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Home NEWS e CRONACA LOCALE

“Noi sopravvissuti ai preti pedofili di Ballarat, a Roma per chiedere al cardinale George Pell la verità”

Rete L'ABUSO by Rete L'ABUSO
26 Febbraio 2016
in NEWS e CRONACA LOCALE
Reading Time: 9 mins read
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“Dall’Australia arriverò a Roma con il mio psicologo per assistere all’audizione del cardinale George Pell sui preti pedofili nella sua diocesi. Sarò nella stessa stanza. Voglio guardarlo negli occhi”.

Le parole di Andrew Collins giungono dall’altro capo del mondo. Partono dalla città di Ballarat dove l’uomo, ora quarantaseienne, è nato e cresciuto. E dove è rimasto vittima di quattro sacerdoti che lo hanno violentato ripetutamente dall’infanzia all’adolescenza.

“Pregavo Dio perchè fermasse gli stupri, ma non è successo. Le violenze includevano stupro anale, penetrazioni, carezze e molestie. Avevo fede ma me l’hanno strappata dal cuore”, racconta all’Huffington Post. Un orrore che lo ha segnato per sempre: “Un giorno decisi di impiccarmi, è stata mia moglie a tagliare il cappio per salvarmi”.

Andrew Collins

Collins è il portavoce del Ballarat Survivors Group, l’associazione che ora chiede alla Chiesa e al governo australiano non solo giustizia ma anche uno schema di welfare pensato proprio per riparare il danno permanente delle vittime di pedofilia: la maggioranza di questi uomini ormai maturi non riesce a lavorare, ha sviluppato malattie mentali o dipendenza da alcol e droga.

Pregavo Dio perché fermasse gli stupri ma non è successo. Quei sacerdoti mi hanno strappato la fede dal cuore

“Davvero in Italia non si parla di Ballarat?”, chiede con stupore. “E invece dovete sapere cosa è successo a noi da bambini. E vogliamo anche sentire la verità dalla bocca di Pell. Occupava posizioni di rango a Ballarat quando sono accaduti gli abusi peggiori. Vogliamo sapere cosa ha saputo e quando ne è venuto a conoscenza. Vogliamo anche sapere perché le vittime non sono state prese in seria considerazione e perché la Chiesa ha tentato di insabbiare questi crimini”.

La vita procede con fatica per Collins, uno dei pochi con moglie e figli: “Avevo una azienda di trasporti ma a un certo punto sono crollato per un esaurimento nervoso. Da allora ci sono giorni nei quali non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto. Il medico ha confermato che soffro di depressione e di sindrome da stress post-traumatico, perciò non potrò mai tornare a lavorare”.

Gli abusi sono stati commessi dagli anni ’60 agli anni ’80. Innumerevoli: l’ordine dei Christian Brothers, i padri cristiani impegnati nelle scuole e nei seminari della zona come il St Patrick’s College, ha dovuto confrontarsi con 850 denunce per abusi sessuali e pedofilia nei quali sono stati implicati 281 sacerdoti. Fino a oggi l’istituzione ha sborsato 37 milioni di dollari di risarcimento. La macabra conta cittadina è arrivata a 47 suicidi tra le vittime.

Ballarat è anche la città natale di uno dei personaggi più potenti del Vaticano, George Pell, il responsabile delle finanze della Chiesa di papa Francesco che domenica sera parlerà alla commissione d’inchiesta governativa australiana sugli abusi sessuali nei confronti dei minori, laRoyal Commission into institutional responses to child sexual abuse, istituita nel 2013.

La vita pastorale di Pell a Ballarat è cominciata nel 1971. Nel 1973 diventò vicario apostolico incaricato di sovrintendere all’istruzione. Nel 1977 entrò a far parte della consulta della diocesi che aiutava il vescovo Mulkearns ad abbinare i preti alle parrocchie, oppure a spostarli. Dal 1996 al 2001 è stato arcivescovo della diocesi. I membri dell’organismo di indagine vogliono sapere come sia stato possibile che decine di preti potessero molestare degli innocenti senza che le autorità ecclesiastiche intervenissero.

Uno di questi è il pedofilo più noto in Australia, padre Gerald Ridsdale, condannato per un centinaio di abusi sessuali, che agli attoniti giurati della commissione ha ammesso di aver stuprato una bambina nella casa che condivideva con Pell nei primi anni ’70.

Padre Ridsdale durante il processo nel 1993

Padre Gerald abusò anche del nipote David, ora attivista nel Ballarat Survivors Group.

In una audizione David Ridsdale ha raccontato di aver un giorno chiamato per disperazione George Pell, chiedendo un intervento, ma il futuro cardinale avrebbe alluso durante la telefonata a un risarcimento in cambio del suo silenzio “Menzogne”, ha assicurato il potente prelato che per motivi di salute diserterà l’aula della Royal Commission e deporrà all’hotel Quirinale di Roma in una video-conferenza.

