L’Italia non sa i numeri della pedofilia in tonaca perchè non esiste una banca dati ufficiale degli abusi sessuali sui minori commessi dai sacerdoti.
Un buco nero per il quale il Governo Prodi aveva stanziato un finanziamento caduto nel vuoto e che Rete l’Abuso cerca di colmare spulciando articoli di giornale e sentenze: “In quindici anni di attività, abbiamo censito qualcosa come 140 preti condannati in via definitiva o reo confessi, e altrettanti indagati o che hanno fatto perdere le proprie tracce”, precisa Francesco Zanardi, Presidente dell’associazione che si occupa delle vittime di abuso offrendo assistenza legale gratuita e che fa da osservatorio sul territorio stilando una mappa, sul modello del registro dei sex offender dell’FBI, con nomi, cognomi e luoghi di residenza dei preti pedofili.
Un buco nero anche legislativo, quello italiano, che non ha visto intervenire nessuna forza politica e nessun membro del Governo nemmeno dopo lo scandalo scoppiato in Europa nel 2009: 2500 vittime di violenze, avvenute tra gli anni ’40 e gli anni ’80, solo negli istituti ecclesiastici irlandesi.
L’interrogazione parlamentare (QUI il testo integrale) presentata il 27 novembre scorso al Parlamento italiano dal deputato savonese Matteo Mantero del M5S, è dunque “un passo molto importante per noi perché è la prima pietra posata dal Governo che, in tutti questi anni di scandali, non ha mai fatto nulla” – sottolinea Zanardi che aggiunge: “Rete l’Abuso ha redatto questa interrogazione insieme a Mantero basandosi sulle raccomandazioni rivolte dall’ONU alla Santa Sede nel 2014″.
Preoccupata per il rifiuto da parte della Chiesa di collaborare con le autorità giudiziarie e le commissioni d’inchiesta, infatti, la Commissione per i Diritti dei Bambini delle Nazioni Unite chiedeva, in particolare, che la Chiesa rendesse accessibili i propri archivi in modo da poter processare “non solo chi ha abusato ma anche chi ha coperto i crimini sottostando al codice del silenzio imposto ai membri del clero sotto pena di scomunica”.
Alle raccomandazioni il Vaticano avrebbe dovuto rispondere entro il primo settembre di quest’anno ma, ad oggi, c’è stato solo silenzio.
È anche per rompere questa omertà che “con l’interrogazione chiediamo al Governo di assumere delle iniziative per promuovere lo scambio di informazioni e introdurre strumenti di cooperazione per prevenire e reprimere gli abusi sessuali commessi su minori dai ministri di culto in Italia” conclude Zanardi che ci tiene a precisare che nascondersi dietro ai Patti Lateranensi è uno specchietto per le allodole perché “la pedofilia non è mica una libertà religiosa”.
Simona Tarzia
Preti pedofili: da Rete l’Abuso e M5S arriva in aula la prima interrogazione parlamentare
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