Un caso emblematico è quello di Antonio Messina (Enna): «Ho subito abusi tra il 2009 e il 2013, con una coercizione psicologica che spesso è difficile da riconoscere.
Ne sono uscito da solo, con il supporto della mia famiglia. Già l’anno dopo denunciai quanto subito da don Giuseppe Rugolo che all’epoca era seminarista ma che perpetrò abusi anche da sacerdote. Ne parlai col parroco che non mi credette, fui sottoposto a un incontro con lo stesso Rugolo. Negli anni degli abusi stavo compiendo un cammino di discernimento vocazionale che fu probabilmente l’elemento che permise a don Rugolo di avvicinarmi.
Mi venne chiesto anche da un altro sacerdote, mons. Vincenzo Murgano, che era un po’ il mio direttore spirituale, di allontanarmi dalla mia città, di dimenticare». Messina si rivolse a un altro parroco, convinto che sia «importante combattere anche per il sogno di una Chiesa diversa». Fu l’unico che lo aiutò a denunciare tutto al vescovo, mons. Rosario Gisana, che già aveva ricevuto istanze di altre vittime: «Ma mi sono reso conto che la Chiesa non è in grado di affrontare questo problema. Il vescovo dapprima pensò di al- lontanare il prete dalla diocesi, poi tentò di comprare il mio silenzio con una somma che veniva dalle casse della Caritas diocesana, proposta in modo illecito con pagamenti in nero e con una clausola di riservatezza da sottoscrivere. Il prete fu trasferito a Ferrara dove continuò ad avere contatti con ragazzi.
Non potevo vivere serenamente l’idea che altri giovani potessero vivere quello che avevo vissuto io, nessun aspetto risarcitorio può restituire ciò che è stato tolto, far recuperare appieno anche la propria vita relazionale e di affetti, ma se possiamo fare in modo che questo non succeda ad altri, queste brutte storie possono quanto meno servire a cambiare qualcosa nella Chiesa e nella società. Il processo è già iniziato, a marzo inizierà anche il dibattimento, ma il vescovo Gisana è sempre vescovo della diocesi e dopo che gli comunicai nel 2018 che mons. Murgana mi aveva chiesto di dimenticare, questo sacerdote è stato messo a capo del servizio di tutela dei minori della diocesi di Piazza Armerina, incarico che ricopre tutt’oggi nonostante sia emersa la sua omertà e nelle intercettazioni il suo diretto coinvolgimento con il sacerdote Rugolo che ora è a Ferrara agli arresti domiciliari nel seminario, dunque in un contesto non di isolamento. Speriamo ora di ottenere giustizia».
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