Di ogni teoria «complottistica» ne è l’epicentro. Perché, che si provi a incastrare il giallo di Garlasco nella catena di «strani» suicidi della Lomellina e alle voci di satanismo; o che lo si leghi al ricatto a luci rosse a don Gregorio Vitali; oppure al chiacchierato (e mai provato) giro di pedofilia; o, ancora, che lo s’inserisca nella spy story suggerita in questi giorni da Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, tutto ruota sempre attorno al santuario della Bozzola. E chissà che a suggestionare queste ipotesi «alternative» non sia la leggenda medievale intrisa di sangue che portò alla sua fondazione: l’apparizione della Madonna a una tredicenne di Garlasco, unica superstite all’eccidio della sua famiglia.
È a questo groviglio di veri fatti di cronaca, spifferi di paese, suggestioni, e quant’altro, prendendo un po’ da uno, un po’ dall’altro, a cui Lovati si riferisce quando avanza l’ipotesi del «sicario» di Chiara. E quando parla della vittima forse a conoscenza di un «segreto» che tale doveva rimanere, di «mandanti» che lambiscono la Chiesa e di uno Stasi «innocente ma imbeccato». E il suo cliente Sempio? «Un comunista disadattato», lo descrive a Repubblica.
«È una teoria che nasce dalla mia conoscenza del territorio», va dicendo Lovati da giorni, premurandosi di chiarire che però «non posso dimostrarla». È vero che «sono fatti successivi» al delitto di Chiara «ma accadevano anche prima, lo sanno tutti».
Le guarigioni
La «protettrice della Lomellina» sorveglia i campi che la circondano ai margini di Garlasco. «L’edificio è dei primi anni del Novecento e tenta una sorta di riassunto dei luoghi di culto dagli anni barocchi a quelli neoclassici», lo descriveva, quasi tredici anni fa, sulle pagine milanesi del Corriere, Philippe Daverio. Eppure, proprio in quegli anni, la fama del santuario, frequentato da schiere di giovani «Apostoli e Servi di Maria» dediti al servizio di volontariato e alla preghiera, iniziava a macchiarsi. Anche se era già tempo che le voci nei paesi della zona iniziavano a circolare. Forse, a causa di quelle «preghiere di guarigione o di liberazione», che attiravano gente da ogni parte, ma che, vuoi per il profilo del suo rettore ventennale, padre Gregorio Vitali, molti raccontavano come esorcismi pubblici.
Piccolo inciso di colore. In quel periodo la Bozzola (il nome deriva da buslà, i cespugli di biancospino, in dialetto, dove la ragazzina ebbe la visione) si stava appena riprendendo dopo un periodo sott’attacco. A insidiarne la popolarità, agli inizi del Duemila, era stato un nuovo e vicino concorrente — una fonte, privata, a neanche 300 metri dal santuario — che prometteva miracoli e guarigioni. Tanto da dirottare centinaia di persone che s’accalcavano armate di bottiglie da riempire con l’acqua dalle presunte capacità curative, che poi si scoprì «non potabile» perché avvelenata dai diserbanti agricoli.
Sta di fatto che, fuori da questo pezzo di profonda pianura padana, è uno scandalo hot a proiettarlo all’attenzione delle cronache. È il 2014 quando si scopre del ricatto subito da don Gregorio (oggi tornato allo stato laicale). Con tanto di arresto dei due estorsori, i romeni Flavius Savu e Florin Tanasie, poi condannati ma latitanti, all’interno del cortile della curia di Vigevano e il sequestro dei 250mila euro pagati per evitare la diffusione di audio e video hard che avrebbero visto coinvolto un prete del santuario.
L’inchiesta sui ricatti
L’anno dopo ci fu il bis: si scoprì che anche il parroco del Duomo di Vigevano era sotto scacco da parte di un sacrestano che sosteneva di avere quegli stessi file compromettenti. Da quest’inchiesta ha preso forza il chiacchiericcio su un giro di pedofilia, mai provato ma a cui si fa riferimento in un’intercettazione. C’è poi la leggenda di «messe nere», che rimbalzano insieme a voci di «resti di animali» e «sacrifici» (anche umani) che da sempre circolano tra i ragazzi. Storie che spesso la gente mescola poi alla scia di suicidi che ha davvero segnato quel territorio, tra il 2008 e il 2016. E che si collegava alla comunità per ragazzi nata all’ombra del santuario. Tra le vittime (nel 2011, nel 2014 e nel 2016) anche tre ragazzi che rientravano nella sfera di amicizie di Sempio.
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_maggio_27/massimo-lovati-avvocato-sempio-pista-e813ed42-df56-41c2-8e1c-1863f53faxlk.shtml
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