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Home Il punto della Rete L'ABUSO

PROVOLO; seconda fase dell’inchiesta , gli avvocati iniziano ad esporre il carteggio arrivato dall’Italia.

Francesco Zanardi by Francesco Zanardi
18 Maggio 2017
in Il punto della Rete L'ABUSO, Triveneto
Reading Time: 3 mins read
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Come abbiamo raccontato ieri, uno dei due 007 inviati da Papa Francesco per fare luce sugli abusi avvenuti presso l’Istituto cattolico Antonio Provolo di Mendoza, il Vicario Giudiziale padre Dante Simeon, è stato convocato per essere interrogato dal Pubblico Ministero Flavio D’Amore davanti al quale però, nell’intento di sottrarsi all’audizione, ha invocato il segreto pontificio.

Secca la risposta del pm che ha voluto mettere subito le cose in chiaro ricordando al sacerdote che la chiesa non è al di sopra della legge.

Affronto costato caro perchè la procura ha anche formalmente intimato allo 007 vaticano di consegnare entro venerdì tutta la documentazione in suo possesso, corredata da una relazione scritta. Pena l’incriminazione per falsa testimonianza come secondo l’articolo 275 cp, punibile con la reclusione da un mese a quattro anni.

Con l’audizione da parte della procura degli 007 inviati da papa Francesco lo sorso aprile, si apre la seconda fase dell’indagine. Nella prima la priorità era quella di raccogliere tutto il materiale probatorio che dimostrasse i reati contestati agli imputati, quantificandoli.

Adesso invece si interroga la chiesa. Cosa sapeva e perché – malgrado decine di denunce –  non è mai intervenuta?

Nei mesi scorsi, come avevamo già annunciato, parallelamente al deposito di più fascicoli presso la Procura della Repubblica di Verona alla quale si chiedeva sostanzialmente di ravvisare eventuali responsabilità omissive commesse dai responsabili giuridici delle due succursali Provolo coinvolte, la documentazione, minuziosamente e pazientemente prodotta negli anni dall’Associazione Sordi Provolo che tutela gli ex allievi, è stata recapitata (in alcuni casi con postilla AIA) e illustrata nel dettaglio anche oltre oceano, all’avvocato Carlos Lombardi, nostro Procuratore a Mendoza il quale nel pomeriggio di ieri, coordinandosi con gli altri colleghi del pool, Sergio Salinas Giordano e  Juan Qantiacq ha depositato (vedi foto) il primo dei documenti che provengono dall’Italia e che tira in ballo direttamente oltre a Papa Francesco e la Congregazione per la Dottrina della Fede, anche il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, principale destinatario di una lunga serie di missive.

In quel documento che nei mesi scorsi avevamo già reso pubblico, c’è la prova che dimostra che non solo che le gerarchie veronesi erano informate, ma che li erano anche i massimi vertici della Santa Sede, compreso Papa Francesco.

Il documento è datato 20 ottobre 2014 e anche se per il momento si è deciso per strategia – almeno fino all’audizione di venerdì – di depositare quello e poco altro, in realtà la documentazione va parecchio a ritroso, basti ricordare che dopo anni di accuse da parte degli ex allievi dell’istituto, già nel 2009 il vescovo di Verona Giuseppe Zenti dichiarava pubblicamente su L’Arena di Verona la sua consapevolezza su quanto accaduto nell’istituto veronese ammettendo che “ci furono abusi”.

Nel 2010 ci fu poi la commissione d’Inchiesta indipendente voluta dal Vaticano e presieduta da un laico, il dott. Mario Sannite. Una indagine che il vescovo Zenti definì approfondita e nella quale vennero ascoltate solo una quindicina delle quasi settanta vittime che si erano proposte. Una commissione da subito molto chiacchierata, non solo per il fatto della presunta falsificazione della scheda personale di Gianni Bisoli (oggi oggetto di denuncia) che avrebbe scagionato uno degli accusati illustri, il vescovo Giuseppe Carraro, ma anche per il fatto che da quella commissione scomparvero praticamente tutti i nominativi dei sacerdoti denunciati e ancora in vita tra cui Nicola Corradi. Ne furono di fatto sanzionati con pene irrisorie soltanto 3 dei 27 denunciati.

L’associazione Sordi Provolo lamenta inoltre da anni che malgrado gli accordi presi con la diocesi di Verona, malgrado le molteplici richieste scritte, non gli sia mai stata concessa visione del carteggio prodotto da quella commissione, un carteggio importante perchè oltre alla documentazione cartacea contiene anche gli audio visivi delle audizioni, sia degli ex alunni, sia dei preti accusati e sentiti da quella commissione.

Nella serata di ieri (primo pomeriggio in Argentina) si è tenuta una lunga consultazione via Skype con l’avvocato Carlos Lombardi per valutare le strategie da attuare nei prossimi giorni che potrebbero riservare anche qualche colpo di scena.

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Francesco Zanardi

Francesco Zanardi

Sopravvissuto agli abusi sessuali di un sacerdote, dal 2010 mi batto perchè non accada ad altri. Potevo ma non mi sono sentito di fare il giornalista, ho preferito rimanere un umile blogger, che vuole vivere degnamente la propria vita, illuminato dalla luce di una nobile causa. Fondatore e Presidente dell'unica Rete italiana di sopravvissuti agli abusi del clero, Rete L'ABUSO, riconosciuta dalle Nazioni Unite di Ginevra. Tra i fondatori di ECA Global, oggi presente in 42 paesi in quattro continenti.

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La Rete si è impegnata al compimento di “Spotlight on Italian survivors” coniugando il lavoro enorme occorso alla necessità di tentare di colmare un vuoto insopportabile nel nostro Paese, di cui pare non esserci realistica percezione: la pericolosità incombente sulla vita dei bambini e delle bambine commisurato alla vastità del fenomeno italiano, ma che non riguarda solo il perimetro di influenza della chiesa-istituzione.

Questo contributo ha come scopo principale quello di puntare un cono di luce, deciso e abbagliante, sulla carenza della tutela preventiva e protettiva, che deve essere concreta ed urgente verso i minori e le persone poste in posizione di vulnerabilità.

Ciò va inteso senza limitazione di genere, o inclinazione sessuale, riguarda tutti, nessuno escluso.

Senza allarmismi, riguarda i genitori che ignari delle insidie di cui sono ancora intrisi gli spazi parrocchiali e di vita comunitaria vi affidano i propri figli. Spazi da non potersi realisticamente reputare protettivi e, teniamo a sottolineare, non limitabili alle responsabilità di prevenzione e contrasto imputabile alla sola chiesa cattolica.

Tuttavia seppur convinti che i predatori sessuali, sono tutti uguali, con o senza abito talare, occorre prendere atto che lo stato delle cose non impedisce loro né di colpire, né di ripetere il crimine.

E’ altrettanto importante evidenziare che “Spotlight on Italian survivors” così come ogni attività posta in essere dall’Associazione, trattando o rimandando ad inchieste giudiziarie, a procedimenti penali non ancora conclusi, induce a ritenere innocenti tutte le persone citate a vario titolo – consacrate e non -  seppur condannate nei primi gradi di giudizio.

Nel nostro ordinamento, infatti, la presunzione di innocenza copre l’intera vicenda processuale.

E questo principio facciamo nostro.

               Il direttivo della Rete l’Abuso

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