Cosa pensa il clero dei sacerdoti pedofili e perché evocare le dimissioni di un alto prelato?
Preti e pedofilia, una associazione di idee sempre più calzante in una società italiana e mondiale ormai nauseata da queste ipotetiche guide spirituali. Sebbene il reato di pedofilia sia gravissimo, la cosa realmente più grave è l’atteggiamento di una chiesa che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Capita spesso che gli ecclesiastici, dagli alti prelati all’ultimo confinato nello sperduto paese di montagnai, parlino in maniera differente davanti a telecamere e giornalisti, come se facessero parte di organizzazioni religiose diverse. Guarda caso, l’atteggiamento che traspare è sempre quello di difesa della categoria.
Un recente articolo di “Famiglia Cristiana”
“Attenti non è solo nella chiesa” sono le parole finali del titolo del periodico cattolico attribuite a un sacerdote siciliano definito “antipedofilia”. Già da queste, un lettore potrebbe capire che il taglio dell’articolo non risulterebbe proprio chiaro e limpido. Ovvio che la pedofilia non è solo nella chiesa. La definizione sacerdote “antipedofilia” e la difesa di una classe di persone sempre più chiaramente macchiata di una tale perversione a danno di vittime più che innocenti, non sembrerebbero definizioni coerenti. Tuttavia, può succedere che qualcuno abbia difficoltà ad esprimere i concetti in modo chiaro, specialmente se, per linea editoriale, si fa capo a quelle persone accusate di compiere gli stessi reati di cui si scrive. Come possiamo farci un’idea corretta basata su concetti più chiari e semplici? Ognuno è dotato di buon senso e capacità di ragionare. La cosa importante è che questi doni non siano influenzati da un pregiudizio, che potrebbe non essere necessariamente negativo.
La posizione della cristianità?
Perché è così grave che proprio questa classe di persone si macchi di un reato simile? Ovviamente, non tutti i preti hanno queste deviazioni nella sfera sessuale. Alcuni hanno un debole per le donne, altri per gli uomini, altri ancora svolgono la loro attività con sincerità. Non sarebbe logico aspettarsi la perfezione, ma nemmeno che un numero consistente di essi manifesti comportamenti palesemente contrari allescritture che dovrebbero sostenere non solo a parole. Una classe di persone che dovrebbe rappresentare Cristo, dovrebbe uniformarsi agli scritti sacri, così comel’apostolo Paolo consigliava di fare al giovane amico Timoteo. Invece, ad oggi si fonda tutto su anni di teologia, che tutti sanno essere basati su tradizioni e pensieri umani e, a volte nemmeno di così nobile natura. Se venisse fatto un passo indietro, gli ecclesiastici sarebbero formati ad una coscienza che tocca il cuore, non ad una marea di nozioni che toccano solo parte della mente.
Inoltre, perché si evocano le dimissioni di Pell, il braccio destro di Bergoglio, accusato di aver aver coperto preti pedofili in Australia? Chiederne a gran voce le dimissioni, rende più che altro l’idea di sperare che si autoelimini, perché nessuno probabilmente ha il coraggio o la volontà di rimuoverlo dal suo incarico. Nelle Sacre Scritture si parla chiaramente del potere degli apostoli di rimuovere e addirittura espellere una persona che si macchia di cose di una certa gravità. D’altra parte, in una versione della Bibbiaapprovata dalla CEI, nella prima lettera a Timoteo al capitolo 3 e versetto 2, si legge: “bisogna che il vescovo sia… marito di una sola moglie”. Questo sarebbe un altro discorso, ma giusto per notare che spesso la massima esponente dellacristianità ignora sistematicamente da secoli gli Scritti Sacri stabilendo leggi proprie, spesso atte a tutelare prima di tutto i propri esponenti religiosi.
Quindi, cosa pensa il clero dei sacerdoti pedofili? Ufficialmente non lo sapremo mai, però una cosa è certa, quando Cristo diceva ai suoi apostoli: “lasciate che i bambini vengano a me”, non aveva il pensiero di un consistente numero di sacerdoti odierni.
http://it.blastingnews.com/opinioni/2016/03/chiesa-pedofilia-e-la-posizione-del-clero-00783505.html
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