Prete con il “vizietto” ed ora imputato per adescamento di minori con l’aggravante di averlo compiuto nella qualità di ministro di culto. È successo anche questo nella diocesi di Piazza Armerina, da settimane al centro di uno scandalo su presunti abusi sessuali compiuti da un sacerdote ai danni di un ragazzo.
Una storia che si sarebbe registrata in città qualche anno addietro tanto da mettere in allarme gli inquirenti per il ruolo che ricopriva il sacerdote, ultrasettantenne, che un anno e mezzo fa è stato allontanato dai luoghi della fede perché già grande. Le voci sul suo allontanamento ruotavano attorno a querelle caratteriali con altri confratelli. Dissapori interni, venne detto, ma che nulla avevano a che fare con la realtà visto che ora emerge lo squallore del pressing da parte dell’anziano sacerdote nei confronti della ragazzina rimasta “vittima” di tanta benevolenza ma che alla base aveva un secondo fine, non certo relativo alla redenzione delle anime.
Il prete in questione, che aveva ricevuto una sorta di “riabilitazione” vescovile a tornare in città e celebrare messa con i fedeli in preghiera, è “cascato” in uno dei peccati che ad un prete non è concesso fare. In particolare quanto davanti al tuo cospetto c’è una ragazzina che, verosimilmente, chiede aiuto perché vive sulle spalle una situazione familiare pesante per la sua giovanissima età.
Il prete senza scrupoli sarebbe andato avanti fino a quando la ragazzina ha raccontato di quegli incontri in canonica. Una confidenza iniziale per la ragazzina, un’indagine dopo la presentazione della denuncia che ha aperto un solco nei rapporti “preti – fedeli”. E per confermare un quadro indiziario rilevante la minore ha dovuto ricostruire tutta la vicenda scabrosa alla presenza di un esperto in psicologia infantile.
Da quella ricostruzione, sotto alcuni aspetti dettagliata, è iniziato il processo per il prete. Secondo gli inquirenti il sacerdote in pensione avrebbe chiesto alla ragazzina di recarsi da sola in canonica e quando non c’era nessuno. Sarebbe stato lui, infatti, a stabilire gli orari in cui la giovane avrebbe dovuto andarlo a trovare.
Per conquistare la fiducia della giovane il sacerdote avrebbe fatto leva “sullo stato di indigenza e sui problemi familiari. Il prete, infatti, avrebbe saputo – forse in forza al suo ruolo sacramentale – tutte le questioni familiari che si vivevano tra le pareti di casa ed il dramma interiore che una adolescente può vivere in un contesto difficile, sia dal punto di vista sociale ma anche economico. Un dramma interiore per la presunta vittima, una escamotage per il prete che, inizialmente, avrebbe conquistato la fiducia di quella giovane che correva felice per le vie del quartiere e poi sarebbe diventata oggetto del desiderio altrui.
Una storia difficile da raccontare da parte della presunta vittima con una ferita nell’anima che sarà difficile da rimarginare perché quel prete, ritenuto un amico, era lì pronto a tradirla. Alla prima occasione.
(trascrizione da La Sicilia del 31 gennaio 2021) iannì vincenzo
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