È intervenuto poi Erik Zattoni, 40 anni, figlio del prete pedofilo stupratore Pietro Tosi deceduto nel 2014: «Mia madre è stata stuprata a 14 anni da don Pietro Tosi, da quello stupro sono nato io. Nonostante le minacce mia madre denunciò don Tosi, prima al vescovo Filippo Franceschi (“non dire a nessuno di questo episodio, sarebbe un grande scandalo per la Chiesa”, fu la risposta) poi alle autorità ». La famiglia fu sfrattata dall’abitazione, di proprietà della diocesi estense; nel 2010, dopo anni, don Tosi è stato portato in tribunale. «L’esame del dna e la sua confessione hanno confermato che era mio padre biologico», ma nonostante questo e la confessione di don Tosi, questi ha continuato a fare il prete fino a settembre 2012 (anno del pensionamento). «Sono passati 3 papi, 5 vescovi, prefetti della Congregazione per la Dottrina della Fede (Ratzinger era prefetto quando nel 1985 dal Vaticano mandarono un avvocato da mia madre per “calmare le acque”) e questo signore è morto da prete». Una richiesta di incontro a papa Francesco è caduta nel vuoto: il papa era «l’unica persona in grado di punire don Tosi riducendolo allo stato laicale, in quanto il reato di abuso sessuale era prescritto, ma non ho avuto risposta. Alla fine come mi aveva detto telefonicamente una persona della Congregazione per la Dottrina della Fede, “lui è prete e morirà prete”». «Bisogna agire in maniera importante e decisa contro queste persone, servono fatti, altrimenti non cambierà mai nulla. Io non sono una vittima, mia madre lo è e glielo leggo negli occhi ogni giorno, la sua vita non è stata più la stessa da quel momento. A volte mi vergogno a farmi vedere da lei perché so di ricordarle quel momento, so di essere figlio di uno stupro. Io mi considero una vittima indiretta, è importante far sapere che ci siamo anche noi, è importante non dimenticarci».
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