avere riguardo all’emersione di tutta la verità (per quanto dolorosa) che si cela sotto il numero, comunque già significativo, di casi noti. È necessario che le responsabilità personali siano accertate e rese note, a tutti i livelli: la Chiesa cattolica è una Chiesa gerarchica, nella quale è molto chiara la catena di comando, eppure quando si parla di abusi le responsabilità personali diventano fumose, questo non dovrebbe più accadere e non per una qualche foga giustizialista, ma per una corretta presa in carico delle conseguenze delle proprie azioni alle quali tutte e tutti siamo chiamati. Come battezzate e battezzati, credenti, madri, padri, educatori, professionisti, cittadine e cittadini abbiamo la necessità di vedere la Chiesa italiana compattamente orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti».
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