di Carlo Troilo, Associazione Luca Coscioni
Papa Francesco, dopo aver indetto il Giubileo straordinario – piombato a tradimento su “una città terremotata”, per dirla alla Bertolaso – sembra poco attento alla misericordia, che si deve innanzitutto ai bambini: a parte, naturalmente, le consuete e generiche frasi “buoniste”. Per i bambini – verrebbe da dire – nessuna misericordia.
Due vicende a sostegno di questa affermazione.
La prima vicenda: il Cardinale Pell e i preti pedofili australiani
Mentre i romani escono commossi dalle sale in cui si proietta Spotlight (storia della coraggiosa battaglia di un gruppo di giornalisti di Boston per smascherare le centinaia di preti pedofili ed il loro protettore, il Cardinale Law), si aggira indisturbato per Roma “l’insabbiatore capo” di una vicenda analoga che ha travolto la Chiesa Cattolica australiana, il Cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e Sydney.
Dalle deposizioni di Pell dei giorni scorsi alla Royal commission governativa australiana emerge un quadro agghiacciante: centinaia di bambini e bambine molestati e stuprati, marchiati per sempre dall’orrore delle loro storie. E dall’altro lato le risposte di Pell, arroganti o al massimo imbarazzate, come quelle di Eichman raccontate da Hanna Arendt ne “La banalità del male”: da quella minimizzante (“forse avrei dovuto essere più attento”) fino a quella da caserma (i preti che molestano i bambini “sono come i camionisti che molestano le autostoppiste: non sarebbe appropriato che i dirigenti di quella compagnia di trasporti fossero considerati responsabili”).
Eccolo a Roma, questo individuo indegno, di cui da decenni si conoscono le malefatte. Eppure Papa Francesco, anziché farlo rinchiudere nelle carceri vaticane (i piemontesi hanno tolto allo Stato Pontificio la goduria della pena di morte, ma gli hanno lasciato come contentino le carceri), lo ha nominato prima (il 13 aprile 2013) membro del gruppo di cardinali chiamati a consigliarlo nel governo della Chiesa universale e a studiare un progetto di revisione della Curia romana e poi (il 24 febbraio 2014) “primo prefetto della Segreteria per l’economia” (salvo poi a brontolare per le spese pazze cui Pell, forte del suo incarico, si è abbandonato nelle sartorie e nei negozi di antiquariato romani).
Per chiudere su Pell, ricordo che a Roma sono venuti, in questi giorni, alcuni familiari delle vittime dei preti pedofili “coperti” dall’alto prelato. Uno di loro, Anthony Foster, è il padre di due bambine molestate da un prete (una si suicidò, l’altra è su una sedia a rotelle dopo un incidente causato dall’alcolismo). Mentre scrivo, essi attendono ancora di essere ricevuti dal “Papa della misericordia”.
La seconda vicenda: Il Cardinale Bertone e il Bambin Gesù
Tarcisio Bertone è un atletico ultra ottantenne che ha ricoperto numerose alte cariche nella gerarchia vaticana ed è stato “chiacchierato” in altrettanto numerose vicende finanziarie (fra quelle che ricordo, l’eredità Gerini ed i finanziamenti alla Lux Vide di Ettore Bernabei). È stato poi al centro di una feroce polemica sul tema della omosessualità, avendo sostenuto, in merito allo scandalo dei preti pedofili in Irlanda, che degli “studi scientifici” affermano che la pedofilia è collegata alla omosessualità e non ha niente a che vedere con il celibato. Non disse, che io sappia, che l’omosessualità è “contro natura”, come sostengono oggi gli “intellettuali” del centro destra, guidati dal Ministro degli Interni Alfano, ma probabilmente lo pensò.
Giunto meritoriamente alla pensione, Bertone va ad abitare in un lussuoso appartamento di proprietà del Vaticano, in cui vivono, assieme al Cardinale, tre suore ed una sua segretaria (paura della solitudine ?). L’appartamento ha bisogno di importanti opere di ristrutturazione, per le quali la ditta incaricata chiede circa 600mila euro. Bertone ottiene però “un forte sconto” e ne paga – “con risparmi miei”, precisa – poco più di 300mila (che vuol dire essere esperti di affari!).
