Negli ultimi mesi la diocesi di Bolzano-Bressanone ha ricevuto trenta nuove segnalazioni di presunti abusi sessuali su minori e persone vulnerabili che sarebbero stati commessi da sacerdoti soprattutto tra gli anni Settanta e Ottanta. Le persone che hanno denunciato si sono fatte avanti dallo scorso gennaio, dopo la pubblicazione dei risultati della prima indagine fatta dalla diocesi, la prima così approfondita promossa finora dalla Chiesa cattolica italiana.
La notizia delle nuove segnalazioni è stata data da don Gottfried Ugolini, responsabile del Servizio per la tutela dei minori della diocesi, durante un convegno intitolato non a caso «Il coraggio di agire».
Ugolini ha detto che almeno due sacerdoti accusati dalle nuove segnalazioni sono ancora vivi, ma non più in servizio. «Un cambio radicale è stato avviato: si è compreso che ci sono strutture, mentalità e tradizioni che non prendono ancora sufficientemente a cuore questa piaga», ha detto Ugolini. «Serve un cambiamento culturale strutturale basato sulla responsabilità personale per una comunità ecclesiale e sociale più umana, più cristiana, più socialmente giusta e solidale».
Il rapporto pubblicato a gennaio è il risultato di un lungo lavoro di uno studio legale tedesco incaricato di indagare dalla stessa diocesi di Bolzano-Bressanone. Gli avvocati hanno esaminato un periodo di tempo molto ampio – 60 anni – trattando il problema degli abusi sessuali in modo dettagliato, parlando tra le altre cose della sistematicità delle violenze.
Erano state rilevate in totale 67 presunte situazioni di abuso, a cui ora sono state aggiunte le trenta emerse negli ultimi mesi: in totale sono circa un centinaio di casi. Le presunte vittime segnalate nel primo rapporto erano 75, di cui 51 femmine, 18 maschi e 6 di cui non si conosce il sesso. Quasi tutti erano minorenni: il 51 per cento delle femmine aveva tra gli 8 e i 14 anni, mentre la metà dei maschi aveva meno di 18 anni. Secondo quanto ricostruito nel rapporto, tre uomini si sono suicidati decenni dopo aver subìto violenza.
Nel 2010 la stessa diocesi era stata la prima ad aprire un centro di ascolto per gestire le segnalazioni di abusi sessuali commessi da chierici. Nel podcast del Post «La bomba», i vaticanisti Iacopo Scaramuzzi e Alvise Armellini hanno spiegato che l’atteggiamento più autocritico della diocesi di Bolzano va attribuito soprattutto alla vicinanza culturale con la Germania, dove già quindici anni fa si iniziò a pubblicare in maniera piuttosto sistematica i primi rapporti sugli abusi all’interno della Chiesa.
Come ha scritto il Corriere dell’Alto Adige, il vescovo Ivo Muser ha ammesso gli errori commessi dalla Chiesa. Muser ha detto inoltre che le vittime degli abusi saranno coinvolte nei processi decisionali della diocesi e ha annunciato un’estesa riorganizzazione della prevenzione per garantire una documentazione trasparente di tutte le decisioni prese e delle responsabilità. «Non possiamo cambiare il passato, ma per il futuro serve professionalità e ascolto vero», ha detto il vescovo. «La piaga dell’abuso è presente all’interno della Chiesa, delle famiglie, in tutti gli ambiti della società. Dobbiamo collaborare, guardare in faccia quello che accade e andare avanti insieme».
Il dossier pubblicato a gennaio insisteva in modo particolare sulla mancanza di una «cultura dell’errore» all’interno della diocesi: stava a indicare il prolungato rifiuto di molti responsabili ecclesiastici di affrontare in modo adeguato i sacerdoti accusati di avere commesso abusi, per non dover ammettere di aver sbagliato a gestire casi simili in passato e per evitare di dover correggere le decisioni dei propri predecessori.
https://www.ilpost.it/2025/11/08/nuovi-abusi-sacerdoti-diocesi-alto-adige/













