<p style="font-weight: normal; color: #666666; text-align: justify;"><strong style="font-weight: bold;">Giada Vitale</strong> la 18enne di Portocannone, violentata per quasi cinque anni dal parroco <strong style="font-weight: bold;">Don Marino Genova</strong>, sta ritornando piano piano alla normalità. Ha ripreso a suonare anche il pianoforte, dopo aver lasciato il Conservatorio. E’ stata invitata nuovamente a suonare davanti al pubblico. <strong style="font-weight: bold;">Stava per tornare alla normalità seguendo il suo percorso di recupero dal trauma, aspettando il processo penale contro il prete che l’ha abusata per anni e la discussione del caso davanti al Santo Uffizio.</strong></p> <p style="font-weight: normal; color: #666666; text-align: justify;">Ce la sta facendo ma il suo percorso di recupero appare disturbato da avvenimenti che sia la legge che la giustizia ecclesiastica dovrebbero evitare. A minare il percorso faticoso è la possibilità di incontrare per strada il suo carnefice. Quando meno se lo aspetta, nei giorni in cui magari si alza serena per essere venuta al mondo.</p> <div class="ezAdsense adsense adsense-midtext" style="font-weight: normal; color: #666666; text-align: justify;">Il suo dolore lo ha espresso mediante il profilo facebook e ci ha autorizzate a parlarne. Ecco quanto accaduto tre giorni fa: <strong style="font-weight: bold;"><em style="font-style: italic;">Un risveglio alquanto sereno, l’ impegno della palestra , quando sulla strada incontro Marino Genova in macchina con dei ragazzi, presumibilmente i suoi nipoti. Lo percepisco a distanza che è lui, guardo per avere la conferma e già il mio battito cardiaco aumenta fino a darmi malessere. Si, è proprio lui, tutto festante , felice di intraprendere una giornata in pieno sole. Scompare in me quella parvenza di serenità. Penso:” ma come … la vittima si organizza la giornata impasticcandosi di pillole per non morire; il carnefice, tutto tanquillo, come se nulla fosse stato se ne va a zonzo”. Ingiustizie che toccano ed ogni giorno intossicano la vita di chi non ha fatto nulla per meritare tutto quello che le è accaduto. Tutto tace, se non il cicaleccio perfido e lesivo di alcune persone che non si vogliono arrendere alla verità dei fatti.</em></strong></div> <p style="font-weight: normal; color: #666666; text-align: justify;">Il dolore si può toccare con mano. E’ una cosa che non dovrebbe accadere ne a lei ne a nessun’altra vittima che prova a prendere la sua vita in mano. Due sono le cose che dovrebbero avvenire: una modifica della legge dello stato e una di quella del diritto ecclesiastico. Ed è proprio la Chiesa che non dovrebbe permettere ai preti accusati di pedofilia di tornare nei luoghi frequentati dalla sua vittima. L’allontanamento andrebbe applicato come Dio comanda e non a chiacchiere. Don Marino Genova nel basso Molise non dovrebbe più tornare. Almeno fino a quando il caso non si chiude. E mai più se e quando venisse confermata la sua colpevolezza.</p> <p style="font-weight: normal; color: #666666; text-align: justify;"><strong style="font-weight: bold;">Tutto questo andrebbe garantito non solo dalla giustizia ecclesiastica ma anche da quella ordinaria. La quale tutti i santi giorni mette le vittime di violenza a rischio. Che lascia liberi i colpevoli e fa in modo che le vittime siano a rischio femminicidio.</strong> Come se nulla fosse, come se la vita delle donne non valesse proprio nulla. E’ questo che noi di Unavoceperledonne chiediamo a grande voce alle due giustizie impegnate sul caso. Per la serenità e per il recupero psicologico di Giada. L’unica persona che merita tutela in questo caso.</p>