Quando Collins e il gruppo degli ex ragazzi abusati hanno saputo che Pell non sarebbe volato in Australia sono rimasti di sasso. Non solo loro. La parlamentare Catherine King ha dichiarato al parlamento australiano, rivolgendosi a Pell: “Queste non sono azioni da uomo coraggioso”.

A Ballarat è stata dunque lanciata una colletta – qualcuno dirà: crowdfunding – per permettere a questi uomini di essere presenti all’audizione in Italia: dovevano raccogliere circa 40mila dollari, ne sono arrivati 200mila.

Grazie a quel denaro 16 appartenenti al cerchio delle vittime stanno viaggiando verso Roma insieme a tre psicologi incaricati di tamponare l’inevitabile crisi emotiva. “Non sarà semplice vedere i simboli del cattolicesimo ovunque: le tonache, i crocifissi”, confida Collins mentre prepara le valigie: “La nostra preoccupazione è quella di non dormire: tutti noi abbiamo sviluppato grossi problemi con il sonno”, scrive nella chat alle 4 del mattino.

In Australia persone come Andrew Collins sono chiamate “sopravvissuti”. Sopravvissuti agli agguati sessuali dei preti pedofili (“a un certo punto ero contento se l’insegnante portava via un mio compagno di classe e non me”), sopravvissuti a maestri con la tonaca che violentavano i bambini senza che nessuno intervenisse, nemmeno i genitori: quando Andrew parlò in famiglia di quelle aggressioni non venne creduto, un ulteriore trauma. La foto profilo che ha scelto per i social è un uomo avviluppato a un albero con il viso nascosto e imprigionato da miriadi di fili. Un’immagine di angoscia.

Tocca al cardinale Pell scegliere se vuole essere ricordato come l’uomo che insabbiò le violenze sessuali sui bambini a Ballarat

Il 25 febbraio Robert Mulkearns, ex vescoco della diocesi sospettato di aver coperto il pedofilo Ridsdale spostandolo semplicemente in una parrocchia diversa, ha chiesto scusa durante la sua deposizione: “Posso solo dire che mi spiace moltissimo per il fatto di non aver agito in maniera diversa nell’interesse di tutti. L’ho fatto anche per proteggere la chiesa dagli scandali”. Mulkearns si è ritirato proprio perché ha ammesso: “Non sapevo più come gestire il problema della pedofilia”.

La commissione australiana ha dovuto ascoltare testimonianze ributtanti come quella di Stephen Woods, 53enne di Melbourne, ex alunno della ormai famigerata scuola elementare St. Alipius di Ballarat, l’epicentro infernale. L’abusatore di Stephen, padre Robert Best, è uno dei cinque esponenti del clero in quell’istituto poi processati e condannati.

“Avevo 11 anni e mi trovavo in fondo all’aula, seduto. Mi si avvicinò e si sedette vicino a me e cominciò a far scivolare la mano fino al sedere”. “Quando ha visto che mi ritraevo diventò aggressivo”. “Mi chiedeva di spogliarmi lentamente mentre si masturbava dietro la cattedra. E mentre faceva questo mi diceva che era colpa mia, che ero cattivo, un ragazzo malvagio”.

Stephen Woods

Woods è stato violentato da altri due sacerdoti, e anche due fratelli più grandi hanno subìto la sua stessa traumatica esperienza. “I miei genitori sono morti pensando che non erano stati abbastanza bravi a proteggerci”, dice all’Huffington Post poco prima di prendere l’aereo per Roma. “Per me come per gli altri sopravvissuti agli abusi sessuali questo è un viaggio per la verità e la giustizia”.

Non è la prima volta che la Royal Commission australiana sugli abusi sessuali dedica la sua attenzione a Ballarat. Ma nelle due sessioni precedenti si è concentrata sulle vittime. Ora ha deciso di alzare gli occhi e chiedere conto alle autorità ecclesiastiche. Come dice Woods: “Non è soltanto Pell, molti vescovi e sacerdoti hanno coperto i preti pedofili”.

E’ invece la prima volta che il cardinale viene chiamato a rispondere pubblicamente sulle atrocità di Ballarat. Un appuntamento cruciale, specialmente ora che l’alto esponente della gerarchia cattolica è indagato dalla polizia di Victoria perché sospettato di avere abusato in prima persona di almeno cinque bambini.

La notizia, risalente al 19 febbraio, è scoppiata come una bomba. Pell rifiuta con veemenza le nuove accuse, così come negli anni scorsi ha sempre negato di avere saputo che la zona pullulasse di sacerdoti pedofili nonostante i suoi incarichi via via più prestigiosi.

