La denuncia dell’ex escort Mangiacapra: milletrecento pagine con chat e video a luci rosse
C’è il prete che paga i suoi occasionali compagni con ricariche su Postepay, il monsignore che gira in auto di lusso spacciandosi per diplomatico e promettendo posti da autista. C’è il professore di religione che predica il Vangelo ai suoi alunni e poi si presenta in videochat mentre compie atti di autoerotismo. C’è il seminarista che sfugge alla solitudine chattando sul sito per incontri gay «Grindr» dove recupera altri amici per serate hard. E ancora: il sacerdote che vanta la sua amicizia con una star italiana della musica pop e che non rinuncia alle serate a luci rosse. Ci sono foto di sacerdoti giovani e palestrati che si mostrano nudi e discutono di appuntamenti hot. Ma c’è anche di peggio: come un sacerdote sotto processo per pedofilia che continua a invitare amici e consumare rapporti sessuali (si spera non con minori). Un corposo dossier di 1.300 pagine quello raccolto da Francesco Mangiacapra, ex avvocato e ormai ex escort di molti sacerdoti. Un plico con nomi e cognomi, ma anche immagini esplicite, numeri di telefono e fotogrammi di chat che ritraggono almeno cinquanta tra preti e seminaristi la maggior parte dei quali sparsi nel Mezzogiorno (ma anche due che prestano la loro opera non lontano dal Vaticano). Una rete di preti che, in barba al voto di castità, praticano tranquillamente sesso tra loro e con escort maschi a pagamento.
Mercoledì scorso quel dossier è stato consegnato da Mangiacapra nelle mani di monsignor Luigi Ortagli, della cancelleria della Curia di Napoli. Ieri la Curia ha diffuso una nota con cui si fa sapere che «il materiale verrà opportunamente esaminato per essere trasmesso alle Diocesi interessate per le necessarie valutazioni». La Curia insomma vuole vederci chiaro e avvia un’indagine su quello che rischia di diventare un clamoroso scandalo, l’ennesimo dopo il disvelamento degli incontri hard che hanno portato all’allontanamento nei mesi scorsi dell’ex sacerdote di Santa Maria degli Angeli al Monte di Dio. Tre sono i sacerdoti napoletani che compaiono nel dossier. Almeno una dozzina le diocesi interessate. Per la Campania oltre a Napoli, Pozzuoli, Caserta e Salerno. Molti anche i casi registrati in Basilicata, in Puglia, in Calabria e in Sicilia. Insomma, si tratta di un terremoto nella Chiesa annunciato già nei mesi scorsi, quando Francesco Mangiacapra pubblicò il libro «Il numero uno», le memorie di un escort, in cui squarciava il velo sulle abitudini sessuali di molti uomini di chiesa.
Resta una domanda di fondo: perché un escort decide di tradire la fiducia dei suoi clienti e di metterli alla berlina? Risponde Mangiacapra: «Ormai sono un ex escort perché a trent’anni e passa mi ritengono troppo vecchio per quelle cose lì e io ho deciso di smettere con quella vita». E dunque cos’è, una vendetta? «No, io non ho mai ricattato nessuno. Ho denunciato — e non sono solo in questa mia scelta — è perché ritengo che dobbiamo smascherare una grave ipocrisia. I preti si oppongono alla libertà sessuale, condannano in pubblico ciò che loro perseguono in privato e segretamente. La libertà sessuale degli individui è sacra, è la base di tutte le libertà, ecco perché anche la loro privacy mi appare secondaria rispetto alla promozione della loro stessa dignità, all’accettazione di sé, costi quel che costi».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/18_febbraio_26/inchiesta-preti-gay-c-anche-caso-pedofilia-chat-gli-incontri-luci-rosse-sacerdoti-939a229e-1ac1-11e8-8fbe-7a22bfa20835.shtml
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