Indagine nell’arcidiocesi di Boston. Due ex seminaristi hanno diffuso delle accuse via social. Il cardinal O’Malley ha optato, sin da subito, per la linea dura
In molti si ricorderanno del caso Spotlight. Quando i giornalisti del Boston Globesmascherarono la strutturalità di un fenomeno, quella relativa a circa settanta sacerdoti resisi responsabili di abusi ai danni di minori, era il 2002.
L’arcidiocesi della città americana, nel corso di queste settimane, potrebbe essere finita nel mezzo di una nuova bufera.
Il cardinale cappuccino Sean O’Malley ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. Qualcuno vocifera che l’indagine ordinata riguarderà presunti abusi che sarebbero stati perpetrati all’interno del seminario di St’John. Ma nessuna ipotesi è escludibile allo stato attuale. L’arcidiocesi della città americana è presieduta dallo stesso importante porporato americano.
O’Malley venne chiamato a sostituire il dimissionario cardinale Law, messo ‘sotto scacco’ dagli inchiestisti della squadra del Boston Globe per insabbiamenti operati in favore dei consacrati di cui sopra. Dall’avvento di O’Malley in poi, la Chiesa cattolica americana ha iniziato a pubblicare i nomi degli accusati e a risarcire le vittime.
Quando si è trattato di pagare le persone che avevano subito violenze sessuali, O’Malley ha anche optato per vendere alcuni beni ecclesiastici. L’arcivescovo di Boston, insomma, è considerato un acerrimo nemico della pedofilia e della efebofilia. Si dice che il suo unico pensiero sia quello di sgominare, una volta per tutte, la piaga della pedofilia.
Le accuse che hanno portato a questa decisione sono state mosse, attraverso i social, da due ex seminaristi, così come riportato dalla Cna. La natura delle eventuali imputazioni non è ancora stata chiarita. Si sa che il cardinale statunitense, che di recente è stato confermato da Papa Francesco al vertice della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e che è anche un membro del C9, ha intimato a James Moroney, rettore del seminario in questione, di prendersi un periodo di pausa: forse un anno.
Il controllo servirà a verificare “la cultura del seminario riguardo agli standard personali previsti e richiesti ai candidati al sacerdozio, e qualsiasi questione relativa al seminario di molestie sessuali o altro forme di intimidazione o discriminazione”.
Non si può escludere, quindi, che l’indagine non riguardi episodi di pedofilia, ma tutt’altro. O’Malley, stando a quanto raccontato da In Terris, ha dichiarato che: “Le accuse fatte questa settimana sono fonte di seria preoccupazione per me come arcivescovo di Boston. Il ministero del sacerdozio cattolico – ha sottolineato – richiede un fondamento di fiducia con il popolo della Chiesa e la più ampia comunità in cui i nostri sacerdoti servono. Sono determinato – ha concluso – a far sì che tutti i nostri seminari siano in grado di fornire questo livello di fiducia e prestare la formazione necessaria affinché i sacerdoti possano vivere una vocazione esigente di servizio nella nostra società contemporanea”.
La diocesi di Boston nell’occhio del ciclone? In caso, questa volta, la linea annunciata sarà dura sin dagli albori dell’esplosione del possibile scandalo.
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