Nuovi particolari sulla vicenda di don Marino Genova, al vaglio della magistratura frentana che ha già ascoltato alcuni testimoni e lo stesso vescovo, il quale mesi fa ha deciso la sospensione ‘a divinis’ dell’ex parroco di Portocannone. La vittima oggi ha 18 anni ma secondo quanto si apprende nella ricostruzione di un mosaico dai contorni drammatici, sarebbe stata costretta a subire violenze sessuali fin da quando era poco più che una bambina. Intanto Marino Genova è tornato in Molise dopo un periodo trascorso in una comunità alle porte di Roma.
Portocannone. Non ne parlano volentieri, da queste parti. Don Marino Genova sotto indagini per pedofilia? Molti minimizzano: «Io non ci credo, ma proprio per niente». Qualcuno alza le spalle: «Chissà, magari è così, certe voci si sono sentite in paese». Altri ammettono che «sì, lo so, sono mesi che va avanti questa cosa». Tredici mesi, per la precisione. Da quando, cioè, don Marino Genova è stato allontanato dalla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Portocannone. All’epoca si pensò che se ne fosse andato di sua iniziativa, un abbandono temporaneo della casa canonica e della chiesa dove aveva celebrato messa per sette anni, un addio motivato da problemi “personali o di salute” singolare, almeno per come era avvenuto – dalla sera alla mattina, senza una parola, senza un commiato – per problemi personali o di salute. Adesso si scopre che la scelta è stata del Vescovo, che ha mandato il sacerdote lontano dal Molise, in una comunità alle porte di Roma, sulla scorta di una denuncia. E non una denuncia trascurabile, una cosa da niente. L’accusa è pedofilia, ed è l’accusa più terribile per chi indossa l’abito talare.
E’ la Procura della Repubblica di Larino che sta indagando sulla vicenda. La vittima oggi ha 18 anni, ma secondo quanto si apprende – un pezzetto alla volta, nella ricostruzione di un mosaico dai contorni amari e drammatici – sarebbe stata costretta a subire violenze sessuali per anni. Violenze iniziate quando era poco più di una bambina e proseguite finché la stessa, dopo aver tentato di togliersi la vita in preda alla disperazione, ha trovato la forza di denunciare il “suo” parroco. Dopo quella denuncia, la prima, l’allontanamento di Marino Genova e l’inizio delle indagini, che si sono concentrate su una serie di episodi e soprattutto testimonianze a supporto di quanto la vittima ha riferito. Oltre ai testimoni, alcuni dei quali già ascoltati dal pm che si occupa del caso, ci sono anche le registrazioni. Quelle messe insieme dal momento in cui la ragazza si è rivolta alla rete nazionale L’Abuso, un progetto di sostegno delle vittime di sacerdoti pedofili che nasce dall’idea di un gruppo di vittime accumunate dal fatto che il loro abusatore è un uomo consacrato.
Il portavoce degli attivisti, sparsi su tutto territorio italiano, è stato a sua volta una vittima quando era molto giovane e «conosco perfettamente i meccanismi che regolano il modus operandi che si attiva in casi del genere». Ma Francesco Zanardi, che è stato in Molise e a Portocannone solo due settimane fa, ha impiegato tempo per convincersi che quella raccontata dalla ragazza «che dopo una trasmissione televisiva di denuncia ci ha contattato per chiedere aiuto» fosse una storia fondata.«Oggi, dopo averla incontrata, averla ascoltata e aver anche visto i problemi che questa esperienza le ha causato, tipici delle vittime di abusi da parte di preti pedofili, dico che è più che fondata. E’ una storia sconcertante, drammatica e circostanziata, corredata di elementi di prova che possono agevolare la ricostruzione giudiziaria, e mi auguro che si accerti presto in Tribunale la verità».
Sergio Cavaliere, uno dei legali della rete L’Abuso, difende la ragazza molisana e auspica che crolli il muro di omertà diffusa. «In Molise, attraverso qualche velina arrivata a qualche giornale compiacente un anno fa, è stato tentato di far passare la vittima per colpevole, ed è stato anche detto che Marino Genova era stato trasferito per motivi personali.
Questa è una menzogna, d’altra parte confermata dal provvedimento di sospensione ‘a divinis’. Ci sono diverse responsabilità, ci sono stati ritardi e omissioni. Ma ora, almeno su questo caso, stiamo andando incontro alla verità».
A breve dovrebbe essere fissata l’udienza preliminare del procedimento per abusi sessuali su minore. Una ipotesi di reato che contempla, nel caso specifico, una serie di aggravanti dalle quali l’ex parroco dovrà difendersi in sede processuale.
Intanto Marino Genova è tornato in Molise. Anzi, in Basso Molise, molto vicino al luogo delle presunte violenze, dove non può avvicinarsi in considerazione della sospensione ordinata dal vescovo Gianfranco De Luca.L’ex parroco è stato sospeso ai sensi del protocollo di Benedetto XVI, una sanzione molto severa ratificata negli anni tra il 2009 e il 2011, dopo gli scandali dei sacerdoti pedofili in Irlanda.
A prescindere dal giudizio della magistratura, la sospensione ‘a divinis’ è intervenuta qualche mese dopo l’allontanamento del sacerdote impedendo a don Marino di esercitare il ministero pastorale. Non può dire messa, né confessare, né somministrare sacramenti e nemmeno incontrare persone in qualità di sacerdote. E’, al momento, un laico a tutti gli effetti, privato – come conseguenza naturale – dell’emolumento dell’8 per mille. Se un sacerdote sospeso ‘a divinis’ infrange il provvedimento, arriva la scomunica. (Ac e Mv)
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=15691
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