Il dossier della commissione d’inchiesta ha però ricostruito fatti inoppugnabili che riguardano anche la diocesi di Melbourne, dove Pell divenne vescovo ausiliare nel 1987. In quegli anni tre parrocchie erano gestite da sacerdoti poi condannati per pedofilia: uno di questi, padre Peter Searson di Doveton, usava la pistola per terrorizzare e stuprare i bambini. Un altro, padre Kevin O’Donnell, venne bollato dalla polizia come “two-a-day man”, l’uomo che ne molestava due al giorno. Per decenni. Anche di questa supposta ignoranza totale dei vertici ecclesiastici di Melbourne dovrà rispondere il cardinale in diretta da Roma.

I Christian Brothers hanno già sborsato risarcimenti da 37 milioni di dollari dopo aver ricevuto 850 denunce di pedofilia

Gli ex bambini di Ballarat che arrivano nella Capitale sanno cosa si aspettano dall’incontro romano, dove è probabile che potranno confrontarsi a quattr’occhi con il cardinale a margine dell’audizione: “Per anni ho tentato di incontrarlo ma si è sempre rifiutato”, confessa Woods con rotta emozione.”Pell è stato legato a doppio filo con la St Patrick’s College School e, da prete, alla diocesi locale. Ora deve guardare le facce della gente di Ballarat e dare risposte. Non può scappare e nascondersi in Vaticano”.

Bandiere italiane nel profilo Facebook e una festa per la partenza: così Ballarat supporta il viaggio dei sopravvissuti

Agli occhi degli abusati, Pell si è macchiato di un comportamento ostile e poco sensibile specialmente per avere congegnato nella diocesi di Melbourne un programma di risarcimenti molto bassi per le vittime (50mila dollari). “Ha battagliato contro i sopravvissuti in tribunale affinché non potessero avere un compenso maggiore. Non se n’è interessato minimamente”, accusa Collins.

Se all’audizione romana non rispondesse alle domande, confessa il portavoce, “allora rimarremo delusi”. Tuttavia è convinto che ora “la scelta è sua”: “Sarà lui a decidere come vuole essere ricordato. Può essere l’uomo che ha detto la verità per aiutare a cambiare il sistema di supporto alle vittime, o può essere l’uomo che ha mentito e coperto quei crimini”.

Da giorni Ballarat è letteralmente ricoperta di nastrini colorati annodati alle ringhiere, alle scale dei palazzi, nei cortili delle scuole che un tempo hanno rappresentato l’inferno in terra per centinaia di bambini. Su Facebook il gruppo dei sopravvissuti pronti per volare in Italiasono ribattezzati “Rome Team”, la squadra di Roma. Qualcuno ha cambiato la foto profilo mettendo la bandiera italiana. “Il supporto e la solidarietà sono pazzesche”, annuisce Collins.

Dopo anni di cure psichiatriche, frustrazioni e silenzio ora questi uomini sentono di vivere un momento importante. “Siamo così felici di venire a Roma, sarà un gesto molto forte nei confronti di Pell e della chiesa cattolica”, continua Woods. “Per noi sarà come dire che puoi anche scappare ai quattro angoli della terra ma dovrai sempre rispondere delle tue azioni”. Prende una pausa: “Per noi è un messaggio fondamentale: dalle persone con un brutto passato possono nascere cose buone”.

“Veniamo a Roma per far capire alla Chiesa che puoi nasconderti anche in Vaticano ma dovrai sempre rispondere delle tue azioni”

Peter Saunders, l’ex membro della Pontificia Commissione sugli abusi sui minori che recentemente ha lasciato il Vaticano accusando papa Francesco di non fare nulla contro i preti pedofili, ha dichiarato che Pell dovrebbe dimettersi.

La Royal Commission australiana non potrà fare domande che riguardano la nuova indagine sul cardinale Pell. Ma potrebbe sollecitare l’intervento dei giudici se il prelato dovesse ammettere di essere venuto a sapere delle aggressioni sessuali senza prendere adeguati provvedimenti.

David Marr, autore di un libro-inchiesta sul prelato intitolato “The Prince”, scrive sul quotidiano britannico Guardian che “questa è l’ultima occasione” per Pell di rispondere alle domande, compresa quella più scomoda e che riguarda la parziale ammissione di aver saputo dell’esistenza di preti pedofili a Melbourne: “Perché non ha chiamato la polizia?”.

Domenica la parola passa a uno degli uomini più potenti della Chiesa.

Pochi minuti prima di prendere l’aereo per Roma, un gruppo di sopravvissuti posa per un selfie. La foto è stata postata su Facebook da David Ridsale (il primo a destra)

Il Cardinale George Pell

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/24/pedofilia-ballarat-george-pell_n_9303916.html?utm_hp_ref=italy

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