Mi meraviglio di me stessa, che dopo la condizione triste che sto vivendo, fatta di maltrattamenti e delle offese più cocenti che una donna possa sopportare, mi ritrovo a scoprire in me una forza nuova che mi permette di andare avanti, con la fiducia che prima o poi questa situazione finirà.
Con la certezza che sarà stabilito il vero carnefice.
Spero di ritrovare presto la mia strada, di dimenticare il calvario che ho vissuto e che ancora sto vivendo.
Il sindaco non si è degnato di fare una telefonata per dare a me e alla mia famiglia una parola di conforto, decidendo di non esprimersi nemmeno in merito alle lettere anonime pubblicate sui giornali, dove diversi parrocchiani mi accusavano di aver inventato tutta la storia soltanto per fare soldi.
Persino la Gatti, tutrice dei minori alla Regione, ha preso posizione in questa vicenda, affermando che la stampa non avrebbe mai dovuto pubblicare determinate lettere, né agire con un atteggiamento evidentemente poco deontologico.
Io non so più davvero cosa pensare.
La parrocchia è come se mi stesse emarginando, ho chiesto al prete di cominciare le prove del coro, ma con varie scuse non me lo ha permesso.
Ho incontrato personalmente il Papa e gli ho spiegato in tre distinte occasioni le violenze che ho ricevuto.
Lui ha scelto però il silenzio, probabilmente per ovvi motivi.
La mia scelta di parlare ha una ragione precisa: mi auguro che tutte le vittime di don Marino Genova, tutte le persone che per paura o per vergogna fino ad oggi non hanno parlato, escano allo scoperto e denuncino alla Magistratura per affrontare la situazione.
Insieme possiamo fare molto.
Possiamo dire alla Chiesa Cattolica che non vogliamo soltanto belle parole, ma fatti.
Possiamo dire che vogliamo far emergere la verità e che ci spieghi per quali motivi, dopo 25 anni, Don Marino Genova è stato trasferito da San Felice a Portocannone nel settembre 2005.
Anche il Vescovo Gianfranco De Luca, subito dopo i 18 anni, mi ha abbandonata e non mi ha più pagato le cure psicologiche come mi aveva assicurato.
Per tamponare allo scandalo, ha promesso a mia madre un lavoro come donna delle pulizie, per un onere di 340 euro, dimostrando probabilmente di aver fatto un gesto di solidarietà e dicendo che adesso col guadagno di mia madre posso continuare le terapie.
Per fortuna, c’è tanta gente che in silenzio mi è solidale.
Su Facebook hanno creato un gruppo di circa duecento sostenitori del prete e di oltre 1200 che chiedono “Giustizia per Giada”.
Non sono sola, lo so che non lo sono. Assieme al sostegno e all’aiuto di queste persone che stanno combattendo la mia battaglia, riuscirò a far sì che la verità venga fuori e che si sappia dove sta la vera menzogna.
Ringrazio la Rete L’ABUSO e l’avvocato Sergio Cavaliere che da quando mi hanno preso in carico mi stanno vicino e mi sostengono.
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