di Franca Giansoldati
Città del Vaticano – Contrariamente al trend della Germania o della Francia dove i fedeli si mobilitano indignati per chiedere al Vaticano la rimozione di quei vescovi che hanno trasferito preti pedofili in altre diocesi per proteggerli, in Italia le cose sembrano andare alla rovescia. Lo dimostra il caso clamoroso di Enna. In questi giorni sta facendo scandalo l’incredibile ‘guerra’ delle petizioni scoppiata nella diocesi siciliana dove è appena stato arrestato dalle forze dell’ordine un giovane prete. L’accusa è pesante, avrebbe abusato di un minore che gli era stato affidato «per ragioni di istruzione e di educazione alla religione cattolica», come si legge in un comunicato della Questura di Enna.
La storia – A seguito di questo arresto la Procura siciliana ha pure lanciato un appello per incoraggiare altre vittime a non avere timore e a denunciare. Ai tempi delle violenze il ragazzino abusato aveva appena 16 anni. L’incubo era iniziato nel 2009 e sarebbe andato avanti fino al 2013. Dall’ordinanza di applicazione della misura cautelare al prete si legge chiaramente che di queste violenze ne era a conoscenza il vescovo Rosario Gisana il quale, in barba alla tutela del minore, verso la fine del 2019, avrebbe spedito in una altra diocesi – Ferrara – il presunto pedofilo, il quale non solo ha continuato a rimanere a contatto con altri ragazzi ma in seguito è stato pure ordinato sacerdote dalla Chiesa di Enna.
Le petizioni – Dopo l’arresto del prete nella diocesi di Enna sono partite due petizioni antitetiche sul web che rimbalzano da un sito all’altro a caccia di iscrizioni. La prima è di solidarietà al vescovo Gisana per difenderlo dall’accusa di avere insabbiato e trasferito il prete abusatore.
Sotto una foto in cui si vede Gisana che abbraccia Papa Francesco, si legge che di fronte agli attacchi «strumentali da parte di blogger, tendenti a denigrare e screditare l’operato del vescovo nella vicenda del sacerdote Giuseppe Rugolo la diocesi di Enna-Piazza Armerina vuole stringersi attorno al suo pastore per manifestargli vicinanza e solidarietà».
La seconda petizione, invece, sempre fatta circolare sui canali web, di segno opposto, invita Papa Francesco ad aprire gli occhi e prendere provvedimenti verso questo vescovo che pur avendo saputo da una delle vittime – nel 2014 – che c’erano violenze di mezzo ha ugualmente trasferito il sacerdote al Nord con la motivazione di sottoporsi a cure. “Il Vaticano sia coerente con il volere di Papa Francesco e rimuova monsignor Gisana” si legge nella petizione.
La prima denuncia arrivata alla diocesi di Enna diede effettivamente seguito ad una indagine previa da parte degli organi ecclesiastici e fu affidata a due preti del tribunale di Palermo, anche se non produsse alcun esito e finì nel nulla per difetto di competenza. Il prete in questione all’epoca era ancora seminarista.
Tuttavia nel gennaio di quest’anno alla presunta vittima è stato offerta da parte della diocesi di Enna diretta dal vescovo Gisana, tramite la Caritas, 25 mila euro come possibile risarcimento.
Papa Francesco – Proprio oggi, a proposito di vescovi insabbiatori, è arrivata la notizia che Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Porto-Santa Rufina di monsignor Gino Reali. Il vescovo – che ha 73 anni, due anni in meno rispetto all’età canonica di pensionamento – in una lettera ai fedeli della sua diocesi parla di “condizioni di salute” che non permettono di continuare, “il servizio attivo”. Tuttavia va ricordato che la diocesi da lui guidata fu coinvolta in un noto caso di pedofilia, quello di don Ruggero Conti, e monsignor Reali fu accusato dalle vittime proprio di favoreggiamento. Rete L’ABUSO
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