I numeri forniti dalla Rete l’Abuso sono preoccupanti, non solo perché fotografano una realtà grave e pesante, ma perché le vittime sono spesso minori o persone fragili e molti casi restano sommersi. Il nuovo dossier “Tolleranza zero” diffuso nei giorni scorsi ha reso noti i dati relativi ad abusi e violenze sessuali commessi in Italia dal clero e dagli ambienti legati alla Chiesa: 1250 casi, 4.600 vittime note, oltre mille sacerdoti coinvolti, a cui si aggiungono catechisti, laici e scout.
Il Lazio conta 80 casi in totale, 38 dei quali a Roma, 13 nella provincia di Latina, tra cui gli ultimi noti relativi al prof di religione di un liceo, Alessandro Frateschi, e all’assistente scout dell’Agesci di Terracina Simone Di Pinto. Ma le segnalazioni mappate da Rete l’Abuso vanno anche molto indietro nel tempo e di alcune non si è saputo più nulla.
LA CURIA
Ne abbiamo parlato con la Diocesi di Latina, che soprattutto nelle vicende appena citate non si è tirata indietro rispetto a provvedimenti immediati e prese di posizione. «Queste vicende hanno segnato ferite davvero profonde nella comunità ecclesiale diocesana spiega il portavoce della Diocesi – Il pensiero è sempre andato anche alle vittime e alle loro famiglie per la grave sofferenza che vivono a causa dei comportamenti di chierici o collaboratori pastorali o comunque di persone impegnate in ambito ecclesiale.
Con forte convinzione la Diocesi si attiene alle procedure canoniche e ha sempre assicurato la massima collaborazione alle autorità giudiziaria italiana, per quanto riguarda i delitti di particolare gravità in cui rientrano anche gli abusi sessuali contro i minori e adulti vulnerabili. Su questi, tra l’altro, nelle giuste modalità abbiamo prontamente comunicato l’accadimento dei fatti, o comunque offerto un contributo al chiarimento pubblico. Senza mai nascondere nulla».
La Diocesi spiega anche come si muove la Chiesa in questi casi: le norme canoniche prevedono che la Diocesi compia solo l’indagine e poi trasferisca il caso al Dicastero per la dottrina della fede, competente nel giudizio, come è stato fatto nei casi che vedevano coinvolti chierici o collaboratori laici delle parrocchie, immediatamente allontanati dall’incarico in via cautelare e già al momento delle segnalazioni sui loro comportamenti.
«Il vescovo puntualizza ancora la Diocesi – ha sempre assicurato la piena disponibilità a ricevere le segnalazioni, ma soprattutto ad ascoltare le vittime e i loro familiari, ai quali viene sempre assicurato il supporto anche specialistico del consultorio diocesano. In un caso, i familiari di un minore hanno richiesto il colloquio con il vescovo per informarlo e a margine dell’incontro il vescovo assicurò il suo immediato intervento, ma invitò fortemente i genitori a presentare anche una formale denuncia all’autorità giudiziaria italiana».
L’impegno a proteggere i giovani insomma non è mai venuto meno e resta costante attraverso il Centro di ascolto.
Laura Pesino














