Su Vatican Insider di oggi, il vaticanista Andrea Tornielli torna all’attacco (della presunta vittima) sul caso di don Mauro Galli che vedrebbe coinvolto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, ed espone una sua pittoresca tesi di difesa (del prelato) che parte già malissimo per il solo fatto che, contrariamente ai colleghi, la sua è l’unica interpretazione di quel fascicolo (che dice di aver letto) che solleverebbe monsignor Delpini da ogni responsabilità.
La tesi di Tornielli gira tutta su un’analisi di una superficialità grottesca, infatti il cavillo sul quale insiste è il fatto che, nell’immediato, la presunta vittima non abbia dato una dettagliata versione dell’evento sessuale, limitandosi a denunciare soltanto che il prete lo abbia portato a dormire nel suo letto e ci sia stato un contatto fisico.
Premesso che, nella quasi totalità dei casi, neppure le vittime adulte di violenza sessuale riescono a dettagliare nell’immediato la sequenza delle violenze subite, perché il trauma è così violento da richiedere del tempo per essere metabolizzato e rielaborato da chi lo subisce, dobbiamo tener conto di questo e del fatto che, in questo caso, non parliamo di un adulto, ma di un 15enne particolarmente fragile e che il suo presunto abusante non era “uno a caso”, ma il suo padre spirituale.
Ignorando il fatto che da parte di don Mauro Galli c’è stata una sorta di premeditazione, consistita nell’aver dato ad intendere al ragazzo, ed ai genitori, che non fosse il solo a dormire in parrocchia quella notte;
ignorando l’immediata ammissione di don Mauro che non ha negato ai superiori, tra cui Delpini, di aver dormito col ragazzo ed averlo abbracciato, rimproverandosi soltanto di aver commesso una grave leggerezza;
ignorando il fatto che la mattina successiva la scuola fu costretta a chiamare la madre del ragazzo chiedendo di andarlo a prendere perché era in evidente stato di shock;
ignorando il parere della psicoterapeuta che lo ha soccorso nell’immediato, ignorando tutto questo Tornielli ribalta completamente la situazione, attaccandosi allo stress post-traumatico della presunta vittima che nell’immediato, è vero, non ha avuto la forza di dettagliare i particolari sessuali di quella notte, ma ha denunciato l’accaduto e comunque va detto che, se non fosse neppure riuscita a denunciare nell’immediato, lo stato di shock in cui versava la mattina dopo avrebbe – come di fatto è avvenuto per tutti, tranne Delpini – dato un segnale inequivocabile che qualcosa di devastante era accaduto.
Stando alla tesi di Tornielli, che contrasta addirittura con le dichiarazioni dello stesso monsignore che a tutti i costi pare voler scagionare: Delpini nella sua deposizione alla p.g. dichiara che don Carlo Mantegazza al telefono gli ha parlato immediatamente di abusi. Quindi, tesi a parte, Tornielli ci faccia capire: vuole forse dire che Delpini avrebbe mentito in quella deposizione ?
Dall’audizione in aula di don Mantegazza e di don Rivolta emerge chiaramente non solo che la situazione era chiara da subito, ma era così tanto chiara che i due sacerdoti non erano d’accordo con la leggerezza di monsignor Delpini che, malgrado tutto, decise comunque di trasferire don Galli a Legnano, ancora con i minori.
In aula sono state anche molto chiare le deposizioni della fidanzatina del ragazzo, come quella di don Rivolta. Entrambi hanno incontrato il minore il giorno stesso e ne hanno descritto le condizioni. Forse Tornielli, non essendo presente in aula, non ha avuto modo di leggere neppure le trascrizioni di quelle deposizioni.
Se vogliamo essere onesti va detto che, da quanto emerge, Delpini ha dimostrato di non essere stato all’altezza della situazione. L’ha sottovalutata e non solo, ha persino omesso di seguire le più basilari indicazioni date dalle Linee Guida della Santa Sede che prevedevano almeno un’indagine più approfondita, inoltre, ad oggi, non ha incontrato una sola volta il ragazzo per chiedere la sua versione dei fatti.
E anche qui Tornielli ci spieghi: non lo ha incontrato perché voleva insabbiare il caso, o perché quanto aveva appreso era già di per sè inequivocabile ?
Francesco Zanardi
Presidente Rete L’ABUSO
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