Confermate le ipotesi della Procura Ma il reato era di pedopornografia
Don Dino non si sarebbe accontentato di immortalare quegli adolescenti senza veli. Il sacerdote, al secolo Placido Greco, avrebbe anche rubato la fanciullezza di almeno due minorenni. A metterlo nero su bianco è il tribunale del Riesame. I giudici hanno così confermato le ipotesi investigative della procura di Roma. Le stesse tesi che avevano portato all’arresto del prelato. L’uomo era finito in manette lo scorso maggio, insieme ad altre 8 persone accusate di aver sfruttato sessualmente alcuni minorenni di origine rom. Ragazzini pagati per vendere i loro corpi tra i binari della stazione termini. In un primo momento infatti, il giudice per le indagini preliminari aveva confermato le accuse mosse nei confronti del prete esclusivamente per quanto riguarda la detenzione di materiale pedopornografico. Gli agenti della Polfer avevano ritrovato nell’abitazione dell’uomo circa 1700 fotografie. Immagini che ritraevano numerosi minorenni in pose hard. «Si era sparsa la voce che ero bravo a scattare foto di nudi – avrebbe ammesso il sacerdote durante l’interrogatorio di garanzia – Così diversi ragazzini mi hanno chiesto di realizzare dei book per sfondare nel cinema erotico. Mi sono prestato, credendo di aiutarli. Ma non mi sono mai spinto oltre, non ho mai sfiorato un bambino. Mai pagato nessuno, neanche per le foto». Secondo il riesame però l’improvvisato agente cinematografico avrebbe anche avuto rapporti sessuali con due ragazzini.
Dalle indagini era emersa la doppia personalità del prelato. L’indagato avrebbe scritto, sotto pseudonimo, una bibbia in chiave erotica. Nel libro dissacrato, secondo gli inquirenti, al posto dei 12 apostoli, sarebbero stati rappresentati altrettanti ragazzini. L’uomo adesso è agli arresti domiciliari. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Cristiana Macchiusi e dall’aggiunto Maria Monteleone, ha portato all’arresto di 9 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 17. Il decimo indagato che sarebbe dovuto essere arrestato era morto poco prima che scattasse la misura cautelare nei suoi confronti. Non era solo lo scalo ferroviario di Termini a fare da sfondo a un mondo dove uomini, talvolta in abito talare, strappavano l’infanzia «di adolescenti, accomunati tutti da una precarissima condizione esistenziale, caratterizzata – come scrivono gli inquirenti – da povertà, ignoranza, promiscuità, estrema emarginazione e degrado». Tiburtina, Piramide e Termini. Nettuno, Albano Laziale e Aprilia. A bordo dei treni, in casa, in macchina, nei bar adiacenti la stazione o in quelli del Mc Donald’s. Erano numerosi i luoghi dove i minorenni si prostituivano. Talvolta anche in cambio di un pacchetto di noccioline. I bambini si prostituivano al binario «29» della stazione Termini potevano guadagnare al massimo 50 euro. In altre occasioni, erano stati venduti dalla loro stessa madre.
http://www.iltempo.it/roma-capitale/2016/03/06/don-dino-accusato-anche-di-aver-avuto-rapporti-con-minori-1.1516230
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