Milano, 2 ottobre 2025 – C’è il nome di don Emanuele Tempesta, ex parroco vicario di Busto Garolfo che dopo la condanna in primo grado a 6 anni e 6 mesi di reclusione punta a “patteggiare“ in appello una pena di 4 anni e a evitare il carcere con lavori socialmente utili, per la gravissima accusa di abusi sessuali su bambini che all’epoca avevano tra 7 e 11 anni. Poi il sacerdote di Rozzano Mauro Galli – anche lui ha evitato il carcere concordando in appello una pena di 3 anni per pedofilia contro un ragazzo di 15 anni – e altri nomi che si perdono nel passato. Violenze sessuali in ambiente ecclesiastico su bambini o adolescenti finite davanti al Tribunale, casi rimasti nel silenzio ed emersi dopo anni, il dramma vissuto dalle vittime e dai loro familiari.
I numeri dell’orrore
Solo in Lombardia, secondo gli ultimi dati raccolti dall’associazione Rete L’Abuso, dal 2000 si contano 174 sacerdoti coinvolti in abusi sessuali, per un totale di 562 vittime: 519 di sesso maschile, e 43 donne. È il numero più alto in Italia, dove l’associazione ha censito incrociando diverse fonti 1.102 casi, una sessantina in più rispetto ai 1.049 dichiarati invece dalla Conferenza Episcopale Italiana, e 4.619 “sopravvissuti”. Gravitavano o gravitano nel Milanese 48 preti pedofili, territorio seguito da Bergamo (23) e Varese (17).
Risarcimenti col contagocce
“Risulta che su 4.619 sopravvissuti da noi censiti – spiega Francesco Zanardi, fondatore di Rete L’Abuso – solo due abbiano ottenuto la giustizia promessa/attesa dai tribunali canonici, solamente una è stata risarcita spontaneamente dalla chiesa, mentre le altre poche che hanno ancora potuto recuperare un indennizzo prima della prescrizione maturata nel tempo intercorso in attesa dell’esito canonico, lo hanno ottenuto tutte grazie ai tribunali italiani”. Il report, di cui ieri è stata pubblicata un’anticipazione, punta a denunciare il fenomeno di fronte “a un dato fornito dalla Cei incredibilmente fumoso, privo di date dei crimini, luoghi dove sono avvenuti, dove la chiesa ha ricollocato l’offender e quali cure abbia affrontato prima del ricollocamento, la loro identità e quante vittime abbiano prodotto”.
Casi sommersi
Analizzando il focus sulla Lombardia realizzato dall’associazione, emerge che fra i “sopravvissuti agli abusi” ci sono anche 148 sacerdoti, 14 catechisti, 13 adulti vulnerabili, una suora, uno scout e due disabili. Il report cerca anche di fornire uno spaccato degli esiti sul fronte giudiziario: si sono registrate, sempre in Lombardia, solo 28 condanne definitive di sacerdoti o persone dell’ambiente parrocchiale accusate di abusi. Nove casi sono stati dichiarati prescritti, in tre hanno patteggiato, altrettanti sono stati archiviati. Ben 101 casi, secondo l’associazione, sono stati “sommersi dalla Chiesa”, e in tutti questi anni è arrivata una sola condanna canonica.
Denunciare sempre”
Altri episodi sono al centro di segnalazioni arrivate all’associazione che lancia un appello, perché “la tempestività della denuncia è fondamentale” per evitare il rischio di prescrizione. “Per poter fare un paragone tra il dato della Rete L’Abuso e quello della Cei, la Conferenza episcopale italiana, che è privo di sopravvissuti ma che nel numero di offender in abito talare è in linea con il nostro – sottolinea Zanardi – abbiamo utilizzato, a parità di offender, quello dei sopravvissuti censito dall’associazione.
Parliamo anche in questo caso di un dato in grave difetto che oggi conta sole 4619 vittime sopravvissute: diciamo “sole“ perché il dato è in pesante discordanza con il numero di vittime censite nelle commissioni d’inchiesta governative fatte negli altri stati”. In particolare bambini e adolescenti, divenuti adulti con la vita rovinata dalle violenze sessuali subite.
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/preti-pedofili-rete-l-abuso-milano-lombardia-jtnqybj1
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