Il pontefice ha scritto direttamente ai fedeli: “Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono”
RIMINI. “Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli”. Dopo le parole di ieri del nunzio a Washington, Christophe Pierre, che al Meeting di Rimini ha detto che in merito allo scandalo della Pennsylvania – un’indagine che mette impietosamente sotto accusa 301 sacerdoti e riporta alla luce violenze inaudite su minori – il Papa è preoccupato, è direttamente Francescoa prendere la parola in una “Lettera al Popolo di Dio” pubblicata oggi e interamente dedicata alla pedofilia da parte del clero. Un’iniziativa che ricorda la lettera di Benedetto XVI nel 2010 scritta direttamente ai cattolici d’Irlanda dopo gli scandali degli insabbiamenti, parole drammatiche che non nascondono l’omertà della Chiesa in merito.
La pedofilia, scrive Francesco, è “un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità”. E ancora: “Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi”.
Papa Bergoglio da tempo ha scelto di stare dalla parte delle vittime. Molte ne ha incontrate in Vaticano, anche in via riservata: “Le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte”, ha dichiarato la sala stampa vaticana tre giorni fa in un comunicato dedicato alla Pennsylvania. Ieri, tuttavia, era stato l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, a chiedere qualcosa di più: “Non è sufficiente chiedere scusa – ha detto -. La mia speranza è che Francesco voglia sfidare la Chiesa in Irlanda a essere diversa”. E oggi Francesco scrive: “Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità”. Per poi proseguire: “Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità”.
Francesco punta il dito contro le omissioni della Chiesa: “Oggi – scrive – siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito. Se in passato l’omissione ha potuto diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo ed esigente, diventi il nostro modo di fare la storia presente e futura, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e specialmente le vittime di ogni tipo di abuso possano trovare una mano tesa che le protegga e le riscatti dal loro dolore. Tale solidarietà ci chiede, a sua volta, di denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona. Solidarietà che reclama la lotta contro ogni tipo di corruzione, specialmente quella spirituale”.
Francesco cita direttamente il report della Pennsylvania. Scrive: “Negli ultimi giorni è stato pubblicato un rapporto in cui si descrive l’esperienza di almeno mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano di sacerdoti, in un arco di circa settant’anni. Benchè si possa dire che la maggior parte dei casi riguarda il passato, tuttavia, col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte”. Secondo il Papa, infatti, “le ferite non vanno mai prescritte”. E in proposito cita la promessa contenuta nel Magnificat: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”. “Proviamo vergogna – confida Francesco – quando ci accorgiamo che il nostro stile di vita ha smentito e smentisce ciò che recitiamo con la nostra voce. Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli”.
Francesco ripete anche le parole dell’allora cardinale Ratzinger quando, nella Via Crucis scritta per il Venerdi’ Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime e con forza disse: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci”.
http://www.repubblica.it/esteri/2018/08/20/news/papa_francesco_con_vergogna_e_pentimento_ammettiamo_di_aver_abbandonato_i_piccoli_lettera_del_papa_sulla_pedofilia-204511557/
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