Il Papa sarà il 25 e il 26 agosto in Irlanda per l’Incontro Mondiale delle Famiglie. Ma il dossier pedofilia rischia di pesare come un macigno e anche di oscurare il primo obiettivo che è appunto l’incontro con le famiglie che arriveranno a Dublino da tutto il mondo, già a partire da martedì 21. L’eco dell’ultimo scandalo, quello della Pennsylvania, arriva infatti fino a Dublino. Due sono i cardinali americani che hanno già cancellato la loro presenza all’evento, Donald Wuerl e Sean O’Malley, per seguire le vicende che stanno mettendo in grande difficoltà la Chiesa cattolica negli Stati Uniti. Ma anche dalla stessa Irlanda arriva l’appello affinché la questione degli abusi del clero sui minori sia tra i temi trattati dal Papa. Pronta per domenica 26 una manifestazione al Garden of Remembrance, nel pomeriggio, quando Francesco si appresterà a celebrare la messa conclusiva. “La verità conta. Senza la verità, non può esserci giustizia”, afferma il direttore esecutivo di Amnesty International Irlanda, Colm O’Gorman. Il timore è che la visita del Papa in Irlanda “ignorerà la necessità di riconoscere onestamente e rispondere al grave danno causato a molte persone dalle azioni e dai fallimenti delle istituzioni della Chiesa Cattolica Romana. Grave danno che è riverberato attraverso le generazioni, e che in qualche modo tocca ogni persona in Irlanda”, sottolineano gli organizzatori di ‘Stand for Truth’, come è stata chiamata l’iniziativa di domenica prossima. Ha già annunciato la sua partecipazione Marie Collins, ex vittima di pedofilia del clero ed ex componente della Pontificia Commissione per la Protezione dei minori, che si era dimessa in polemica con il Vaticano, soprattutto la Congregazione per la Dottrina della Fede, all’epoca guidata dal card. Gerhard Mueller, per la lentezza con cui procedevano le decisioni contro i preti pedofili. A chiedere una parola del Papa è anche l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin. “Non è sufficiente chiedere scusa”. “La mia speranza è che Papa Francesco – ha detto il vescovo – voglia sfidare la Chiesa in Irlanda a essere diversa. Il Papa deve parlare francamente del nostro passato, ma anche del nostro futuro. Abbiamo bisogno di una Chiesa che ispiri fiducia”. Il Nunzio a Washington, mons. Christophe Pierre, a margine del Meeting di Cl a Rimini, ha invece commentato la situazione negli Usa: “Vedo una preoccupazione seria dei vescovi e anche da parte del Papa. Dobbiamo aiutare questa Chiesa e il Santo Padre a superare questa crisi e questo scandalo”. Dall’America c’è poi la posizione del vescovo di Madison, Wisconsin, mons. Robert Morlino: “+ ora di ammettere che esiste una sottocultura omosessuale all’interno della gerarchia della Chiesa cattolica che sta devastando grandemente la vigna del Signore”. Ma lo scandalo della pedofilia non è l’unico problema che incombe sulla visita del Papa in Irlanda. Forti sono le polemiche sulla questione delle famiglie ‘arcobaleno’, con uno dei relatori, il padre gesuita James Martin, molto vicino alla comunità Lgbt. I tradizionalisti sono sul piede di guerra ed è stata lanciata una petizione on line per evitarne la partecipazione; secondo gli organizzatori sarebbero state già raccolte 10mila firme.
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