La Cei pubblica due sussidi per le parrocchie. Non si sa se ridere o piangere di fronte a questi provvedimenti così ferrei.
L’unica cosa che si capisce è che esiste la consapevolezza da parte della CEI del potenziale pedofilo che esiste tra i preti italiani, frutto delle politiche criminali e dell’inerzia del Governi italiani che in 20 anni di crisi, mentre tutti gli altri paesi prendevano provvedimenti e intervenivano per arginare il problema, l’Italia, con la sua inerzia, ha creato sul suo territorio l’habitat ideale perchè il nostro paese diventasse un’isola felice per i pedofili in fuga.
In in Italia infatti, come poetete vedere dalla nostra mappa non solo si conta un altissimo numero di preti pedofili, più di 300, ma come emerge anche dal rapporto del Comitato per la tutela dell’infanzia delle Nazioni Unite, punto 21, l’Italia è un paese che non ha ancora posto in essere alcun tipo di intervento per affrontare il problema.
Secondo le stime, in Italia il potenziale di sacerdoti pedofili arriverebbe fino a 4.000 sacerdoti e le vittime fino a 1.000.000.
Francesco Zanardi
(ANSA) – ROMA, 29 SET – Evitare luoghi “appartati” per la confessione, fornire ai genitori orari precisi di inizio e fine delle liturgie, puntare sulla formazione degli educatori: “l’obiettivo è aiutarli a tenere gli occhi aperti anche su quei comportamenti o quelle situazioni che potrebbero mettere in pericolo i più piccoli“. La Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato due vademecum, da diffondere nelle parrocchie, per prevenire la piaga della pedofilia. Due manuali che aiutano dettagliatamente ad avere comportamenti sempre “consoni”, parola che ricorre spesso in questi sussidi a disposizione di sacerdoti e catechisti.
“I sussidi, pensati per formatori, educatori ed operatori pastorali, vogliono essere, senza alcuna pretesa di esaustività, strumenti di studio e di primo approfondimento per coloro che, all’interno delle équipe regionali, diocesane o interdiocesane, siano impegnati nella prevenzione di ogni forma di abuso in ambito ecclesiale“, spiega la Conferenza Episcopale Italiana.
Tra le regole ‘sacre’: “evitare che il sacerdote si ritrovi da solo con un minore nella propria abitazione“. Per quanto riguarda le attività dei piccoli chiamati a fare i chierichetti o a cantare in chiesa, “i minori, specie se piccoli, non vanno in alcun modo trattenuti oltre l’orario concordato con le famiglie. È da evitare la creazione di rapporti esclusivi con qualcuno, o la creazione di piccoli circoli elitari“.
Suggerimenti dettagliati arrivano anche per lo svolgimento di ritiri o campi estivi parrocchiali: “la distribuzione dei ragazzi nelle camere/camerate preveda sempre la presenza di almeno un educatore. Meglio scegliere strutture con camerate con almeno sei/otto posti letto ciascuna, in modo da poter avere presenti almeno due educatori“.
Negli oratori spesso si pratica anche sport e allora “la presenza dell’allenatore all’interno dello spogliatoio, situazione assai frequente, sia per ragioni pratiche di spazio sia per l’obbligo di vigilanza sui minori, impone particolare sobrietà e correttezza nel comportamento“.
Occhio anche all’uso delle nuove tecnologie: agli educatori è vietato, per esempio, “contattare un minore sui social media utilizzando profili personali falsi” o “fotografare o videoriprendere con qualsiasi strumento un minore, senza il consenso previo dei genitori dello stesso“.
Si spiega infine che l’abuso può esserci anche “senza contatto fisico“. “La cura e tutela dei minori è una priorità – sottolinea in conclusione la Cei – che vede da sempre impegnate le nostre parrocchie. Per rendere più efficace questo servizio educativo è decisivo che tutta la comunità si senta compartecipe e corresponsabile della custodia dei più piccoli“.
(ANSA) – ROMA, 29 Settembre , 17:03
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