Città del Vaticano – Che fine farà l’accordo sul clima, una analisi sul Medio Oriente in subbuglio e il fattore religioso per contenere gli estremismi. Il premier canadese Justin Trudeau, reduce dal G7 di Taormina e da una visita ai terremotati di Amatrice, è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. Una udienza a porte chiuse durata 36 minuti. C’è chi ha notato che con Donald Trump, ricevuto cinque giorni fa, Francesco si era intrattenuto un po’ di meno, 30 minuti, ma tant’è. Trudeau ha rinnovato l’invito a Bergoglio a visitare il Canada e secondo il portavoce del premier l’invito al Papa avrebbe come scopo quello di sollecitare un pubblico mea culpa per il ruolo svolto dalla Chiesa canadese nel passato. Sotto la lente di ingrandimento i metodi educativi delle «scuole residenziali», istituti dove venivano iscritti i bambini delle popolazioni native dopo essere stati strappati alle famiglie di origine e allontanati dalle lingue e tradizioni dei loro popoli.
In Canada vi è un ampio dibattito pubblico in materia che mette in evidenza le violenze subite da tanti bambini sradicati dalle proprie radici culturali. Le scuole residenziali canadesi furono finanziate – tra il 1840 e il 1996 – dal governo federale canadese e gestite dalla Chiesa cattolica e da altre Chiese. La visita sarebbe anche una risposta al Rapporto 2015 del Governo Canadese sui nativi, che contiene oltre 90 raccomandazioni per il Governo, una delle quali invoca proprio che il Papa possa recarsi in Canada per chiedere scusa per le scuole residenziali che hanno contribuito in modo determinante all’estinzione delle culture e lingue locali.
Ad accompagnare Trudeau nella biblioteca apostolica c’era la moglie, Sophie. Il Papa gli ha donato i suoi tre documenti – “Laudato sii”, “Amoris laetitia” e “Evangelii
gaudium” – e la medaglia del quarto anno di pontificato che raffigura la misericordia. Il Papa ha offerto (esattamente come ha fatto con Trump) una copia del suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, spiegando di avere firmato una copia appositamente per lui.
Il premier canadese ha ricambiato con una opera in sei volumi intitolata Relations des jesuites sur le Canada, scritta nel 1672 e alcuni fogli incorniciati, un vocabolario redatto dai gesuiti dell’epoca. Il Papa ha replicato: «Sì, sì è abitudine dei gesuiti» missionari trascrivere le parole delle lingue native, studiarle e comporre dei vocabolari.
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_trudeau_canada_mea_culpa_nativi_udienza_vaticano-2470369.html
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