22/11/2007 – Lettera aperta sui quotidiani canadesi
“Perdonate alla Chiesa cattolica gli errori del passato”
Il mea culpa dell’arcivescovo del Quebec, che ammette abusi e violenze: “Ma ora è tempo di ripartire da zero”
“Perdonateci per tutto il dolore di cui siamo stati causa”: così scrive Marc Ouellet, arcivescovo del Quebec, in una lettera aperta pubblicata sui giornali della provincia canadese, con cui si accolla il difficile compito di scusarsi per gli errori commessi dalla Chiesa cattolica nel passato.
Antisemitismo, razzismo, discriminazioni verso le donne e gli omosessuali, ma soprattutto abusi sessuali e maltrattamenti sui bambini: l’elenco, nel mea culpa di Ouellet, è lungo e riporta alla luce il periodo buio vissuto dal Quebec prima degli anni Sessanta, quando finalmente la cosiddetta “Rivoluzione silenziosa” ha messo fine al soffocante predominio di una morale cattolica “deviata” nella società del religiosissimo Quebec.
Riemerge in particolare il ricordo della vicenda degli “orfani di Duplessis” degli anni ’40 e ’50, figli di ragazze madri chiamati così dal nome dell’allora primo ministro Marcel Duplessis: i bambini venivano affidati alle cure delle autorità cattoliche, che non solo abusavano di loro, ma li dichiaravano minorati mentali per ricevere sovvenzioni più ricche da parte dello stato.
Di fronte a questo genere di violenze e di meschino sfruttamento, è comprensibile che la fiducia della gente nei confronti dei sacerdoti e della Chiesa cattolica sia venuta meno, afferma l’arcivescovo, che però spera di poter recuperare il tempo perduto e fa appello a tutti i fedeli traditi: “E’ tempo di mettere da parte il passato e ripartire”, scrive ancora Ouellet.
L’arcivescovo afferma di essersi ispirato all’operato di Giovanni Paolo II, che nel 2000 chiese perdono per tutti i peccati e le atrocità commessi dalla Chiesa cattolica: fino a quel momento, la Chiesa cattolica americana – e in misura minore anche quella canadese – aveva dovuto pagare centinaia di milioni di dollari per le innumerevoli cause per abusi intentate nei confronti di sacerdoti e alti prelati.
Ma le parole di Ouellet non sembrano convincere chi è stato colpito più duramente: Bruno Roy, presidente del comitato che rappresenta gli orfani di Duplessis, ha liquidato la lettera aperta come uno sfacciato tentativo di rinvigorire l’influenza cattolica sulla società.
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