di Sara Gandolfi
«Era uno scambio di affetto», nulla più. Don Paolo Glaentzer, parroco di San Rufignano a Sommaia, ammette l’«errore», perché quella bambina di 11 anni a lui sembrava più grande. E si affida a Dio. L’ha sottoposta a violenza sessuale, più volte, per un errore di età. Nulla più.
La preghiera, se un Dio esiste, non basterà. Nell’al di qua, però, don Paolo non è solo. C’è un orribile silenzio intorno ai 140 sacerdoti condannati in via definitiva o reo confessi di reati sessuali e molestie a danno di minori in Italia dal 2000 ad oggi. E’ la lista (parziale!) messa online dalla Rete L’abuso, creata diciotto anni fa da un gruppo di vittime di preti pedofili. I casi sommersi sono molti di più. Nel mondo, decine di migliaia.
La Chiesa tace, il femminismo tace, #metoo tace. Mentre ci inchiniamo indignati all’ultima denuncia della star di Hollywood – e nessuno nega l’importanza del movimento – ci sono bambini e bambine che nel silenzio sono violati, molestati, manipolati, oltraggiati proprio da chi dovrebbe «salvarli». Le vittime, come la piccola in Toscana, magari poi vengono allontanate dalle famiglie. In genere povere, emarginate, spesso «aiutate» dalla parrocchia. Squallida, triste, umana realtà. Quella dei bassifondi che non vogliamo vedere, quella che fingiamo di ignorare.
Mi domando: perché don Paolo era lì, in quella parrocchia, a fare il «pastore di anime»? Perché domani ce ne saremo tutti dimenticati? E perché la Chiesa preferisce il silenzio?
https://27esimaora.corriere.it/18_luglio_30/don-paolo-quella-bambina-11-anni-140-preti-condannati-reati-sessuali-0abb5772-943d-11e8-827e-24bcbc32092b.shtml
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