L’ex arcivescovo di Washington accusato di abusi su minori verso il processo canonico. Il cardinale asutraliano Wilson rinuncia alla carica. Mentre fa scalpore il filone sudamericano.
iù che tolleranza zero nei confronti di chi abusa, nella Chiesa ha prevalso, per lungo tempo, un meccanismo di occultamento costante dei colpevoli delle aggressioni sessuali contro i minori. Un ingranaggio fatto di coperture e complicità che, pur essendo stato colpito negli ultimi anni da una generale presa di coscienza delle gerarchie ecclesiastiche a seguito di imponenti campagne mediatiche, sembra aver infine subito una ulteriore stretta negli ultimi mesi. Il 30 luglio papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Adelaide, in Australia, di monsignor Philip Edward Wilson condannato il 3 luglio scorso a 12 mesi di carcere per aver coperto alcuni abusi sessuali su minori perpetrati da un sacerdote suo collega negli Anni 70.
LA RINUNCIA ALLA PORPORA CARDINALIZIA DI MCCARRICK
Sempre in questa direzione va la rinuncia alla porpora cardinalizia dell’ex arcivescovo di Washington (2000-2006), Theodore McCarrick, accompagnata dall’obbligo – stabilito dal papa – «di rimanere in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte siano chiarite dal regolare processo canonico». L’ormai ex cardinale, per lunghi anni una delle personalità più influenti della Chiesa americana, è sotto indagine in seguito alla denuncia presentata contro di lui per abusi sessuali su un minore che avrebbe commesso 45 anni fa nella diocesi di New York quando ancora era un semplice prete. Una commissione d’indagine della stessa diocesi ha riconosciuto «fondate e credibili» le accuse rivoltegli.
LE DENUNCE INASCOLTATE DI PADRE RAMSEY
Successivamente, tuttavia, è emerso un quadro assai più complesso: McCarrick, passato attraverso diverse diocesi degli Stati Uniti nel corso della sua carriera, era in realtà ‘noto’ in vari ambienti ecclesiastici per comportamenti scorretti – sotto il profilo sessuale – con adulti, seminaristi, ragazzi. Un altro capitolo riguarda poi il modo in cui lui stesso ha trattato i casi di pedofilia accaduti sotto il suo governo nei vari incarichi che ha ricoperto. Non solo, sono pure emersi i tentativi interni alla Chiesa di fermare la carriera di McCarrick: sia la nunziatura negli Stati Uniti che lo stesso Vaticano vennero avvertiti dei comportamenti e degli abusi commessi dall’arcivescovo quando quest’ultimo venne nominato da Giovanni Paolo II, nel 2000, alla guida della strategica diocesi di Washington. A mettere nero su bianco la denuncia fu un sacerdote, padre Boniface Ramsey, come riportato dalla stampa americana, che non esitò a lanciare l’allarme, ma la cosa non ebbe alcun seguito.
L’ALLONTANAMENTO E IL PROCESSO CANONICO
Nelle ultime settimane, il caso McCarrick è diventato per i media e l’opinione pubblica d’Oltreoceano, l’ennesimo episodio di questa infinta galleria degli orrori che ha scosso la Chiesa statunitense; la novità, tuttavia, è costituita dal fatto che, questa volta, la denuncia è arrivata dall’interno delle stesse diocesi coinvolte, un segnale importante. Da qui, del resto, i primi provvedimenti presi dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, nei confronti dell’arcivescovo emerito di Washington cui veniva indicato di non esercitare più pubblicamente il proprio ministero sacerdotale. Quindi, il 28 luglio, il provvedimento più duro con pochi precedenti nella storia: le dimissioni da cardinale. Tutto bene? Quasi: perché McCarrick – che in ogni caso si è sempre dichiarato innocente – ha ormai 88 anni e in base alla legge della Chiesa i porporati che superano gli 80 anni non possono più votare in un eventuale conclave. Resta comunque il clamoroso allontanamento dal sacro collegio, la perdita dello status. Ora ci sarà un processo canonico.
MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO NEL MIRINO
La vicenda americana ha una sua gravità incontestabile: negli Stati Uniti, infatti, una ventina di anni fa è scoppiato sotto forma di bomba mediatica lo scandalo degli abusi sui minori da parte del clero provocando un terremoto le cui conseguenze nefaste per la credibilità della Chiesa sono tuttora vive. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti, e certamente l’episcopato americano ha reagito, stabilito procedure, adottato politiche nuove, costituito commissioni d’indagine interne. Molto è stato fatto anche dalla Santa Sede. E però il bubbone ha radici profonde nella Chiesa: col passare del tempo, infatti, i nuovi casi che vengono alla luce sempre più frequentemente coinvolgono, per responsabilità dirette o indirette (gli insabbiamenti), membri del collegio cardinalizio.
IL CASO DEL CARDINAL PELL SCUOTE L’AUSTRALIA
Non è una buona notizia per la Chiesa che proprio su un terreno tanto drammatico e complesso (anche sotto il profilo dei comportamenti sessuali, della morale, della disciplina) non sembra trovare – almeno per ora – una soluzione alla vicenda, e probabilmente sarà ancora così per diverso tempo. Si tenga presente che in Australia oltre alla rinuncia di Wilson, è sotto processo l’ex prefetto della Segreteria per l’Economia del Vaticano, il cardinale George Pell, anche lui indagato per episodi avvenuti qualche decennio addietro. Lo stesso Pell era stato chiamato in causa da almeno due commissioni d’indagine governative australiane sugli abusi sui minori per aver coperto e insabbiato alcuni episodi gravi in passato. La vicenda di McCarrick, tuttavia – come altre simili – dimostra quanto l’omertà e il silenzio siano durati, e quanto sia stato difficile e faticoso romperli.
IL FILONE CILENO: IL CASO JARADIMA ED EZZATI
Lo stesso, del resto, è avvenuto con il filone cileno dello scandalo pedofilia, nato intorno alle coperture che il vescovo Juan Barros aveva dato agli abusi commessi da un prete influente e legato al potere, Fernando Karadima (leggi anche: abusi su minori, i fantasmi cileni che tormentano Francesco). Il papa, in un primo tempo, ha difeso Barros, poi è tornato sui suoi passi, ha ammesso di essersi sbagliato, ha fatto compiere nuove indagini su questo e altri simili accaduti in Cile e infine nel Paese sudamericano si è aperto un vaso di Pandora di vicende oscure. In questo caso giustizia civile e canonica si sono incrociate e lo faranno ancora. Da ultimo la Procura ha indagato il cardinale Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago del Cile, per non aver denunciato i gravissimi reati di stupro commessi da un sacerdote, Oscar Munoz, suo stretto collaboratore. L’ipotesi di reato – perché di questo si tratta – è di nuovo quella che l’arcivescovo abbia coperto i reati. Fra l’altro la giustizia cilena chiederà al Vaticano gli atti delle indagini condotte dagli inviati del papa in questi mesi.
DAL 1960, 158 MEMBRI DEL CLERO SOTTO INCHIESTA E 267 VITTIME
Si tenga presente che nel Paese sudamericano sono aperte numerose indagini per abusi sui minori: in un arco temporale, ha spiegato di recente la Procura generale cilena, che va dal 1960 a oggi, un totale di 158 membri del clero sono finiti sotto inchiesta fra sacerdoti, vescovi, diaconi, religiosi appartenenti a ordini o congregazioni. Le vittime identificate sono 267, di queste 178 bambini e adolescenti. Il Cile, insomma, sembra avviato ad accodarsi a quel gruppo di altri Paesi in cui lo scandalo ha avuto dimensioni enormi: gli Stati Uniti, appunto, poi l’Irlanda e l’Australia. La rivista dei gesuiti America ha scritto sul caso McCarrick un severo editoriale nel quale ha chiesto alla leadership della Chiesa di assumersi ogni responsabilità, cosa che fino a ora non ha fatto, senza scaricare le responsabilità sulla «cattiva stampa» ma cercando di promuovere davvero «una cultura nella quale le vittime di abusi e molestie vengano sostenute nella loro decisione di affrontare coloro che le hanno maltrattate». Al contempo ha invitato l’opinione pubblica cattolica, includendo se stessa, a non esitare più di fronte a questa vicenda.
https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2018/07/30/pedofilia-cardinale-theodore-mccarrick-stati-uniti-philip-edward-wilson-adelaide/222310/
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