Successivamente, Emiliano Fittipaldi, nel suo libro “Avarizia”, rivela che il Bambin Gesù, tramite il suo manager Giuseppe Profiti, avrebbe contribuito ai lavori di ristrutturazione con 200 mila euro. Lo stesso Profiti ha più volte confermato il finanziamento, spiegando però che si trattava di un “investimento” in quanto la casa dell’ex Segretario di Stato vaticano “sarebbe stata poi utilizzata come sede per iniziative istituzionali e di fund raising per i piccoli dell’ospedale romano”. Totò direbbe: “Ma mi faccia il piacere”.
Bertone – come a suo tempo il buon Scaiola – cade dalle nuvole, nega a lungo ma alla fine, come gesto di liberalità, dona 150mila euro al Bambin Gesù (perché non 200mila, non è chiaro).
Intanto la vicenda entra nella inchiesta Vatileaks 2 e la nuova presidente del Bambin Gesù, Mariella Enoc, si barcamena ma non esclude il peggio: “Se effettivamente le carte dicono che qualcosa è stato tolto, certamente noi chiederemo tutti i danni, non soltanto quelli economici, ma anche i danni morali che l’ospedale ha subito”.
Una esperienza personale sul Bambin Gesù
Nel 1998 il primo dei miei nipotini, in una clinica privata, nacque con un parto difficile le cui conseguenze stavano portandolo alla morte. Trasportato di corsa al Bambin Gesù, restò per settimane fra la vita e la morte e alla fine ne uscì vivo e vegeto grazie alla professionalità ed alla umanità di tutto il personale dell’ospedale.
In quel mese di assidua frequentazione (per ragioni professionali, conoscevo bene l’allora Presidente dell’ospedale) mi resi conto, fra l’altro, della estrema fatica con cui questa benemerita istituzione riusciva a tenere in ordine il bilancio e ad acquistare nuove attrezzature mediche.
Forse perché reso più sensibile da questa ragione personale, non trovo aggettivi sufficientemente pesanti per definire questa storia se – come personalmente ritengo – essa risponde a verità. La riassumo così:
– Un ricco Cardinale, per accrescere lo sfarzo della sua abitazione, sottrae ad un ospedale cattolico fondi importanti destinati a curare – e spesso a salvare – migliaia di bambini
– Un Papa “moralizzatore” tace (eppure Bertone non è un prete di paese: è stato Segretario di Stato del Vaticano)
– Il Presidente della Regione Lazio Zingaretti – che ogni anno versa al Bambin Gesù ingenti somme – non prende alcuna posizione, così come il Ministro della Salute Lorenzin
– Nessuna associazione per la tutela dei malati o dei minori (salvo mia ignoranza dei fatti) si rivolge alla Magistratura, che peraltro potrebbe agire d’ufficio dinanzi ad una evidenza di reato
– Il 23 febbraio le nostre massime autorità – da Mattarella in giù – sono andate come ogni anno a “festeggiare” l’anniversario dei Patti Lateranensi e del Concordato: cioè di una data funesta per la democrazia e per la laicità dello Stato. Qualcuno, in quella o in altre occasioni, ha chiesto ragione di questo scandalo?
C’è un giudice a Roma? Un politico “pulito”? Un medico famoso? Una associazione civica che difende i malati?
O dovremo rassegnarci a vedere anche questa storia passare impunita?
P.S. – Anche se ovviamente non lo è, una recente dichiarazione del segretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin, suona come una sinistra risposta alla mia domanda finale: “Mi pare che la vicenda del Bambin Gesù si sia risolta positivamente e ringrazio il Signore che da questo momento di difficoltà si sia usciti in maniera costruttiva”. E aggiunge Parolin: “Di fronte alla difficoltà dobbiamo essere forti e pazienti”. Come a dire: “E ora non rompete più i coglioni, tanto con noi è inutile”.
(7 marzo 2016)
http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-vaticano-tra-pedofilia-e-scandali-nessuna-misericordia-per-i-bambini/
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