Il caso sarà esaminato in una conferenza a Ginevra. A farlo davanti a un consesso internazionale sarà chiamato Francesco Zanardi, presidente dell’associazione “Rete Abuso”, da anni in prima linea per combattere la piaga della pedofilia del clero. E oggi la vicenda torna in tribunale.
I caso Galli-Delpini finisce all’Onu. La vicenda del prete milanese imputato in un processo di abusi sessuali nei confronti di un ragazzo di 15 anni verrà portata il 7 giugno alla sede delle Nazioni unite di Ginevra, come esempio italiano all’interno di una conferenza mondiale sulle violenze nei confronti dei minori, organizzata dall’Eca (Ending clerical abuse) e destinata alla ribalta internazionale dopo il terremoto delle dimissioni in blocco dei 34 vescovi cileni accusati di omertà da papa Francesco.
La storia ricostruita davanti al giudice di Milano risale al dicembre 2011 e la sua particolarità sta nella gestione ambigua, poco trasparente da parte dell’allora vicario episcopale Mario Delpini (futuro arcivescovo di Milano) e del responsabile dei giovani sacerdoti Pierantonio Tremolada (attuale vescovo di Brescia).
I due alti prelati, pur essendo a conoscenza fin da subito del comportamento di don Mauro Galli – portò nel suo letto un minore che lo accusò di aver abusato di lui – decidono di non denunciare il fatto e si limitarono a trasferire il giovane prete da Rozzano a Legnano, da due a quattro oratori, sempre a contatto con gli adolescenti. E per più di due anni promettono ai genitori della vittima un percorso di giustizia iniziato solo dopo la denuncia alla polizia di Stato.
In un audio registrato durante una conversazione lo stesso monsignor Tremolada ammette “Lo abbiamo trasferito in un altro oratorio, siamo stati imprudenti”. In una lettera di scuse ai famigliari del ragazzo, il cardinale Angelo Scola scrive che l’intera vicenda è stata “gestita in modo maldestro” dai suoi collaboratori. Un’altra particolarità che rende indecifrabile e al tempo stesso interessante la vicenda è la consapevolezza del Vaticano in tutto ciò al momento di promuovere Delpini a responsabile della più grande diocesi d’Europa e Tremolada nella cattolicissima Brescia. Con lettera firmata dal nunzio apostolico Adriano Bernardini, il 22 marzo 2016 la Santa Sede avverte i genitori del ragazzo di avere acquisito e protocollato tutta la documentazione sul caso.
Quando papa Francesco ufficializza le promozioni il dossier dovrebbe essere sulla sua scrivania, a meno che una mano poco santa non lo abbia nascosto. Tutto ciò sarà ricostruito il 7 giugno a Ginevra anche grazie agli articoli pubblicati da La Verità quasi in solitudine. A farlo davanti a un consesso internazionale sarà chiamato Francesco Zanardi, presidente dell’associazione “Rete Abuso”, da anni in prima linea per combattere la piaga della pedofilia nel clero. Il congresso, che si terrà due settimane prima della visita pastorale di papa Francesco in Svizzera, arriva in un momento molto delicato per le vicende cilene, e la storia di don Galli non sembra essere lontana dai pensieri del Pontefice. A fine giugno il Papa nominerà 14 nuovi cardinali, tre dei quali italiani: Angelo De Donatis (Roma), Giovanni Angelo Becciu (Segreteria di Stato) e Giuseppe Petrocchi (L’Aquila). Nessun accenno a Delpini, anche se prima dell’esplosione del caso l’arcivescovo era considerato in pole position per un’ulteriore promozione.
Il caso che da tempo crea imbarazzo e sconcerto nell’arcidiocesi di Milano torna in aula questo pomeriggio per un passaggio cruciale: sarà interrogato proprio don Mauro Galli, che quella sera del 21 dicembre 2011 invitò un ragazzino di Rozzano a “dormire nel lettone” e durante la notte “lo abbracciò da dietro per impedirgli di cadere dal letto”. La vittima, che ha raccontato ben altra versione, ha dovuto affrontare l’inferno della frustrazione, della paura, dell’autodistruzione prima di rivedere sprazzi di serenità. E da sette anni chiede giustizia.
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