Primo incontro tra Papa Leone e un gruppo di vittime di abusi da parte di sacerdoti. Il Pontefice ha visto gli attivisti dell’Eca, l’Ending Clergy Abuse, rete attiva soprattutto negli Stati Uniti. La Pontificia Commissione per la tutela dei minori aveva presentato qualche giorno fa il Rapporto annuale rilevando la lentezza con la quale si procede in alcune diocesi nell’affrontare la piaga degli abusi. Tra i casi critici era stato segnalato quello dell’Italia, con la replica della Cei che aveva sottolineato quanto invece fatto in termini di formazione e prevenzione.
La Commissione, guidata da monsignor Thibault Verny, rilevava nel Rapporto “una notevole resistenza culturale in Italia nell’affrontare gli abusi. I tabù culturali possono rendere difficile per le vittime/sopravvissuti-e e per le loro famiglie parlare delle proprie esperienze e denunciarle alle autorità”. Inoltre si evidenziava la parziale collaborazione della Chiesa italiana alla ricerca del Vaticano: “Il questionario quinquennale della Commissione sulla tutela ha ricevuto risposta da 81 diocesi delle 226 appartenenti alla Conferenza” episcopale italiana. In serata la risposta della Cei che rivendica il percorso compiuto in termini di formazione e prevenzione.
L’unica diocesi che ha affrontato i casi di pedofilia in Italia con un’inchiesta indipendente è quella di Bolzano e Bressanone. Nel dossier sono emerse molte criticità sul trattamento dei casi sia in passato, sia nel presente: come quello del sacerdote, prescritto in Cassazione, che era stato nominato in Alta Pusteria. Nomina revocata dopo le proteste dei fedeli.
Quello di lunedì non è solo il primo incontro tra il pontefice succeduto a Papa Francesco e un gruppo di vittime, ma anche il primo incontro di un Papa con una associazione che si occupa della materia. I predecessori, da Ratzinger e Bergoglio, avevano visto in passato gruppi di vittime ma non reti organizzate nella tutela delle vittime di pedofilia e nelle denunce. In particolare l’Eca ha seguito quasi tutti i viaggi di Papa Francesco con proteste e mobilitazioni soprattutto nei Paesi dove la piaga degli abusi era stata più sentita. Oggi l’associazione ha potuto varcare la soglia del Vaticano.
“È stata una conversazione profondamente significativa- ha affermato Gemma Hickey, presidente del Board di Eca e sopravvissuta canadese agli abusi del clero – Riflette un impegno condiviso per la giustizia, la guarigione e un vero cambiamento. I sopravvissuti hanno cercato a lungo un posto al tavolo delle trattative e oggi – sottolinea Hickey – ci siamo sentiti ascoltati”. L’Eca parla di “un passo storico e pieno di speranza, verso una maggiore cooperazione”. L’incontro ha fatto seguito a una lettera inviata dall’Eca al neoeletto Papa, il quale ha risposto positivamente. “Siamo venuti non solo per esprimere le nostre preoccupazioni, ma anche per esplorare come potremmo collaborare per garantire la protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili in tutto il mondo“, ha affermato Janet Aguti, vicepresidente del consiglio di amministrazione dell’Eca dall’Uganda. “Crediamo che la collaborazione sia possibile e necessaria”.
Durante l’incontro con il Papa, Eca Global ha condiviso la sua Iniziativa Tolleranza Zero, sottolineando l’importanza di “standard globali coerenti e politiche incentrate sui sopravvissuti”. Tra i presenti all’incontro anche Francesco Zanardi della Rete L’Abuso: “La Commissione pontificia non ha coinvolto le vittime italiane e questo è grave. Noi sono quindici anni che denunciamo e non siamo ascoltati”. Nel maggio scorso l’associazione aveva denunciato che secondo i dati raccolti dall’associazione nel database “Spotlight on Italian Survivors“, il 3,2% dei preti italiani è accusato di abusi sessuali su minori. Questo corrisponde a circa 1.031 sacerdoti, che avrebbero prodotto 4.262 vittime.
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