Giada Vitale la 18enne di Portocannone, violentata per quasi cinque anni dal parroco Don Marino Genova, sta ritornando piano piano alla normalità. Ha ripreso a suonare anche il pianoforte, dopo aver lasciato il Conservatorio. E’ stata invitata nuovamente a suonare davanti al pubblico. Stava per tornare alla normalità seguendo il suo percorso di recupero dal trauma, aspettando il processo penale contro il prete che l’ha abusata per anni e la discussione del caso davanti al Santo Uffizio.
Ce la sta facendo ma il suo percorso di recupero appare disturbato da avvenimenti che sia la legge che la giustizia ecclesiastica dovrebbero evitare. A minare il percorso faticoso è la possibilità di incontrare per strada il suo carnefice. Quando meno se lo aspetta, nei giorni in cui magari si alza serena per essere venuta al mondo.
Il dolore si può toccare con mano. E’ una cosa che non dovrebbe accadere ne a lei ne a nessun’altra vittima che prova a prendere la sua vita in mano. Due sono le cose che dovrebbero avvenire: una modifica della legge dello stato e una di quella del diritto ecclesiastico. Ed è proprio la Chiesa che non dovrebbe permettere ai preti accusati di pedofilia di tornare nei luoghi frequentati dalla sua vittima. L’allontanamento andrebbe applicato come Dio comanda e non a chiacchiere. Don Marino Genova nel basso Molise non dovrebbe più tornare. Almeno fino a quando il caso non si chiude. E mai più se e quando venisse confermata la sua colpevolezza.
Tutto questo andrebbe garantito non solo dalla giustizia ecclesiastica ma anche da quella ordinaria. La quale tutti i santi giorni mette le vittime di violenza a rischio. Che lascia liberi i colpevoli e fa in modo che le vittime siano a rischio femminicidio. Come se nulla fosse, come se la vita delle donne non valesse proprio nulla. E’ questo che noi di Unavoceperledonne chiediamo a grande voce alle due giustizie impegnate sul caso. Per la serenità e per il recupero psicologico di Giada. L’unica persona che merita tutela in questo caso.
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